RICORDANDO ALFIO ENGLARO
Ho partecipato ieri sera a Paluzza al toccante e
intenso ricordo di Alfio Englaro voluto e organizzato da Chei di Somavile. Mi
sono sentito in colpa per non aver pensato a pubblicare un mio personale
ricordo.
Nella vita d’ognuno ci
sono incontri che lasciano un segno. L’incontro con Alfio mi ha segnato nella
mia passione per lo scrivere ma anche e soprattutto nel mio essere uomo. Avevamo
idee diverse su tante cose, ma era un motivo per rendere stimolante il
confronto.
Era un grande uomo!
Per la passione che aveva per la lingua latina era solito scrivermi le mail in
latino. Homo sum humani nihil a me alienum puto. La frase di Terenzio (come uomo
mi interessa tutto ciò che riguarda l’uomo) definisce bene il mio ricordo di
una persona che viveva cercando il senso dell’essere uomo, in sé e nel
confronto con gli altri.
Era un grande medico!
Perché curava uomini e non pazienti. Da ragazzo aveva pensato d’avere la
vocazione al sacerdozio, rinunciato al sacerdozio, gli era rimasta la vocazione
del sentirsi chiamato a dare se stesso agli altri.
Ho perso un grande
amico! Aveva il dono dell’empatia, perché ad un tempo sapeva dare e attrarre.
Trasformava il rapporto tra individui in un rapporto tra uomini.
La cultura carnica ha
perso un personaggio importante! Cultura non è sapere, ma capire condividere e
partecipare. Appunto! Capire il senso dell’essere al mondo e capire il contesto
nel quale siamo al mondo, e quindi capire la storia dell’ambiente che ci
circonda, e partecipare, per favorire il suo sviluppo per renderlo più a misura
di uomo. Per questo, a suo modo, Alfio è
stato anche un grande politico, ad esempio nella battaglia a favore della
Provincia dell’Alto Friuli. Nella convinzione (che io non condividevo!) che
dall’autonomia potessero nascere nuove prospettive di sviluppo.
Il sito di Cjargne
online è la testimonianza di quanto e di come Alfio fosse un “pensatore”. Al
suo “Paluzza in Carnia” deve tanto la mia “Storia della Carnia”.
On omnis moriar (non
morirò del tutto) diceva il poeta Orazio, vale anche per Alfio, per ciò che di
lui resta in questo sito e nei suoi libri. Ma per lui, e per il mio rapporto
con lui, vale il concetto di San Paolo sul quale, ricordo, discutevamo passeggiando
sulla battigia di Lignano. Vita mutatur, non tollitur. La vita ci viene trasformata, non tolta. Se è vero, come credo e
credeva, il mio rapporto con lui si è solo trasformato: è diventato virtuale,
in un’altra dimensione. Lo sento al mio fianco ogni volta che prendo la penna
per scrivere qualcosa..