Come racconterei la vita di
Michele Gortani a dei ragazzi in visita al Museo, in una lezione introduttiva
che li aiuti a condividere quell’amore che portò Michele a dedicare gli ultimi
anni della sua vita ad allestire questa raccolta-memoria di come si è vissuti
in Carnia fino al Novecento?
Penserei a un breve filmato con il quale i ragazzi vengono introdotti
alla visita del Museo. Immagino una lezione di 30 minuti, organizzata in scene,
tenuta da una giovane insegnante, accompagnata da slides, sulla base dello
schema riprodotto sulla parete di sinistra della sala.
I scena – Michele Gortani nasce in Spagna perché lì si trova la sua
famiglia per lavoro. Suo padre non è però il solito emigrante carnico ma un
ingegnere. I Gortani sono famiglie importanti nella Carnia dell’Ottocento.
Giovanni, suo prozio, a cui è dedicata una via a Tolmezzo è stato uno studioso della
storia locale, scrittore di storia e leggende, garibaldino e sindaco di Arta.
Anche suo padre è uno studioso di storia locale.
Michele ha quindi il
vantaggio di non partire da una famiglia di umili origini. Ma ciò che insegna
la sua vita è che non importa da dove si è partiti, con quali handicap di
partenza, la differenza la farà la convinzione con cui si assumono degli
obiettivi e la conseguente determinazione a impegnarsi a metterli in atto.
Dal Padre (foto) gli
viene l’interesse e la passione per la geologia, a 21 anni si laurea a Bologna e
decide di darsi alla carriera universitaria per coltivare la sua passione che focalizza
in particolare sulla Carnia che ha scoperto essere uno scrigno di sorprese
geologiche. Come si vede nella presentazione del Geoparco delle Alpi Carniche.
Come hanno poi studiato tanti suoi alunni, ultimo il carnico Corrado Venturini
che ha avuto l’onore di succedergli sulla cattedra all’Università di Bologna.
II – Ma come avviene spesso nella vita di ognuno di noi, dice il
proverbio che l’uomo vede e Dio provvede. A cambiare la sua vita intervenne la
scelta del territorio di candidarlo alle elezioni del 1913, accettò perché in
lui amore per la scienza e amore per la Carnia si fonderanno per tutta la vita.
A trenta anni arrivò vosì in Parlamento a rappresentare la Carnia.
Ma due anni dopo il cambiamento
nella sua vita, come in tanti suoi coetanei, fu più radicale: nel 1915 scoppia
la Prima Guerra Mondiale e viene chiamato
alle armi, sul fronte di casa.
Pensa di essere utilizzato per le conoscenze che ha delle montagne del
fronte, è invece si trova come addetto di fureria e cercare alloggi per i
militari al fronte. A ulteriore testimonianza di come vengono male utilizzate
le competenze inn quella guerra, in Carnia c’è anche il generale Douhet un esperto internazionale di aviazione,
relegato alla fare il fante di montagna. I due si incontrano pensano sia un
loro dovere far avere al Parlamento le loro critiche alla conduzione della
guerra. Ma lo scritto della loro denuncia viene intercettato Douhet rischia la
corte marziale e la pena di morte, Gortani perché parlamentare, se la cava con
tre mesi di prigionia al forte di Osoppo.
III – Caporetto
Gli errori nella
conduzione della guerra denunciati da Gortani portano alla disfatta di
Caporetto, e quindi per la Carnia alla tragedia della profuganza. Qualcuno
decide di restare sotto il dominio austroungarico, ma molti preferiscono
fuggire e si disperdono in ogni parte d’Italia. Come soldato e parlamentare
Gortani si prodiga a favore dei profughi.
Con la battaglia di
Vittorio Veneto del 4 novembre 1918, termina la guerra Anche in Carnia si cerca
di tornare a una difficile normalità. Gortani pensa d’avere dei meriti come ex combattente e
si candida al parlamento appunto nella lista degli ex combattenti. Ma non viene
eletto. Prova così che cosa è l’ingratitudine, ma anche che cosa è la politica.
Ha perso infatti per il mancato appoggio della Chiesa, perché cattolico ma
anche liberale.
IV Gortani riprende a fare
l’insegnante universitario . Ma in
Italia sta cambiando tutto. Per superare la situazione di ingovernabilità che
si è creata a fine guerra il re chiama a formare il Governo Benito Mussolini
che Gortani ha certamente già conosciuto quando nel 1906/7 faceva il maestro
elementare a Tolmezzo.
Ha inizio quella che
sarà chiamata l’era fascista. Gortani che fascista non è capisce fa suo il
detto che contro la forza ragion non vale e per ragionare a favore della Carnia
anche con il fascismo, chiede la tessera. Ma si oppone la sezione tolmezzina del fascio, e Gortani fa le
prove di come sia vincente in Carnia il sentimento dell’invidia. Non demorde e
nell’intento di contribuire comunque al benessere della Carnia nel 1928 con
Giovanni Pittoni fonda l’Associazione Pro Carnia –per lo sviluppo del turismo.
Anticipando l’idea che questo settore economico avrebbe potuto essere quello
del futuro della Carnia.
V – Con la fine di Mussolini destituito il 25 luglio del 1943, l’Italia
pone fine alla disastrosa alleanza con il nazismo di Hitler. L’8 settembre il
generale Badoglio, nuovo capo del Governo, comunica l’alleanza con gli
Anglo-Americani che dalla Sicilia stanno risalendo l’Italia e sono arrivati a
Roma.
Ma il nord Italia
continua ad essere occupato dai nazisti alleati con i fascisti che hanno dato
vita al Governo della Repubblica di Salò. La Carnia addirittura diventa
territorio tedesco, inglobata nell’Adriatiches Kustenland. Nella primavera del
44 anche in Carnia si sviluppa il movimento partigiano.
Con i tedeschi che si sono ritirati a Tolmezzo, la Carnia si dichiara
Zona Libera, Per alcuni è stata una “estate di libertà”, per altri una estate
da guerra civile “di carnici contro carnici”. Comunque alla fine dell’estate a
porre ordine per conto dei Tedeschi arrivano i Cosacchi, non solo un esercito
ma un popolo cui è stata promessa la Carnia come nuova patria. L’8 di ottobre
Tedeschi e Cosacchi decidono di riprendersi il territorio con l’operazione Waldlaufer.
Lo fanno con forze ingenti. L’Arcivescovo sconsiglia una inutile resistenza per
evitare le conseguenti rappresaglie sulla popolazione. Gortani interpreta in
Carnia la posizione del Vescovo , ma i partigiani oppongono una opposizione di
principio. Gortani dovrà così registrare nel racconto che farà di quei giorni
intitolato, il Martirio della Carnia, del saccheggio della valle del But, delle donne stuprate, mentre i
partigiani distruggevano inutilmente i ponti, creando ulteriori disagi alla
popolazione.
VI Anche in Carnia arriva il 25
aprile della liberazione, con uno strascico però, quello della strage di Ovaro
del 2 maggio per l’assurda pretesa dei partigiani di obbligare i Cosacchi a
consegnare le armi.
Si apre il difficile
periodo della ricostruzione, materiale ma anche sociale perché la Carnia ha
vissuto una guerra civile.
Gli intellettuali
carnici, Gortani compreso, pensano che dall’autonomia possa derivare la
soluzione per i problemi della montagna. Gortani media tra le diverse posizioni
e nasce così la Comunità Carnica. Una esperienza che porterà Gortani (di nuovo
senatore e costituente dal 1948 al 1953 per la Democrazia Cristiana) a battersi
a livello nazionale a favore della montagna e sono anche merito suo i due
articoli della Costituzione in cui di parla di montagna e artigianato.
Beffa delle beffe.
Quando Gortani vecchio chiederà di continuare a far parte dell’Assemblea della
Comunità, come delegato del Comune di Tolmezzo, gli verrà negato l’incarico e
dovrà ricorrere alla generosità del Comune di Ovaro.
Avrebbe ben avuto
motivo per prendersela con i carnici, e invece dal suo lavoro nella parte
finale della sua vita nasce il Museo che oggi si può visitare, vero monumento
alla storia della Carnia.
VIII – In visita per ricordare e capire cosa è Gortani per la Carnia
dovete pensare a che cosa è costato in tempo e pazienza raccogliere una
documentazione così completa degli oaggetti che hanno fatto al storia della
Carnia.
Ma ogni oggetto ha una
sua storia, la storia di chi l’ha usato, ma anche la storia di chi l’ha
immaginato e costruito. Pensando all’uso che se n’è fatto rivediamo la storia
della gente di Carnia che viveva, spesso sopravviveva, di allevamento del
bestiame e di emigrazione. Una storia che è morta.
Pensando al come è
stato realizzato l’oggetto riflettiamo sulla “ingegnosità” del carnico che già Fabio
Quintiliano Ermacora, (il primo storico della Carnia, ricordato in una delle
vie centrali di Tolmezzo) nel suo De Antiquitatibus Carneae definisce “callido et sagaci ingenio -
d’ingegno furbo e perspicace».
Una ingegnosità che
non è morta, che ha visto espressioni eccelse come in Jacopo Linussio,
ricordato in tante sale del museo, ma che può trasmettersi anche dalle suggestioni
che possono venire a ognuno di noi dalla visita al Museo, se sappiamo fare in
modo che la visita diventi una esperienza personale dentro all’anima della
gente che ha fatto la storia della Carnia.
Il Museo che Gortani
ha pensato e voluto, nasce dal suo amore per la Carnia, non è un luogo per coltivare
la nostalgia ma per allevare la speranza.