martedì 16 agosto 2022

 

           

RICORDANDO ALFIO ENGLARO          

  Ho  partecipato ieri sera a Paluzza al toccante e intenso ricordo di Alfio Englaro voluto e organizzato da Chei di Somavile. Mi sono sentito in colpa per non aver pensato a pubblicare un mio personale ricordo.

            Nella vita d’ognuno ci sono incontri che lasciano un segno. L’incontro con Alfio mi ha segnato nella mia passione per lo scrivere ma anche e soprattutto nel mio essere uomo. Avevamo idee diverse su tante cose, ma era un motivo per rendere stimolante il confronto.

            Era un grande uomo! Per la passione che aveva per la lingua latina era solito scrivermi le mail in latino. Homo sum humani nihil a me alienum puto. La frase di Terenzio (come uomo mi interessa tutto ciò che riguarda l’uomo) definisce bene il mio ricordo di una persona che viveva cercando il senso dell’essere uomo, in sé e nel confronto con gli altri.

            Era un grande medico! Perché curava uomini e non pazienti. Da ragazzo aveva pensato d’avere la vocazione al sacerdozio, rinunciato al sacerdozio, gli era rimasta la vocazione del sentirsi chiamato a dare se stesso agli altri.

            Ho perso un grande amico! Aveva il dono dell’empatia, perché ad un tempo sapeva dare e attrarre. Trasformava il rapporto tra individui in un rapporto tra uomini.

            La cultura carnica ha perso un personaggio importante! Cultura non è sapere, ma capire condividere e partecipare. Appunto! Capire il senso dell’essere al mondo e capire il contesto nel quale siamo al mondo, e quindi capire la storia dell’ambiente che ci circonda, e partecipare, per favorire il suo sviluppo per renderlo più a misura di uomo.  Per questo, a suo modo, Alfio è stato anche un grande politico, ad esempio nella battaglia a favore della Provincia dell’Alto Friuli. Nella convinzione (che io non condividevo!) che dall’autonomia potessero nascere nuove prospettive di sviluppo.

            Il sito di Cjargne online è la testimonianza di quanto e di come Alfio fosse un “pensatore”. Al suo “Paluzza in Carnia” deve tanto la mia “Storia della Carnia”.

            On omnis moriar (non morirò del tutto) diceva il poeta Orazio, vale anche per Alfio, per ciò che di lui resta in questo sito e nei suoi libri. Ma per lui, e per il mio rapporto con lui, vale il concetto di San Paolo sul quale, ricordo, discutevamo passeggiando sulla battigia di Lignano. Vita mutatur, non tollitur.    La vita ci viene trasformata, non tolta. Se è vero, come credo e credeva, il mio rapporto con lui si è solo trasformato: è diventato virtuale, in un’altra dimensione. Lo sento al mio fianco ogni volta che prendo la penna per scrivere qualcosa..