domenica 15 marzo 2020

Sull'orlo del caos.


 Surfando sull’orlo del caos.

            Nei boschi della Carnia a quel tempo era scoppiato il caos. Ma quando esattamente? A quei tempi.! Forse addirittura prima della comparsa dell’uomo, visto che dell’evento non è rimasta memoria storica. La vita tranquilla degli animali è stata sconvolta dall’arrivo da uno sciame enorme di mosche bianche. Un grande nuvola che si è posata come venefica rugiada su tutto il territorio. Si prese a morire di “mosca bianca”.
            Sulle prime morivano gli uccelli, e i quadrupedi pensavano che il problema non li riguardasse. Poi ci furono le prime morti tra le lepri, e le volpi pensavano d’essere immuni. Quando morirono i primi lupi, ci si rese conto che le mosche bianche avevano portato una pandemia che colpiva tutti. Si riunirono quindi gli animali del bosco di tutte le specie, per confrontare i casi. Il vecchio gufo tirò le conclusioni: le mosche portavano un virus che infettava e portava la morte. Per salvarsi si doveva fare attenzione, a che le mosche non si avvicinassero  a meno di due yard. “Quanto?” chiese il Tasso che non conosceva l’inglese. “Due volte 0,9144 metri”, rispose un corvo che aveva girato il mondo.


            Nessuno tuttavia spiegò come si doveva fare per evitare che le mosche si avvicinassero e gli animali di ogni specie e di ogni località continuavano a morire. “La soluzione può venirci solo dal bosco”, sentenziò il Gufo, dopo notti insonni di meditazione. “Gli alberi potrebbero sprigionare una sostanza che fa scappare le mosche bianche. Speriamo che anche a loro diano fastidio le mosche bianche e che quindi si attivino per eliminarle”. Ma nell’attesa del bosco si continuava a morire!
         
   Non ci avevano pensato, ma oltre al bosco c’è anche il Destino. Era stato il Destino a fare arrivare le mosche bianche, (non s’è mai capito se da qualche altra regione della terra o da qualche pianeta), e il Destino provvide a eliminarle. Sulle montagne della Carnia si scatenò un terribile uragano chiamato Vaia che distrusse tanti boschi. Con la sua furia però fece anche un macello di mosche bianche, mettendo in fuga quelle che si erano salvate. Tornò così il sereno sui monti di Carnia, tornò la serenità negli esseri che vi abitavano e nacque il detto “No l’è un mal ca nol seti encie un ben”.
            A dir il vero on si capisce bene se questa sia una favola o una leggenda e per questo risulta più difficile  la morale. Ci aiuta ancora una volta il prof. De Toni con il suo saggio sull’orlo del caos, quando scrive che ci si deve abituare a pensare all’ordine e al disordine come elementi non separati ma connessi tra loro. Si vive come facendo surf  in precario equilibrio tra ordine disordine. E’proprio in questa precarietà che dal disordine può nascere un ordine nuovo. E’ la precarietà che suggerisce al Gufo di pensare che la soluzione  va ricercata nel bosco, non tra gli animali. E’ poi il Destino a intervenire  con un  tocco di genio, trasformando addirittura  un disastro in un evento benefico.


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