martedì 19 dicembre 2023

Michele Gortani raccontato nel "suo" Museo.

 

Come racconterei la vita di Michele Gortani a dei ragazzi in visita al Museo, in una lezione introduttiva che li aiuti a condividere quell’amore che portò Michele a dedicare gli ultimi anni della sua vita ad allestire questa raccolta-memoria di come si è vissuti in Carnia fino al Novecento?

 

Penserei a un breve filmato con il quale i ragazzi vengono introdotti alla visita del Museo. Immagino una lezione di 30 minuti, organizzata in scene, tenuta da una giovane insegnante, accompagnata da slides, sulla base dello schema riprodotto sulla parete di sinistra della sala.

 

I scena – Michele Gortani nasce in Spagna perché lì si trova la sua famiglia per lavoro. Suo padre non è però il solito emigrante carnico ma un ingegnere. I Gortani sono famiglie importanti nella Carnia dell’Ottocento. Giovanni, suo prozio, a cui è dedicata una  via a Tolmezzo è stato uno studioso della storia locale, scrittore di storia e leggende, garibaldino e sindaco di Arta. Anche suo padre è uno studioso di storia locale.

            Michele ha quindi il vantaggio di non partire da una famiglia di umili origini. Ma ciò che insegna la sua vita è che non importa da dove si è partiti, con quali handicap di partenza, la differenza la farà la convinzione con cui si assumono degli obiettivi e la conseguente determinazione a impegnarsi a metterli in atto.

            Dal Padre (foto) gli viene l’interesse e la passione per la geologia, a 21 anni si laurea a Bologna e decide di darsi alla carriera universitaria per coltivare la sua passione che focalizza in particolare sulla Carnia che ha scoperto essere uno scrigno di sorprese geologiche. Come si vede nella presentazione del Geoparco delle Alpi Carniche. Come hanno poi studiato tanti suoi alunni, ultimo il carnico Corrado Venturini che ha avuto l’onore di succedergli sulla cattedra all’Università di Bologna.

 

II – Ma come avviene spesso nella vita di ognuno di noi, dice il proverbio che l’uomo vede e Dio provvede. A cambiare la sua vita intervenne la scelta del territorio di candidarlo alle elezioni del 1913, accettò perché in lui amore per la scienza e amore per la Carnia si fonderanno per tutta la vita. A trenta anni arrivò vosì in Parlamento a rappresentare la Carnia.

 Ma due anni dopo il cambiamento nella sua vita, come in tanti suoi coetanei, fu più radicale: nel 1915 scoppia la Prima Guerra Mondiale e viene  chiamato alle armi, sul fronte di casa.

Pensa di essere utilizzato per le conoscenze che ha delle montagne del fronte, è invece si trova come addetto di fureria e cercare alloggi per i militari al fronte. A ulteriore testimonianza di come vengono male utilizzate le competenze inn quella guerra, in Carnia c’è anche il generale  Douhet un esperto internazionale di aviazione, relegato alla fare il fante di montagna. I due si incontrano pensano sia un loro dovere far avere al Parlamento le loro critiche alla conduzione della guerra. Ma lo scritto della loro denuncia viene intercettato Douhet rischia la corte marziale e la pena di morte, Gortani perché parlamentare, se la cava con tre mesi di prigionia al forte di Osoppo.

 

III – Caporetto

            Gli errori nella conduzione della guerra denunciati da Gortani portano alla disfatta di Caporetto, e quindi per la Carnia alla tragedia della profuganza. Qualcuno decide di restare sotto il dominio austroungarico, ma molti preferiscono fuggire e si disperdono in ogni parte d’Italia. Come soldato e parlamentare Gortani si prodiga a favore dei profughi.

            Con la battaglia di Vittorio Veneto del 4 novembre 1918, termina la guerra Anche in Carnia si cerca di tornare a una difficile normalità. Gortani  pensa d’avere dei meriti come ex combattente e si candida al parlamento appunto nella lista degli ex combattenti. Ma non viene eletto. Prova così che cosa è l’ingratitudine, ma anche che cosa è la politica. Ha perso infatti per il mancato appoggio della Chiesa, perché cattolico ma anche liberale.

 

IV   Gortani riprende a fare l’insegnante universitario  . Ma in Italia sta cambiando tutto. Per superare la situazione di ingovernabilità che si è creata a fine guerra il re chiama a formare il Governo Benito Mussolini che Gortani ha certamente già conosciuto quando nel 1906/7 faceva il maestro elementare a Tolmezzo.

            Ha inizio quella che sarà chiamata l’era fascista. Gortani che fascista non è capisce fa suo il detto che contro la forza ragion non vale e per ragionare a favore della Carnia anche con il fascismo, chiede la tessera. Ma si oppone la  sezione tolmezzina del fascio, e Gortani fa le prove di come sia vincente in Carnia il sentimento dell’invidia. Non demorde e nell’intento di contribuire comunque al benessere della Carnia nel 1928 con Giovanni Pittoni fonda l’Associazione Pro Carnia –per lo sviluppo del turismo. Anticipando l’idea che questo settore economico avrebbe potuto essere quello del futuro della Carnia.

 

V – Con la fine di Mussolini destituito il 25 luglio del 1943, l’Italia pone fine alla disastrosa alleanza con il nazismo di Hitler. L’8 settembre il generale Badoglio, nuovo capo del Governo, comunica l’alleanza con gli Anglo-Americani che dalla Sicilia stanno risalendo l’Italia e sono arrivati a Roma.

            Ma il nord Italia continua ad essere occupato dai nazisti alleati con i fascisti che hanno dato vita al Governo della Repubblica di Salò. La Carnia addirittura diventa territorio tedesco, inglobata nell’Adriatiches Kustenland. Nella primavera del 44 anche in Carnia si sviluppa il movimento partigiano.

Con i tedeschi che si sono ritirati a Tolmezzo, la Carnia si dichiara Zona Libera, Per alcuni è stata una “estate di libertà”, per altri una estate da guerra civile “di carnici contro carnici”. Comunque alla fine dell’estate a porre ordine per conto dei Tedeschi arrivano i Cosacchi, non solo un esercito ma un popolo cui è stata promessa la Carnia come nuova patria. L’8 di ottobre Tedeschi e Cosacchi decidono di riprendersi il territorio con l’operazione Waldlaufer. Lo fanno con forze ingenti. L’Arcivescovo sconsiglia una inutile resistenza per evitare le conseguenti rappresaglie sulla popolazione. Gortani interpreta in Carnia la posizione del Vescovo , ma i partigiani oppongono una opposizione di principio. Gortani dovrà così registrare nel racconto che farà di quei giorni intitolato, il Martirio della Carnia, del saccheggio della  valle del But, delle donne stuprate, mentre i partigiani distruggevano inutilmente i ponti, creando ulteriori disagi alla popolazione.

 

VI Anche in Carnia  arriva il 25 aprile della liberazione, con uno strascico però, quello della strage di Ovaro del 2 maggio per l’assurda pretesa dei partigiani di obbligare i Cosacchi a consegnare le armi.

            Si apre il difficile periodo della ricostruzione, materiale ma anche sociale perché la Carnia ha vissuto una guerra civile.

            Gli intellettuali carnici, Gortani compreso, pensano che dall’autonomia possa derivare la soluzione per i problemi della montagna. Gortani media tra le diverse posizioni e nasce così la Comunità Carnica. Una esperienza che porterà Gortani (di nuovo senatore e costituente dal 1948 al 1953 per la Democrazia Cristiana) a battersi a livello nazionale a favore della montagna e sono anche merito suo i due articoli della Costituzione in cui di parla di montagna e artigianato.

            Beffa delle beffe. Quando Gortani vecchio chiederà di continuare a far parte dell’Assemblea della Comunità, come delegato del Comune di Tolmezzo, gli verrà negato l’incarico e dovrà ricorrere alla generosità del Comune di Ovaro.

            Avrebbe ben avuto motivo per prendersela con i carnici, e invece dal suo lavoro nella parte finale della sua vita nasce il Museo che oggi si può visitare, vero monumento alla storia della Carnia.

VIII – In visita per ricordare e capire cosa è Gortani per la Carnia dovete pensare a che cosa è costato in tempo e pazienza raccogliere una documentazione così completa degli oaggetti che hanno fatto al storia della Carnia.

            Ma ogni oggetto ha una sua storia, la storia di chi l’ha usato, ma anche la storia di chi l’ha immaginato e costruito. Pensando all’uso che se n’è fatto rivediamo la storia della gente di Carnia che viveva, spesso sopravviveva, di allevamento del bestiame e di emigrazione. Una storia che è morta.

            Pensando al come è stato realizzato l’oggetto riflettiamo sulla “ingegnosità” del carnico che già Fabio Quintiliano Ermacora, (il primo storico della Carnia, ricordato in una delle vie centrali di Tolmezzo) nel suo De Antiquitatibus Carneae  definisce “callido et sagaci ingenio - d’ingegno furbo e perspicace».

            Una ingegnosità che non è morta, che ha visto espressioni eccelse come in Jacopo Linussio, ricordato in tante sale del museo, ma che può trasmettersi anche dalle suggestioni che possono venire a ognuno di noi dalla visita al Museo, se sappiamo fare in modo che la visita diventi una esperienza personale dentro all’anima della gente che ha fatto la storia della Carnia.

            Il Museo che Gortani ha pensato e voluto, nasce dal suo amore per la Carnia, non è un luogo per coltivare la nostalgia ma per allevare la speranza.