martedì 17 gennaio 2023

Ancora la ciclabile nella lettera al Direttore del Messaggero Veneto.

 

Preg.mo Sig. Direttore,

            La ringrazio per il rilievo che ha voluto dare sul giornale al mio precedente intervento sulla pista ciclabile Amaro Tolmezzo.       Dopo aver premesso l’apprezzamento per l’idea di utilizzare a questo scopo il sedime inutilizzato dell’ex ferrovia, di fronte ai vincoli posti dalla Soprintendenza per “il mantenimento dell’armamento ferroviario esistente anche al fine di possibili futuri utilizzi a fini ferroviario-turistici” e al conseguente aggravio dei costi, suggerivo di rinunciare all’idea e proponevo un percorso alternativo. Sbagliando!


            Il Consorzio ha in proprietà il sedime dell’ex ferrovia e quindi non sono necessari espropri con relativi costi. Ma ci sono i costi imposti dalla Sovrintendenza!... Assurdi!

            Che senso ha infatti, mi dica Lei, obbligare il Consorzio a proteggere i binari sovrapponendovi la ciclabile? L’ipotesi a monte di questa decisione può essere solo quella che il Consorzio in futuro cambi idea, butti all’aria i soldi spesi per fare una pista ciclabile per riutilizzare il sedime ad altri fini! Ma sarebbe una pazzia!

            E la Sovrintendenza obbliga a spendere soldi pubblici perché questa follia rimanga realizzabile? Peraltro, dopo aver perso di vista i ben più storici binari della Carnia-Tarvisio, che hanno (opportunamente!) lasciato il posto alla pista ciclabile Alpe-Adria!...

            Il consigliere regionale Mazzolini ha giustamente sottolineato la assoluta priorità di questo intervento per lo sviluppo turistico della Carnia. Mi auguro sappia far intervenire da Roma il “Governo del lasciar fare e lasciar lavorare” a dire alla Soprintendenza che la Carnia non ritiene di dover sprecare dei soldi regionali per tenere aperta la possibilità di legare il suo futuro turistico al fumo di una locomotiva a carbone che sale da Stazione per la Carnia a Tolmezzo.

            Sogno di poter percorrere tra breve in bicicletta una pista realizzata nel massimo rispetto dell’ambiente e anche con interventi che mantengano la memoria storica della ferrovia, ma senza l’assurdo di inguainare l’armamento ferroviario a futura memoria, di come si sapevano sprecare i soldi nel 2023. Vista la mia età, spero comunque non si perda altro tempo.     

mercoledì 4 gennaio 2023

 

La ciclabile Iulia-Augusta.

 

                 L’idea di trasformare la vecchia ferrovia Carnia-Tolmezzo in una pista ciclabile era una idea intelligente perché con la unica possibile diversa destinazione si salvavano i manufatti (i ponti e la galleria) e quindi  la memoria storica dell’opera. Di diverso avviso la Soprintendenza,  ritiene ancora possibile “scelte future di riuso della linea anche a fini ferroviario-turistici e quindi impone soluzioni che non compromettano queste possibili scelte". Con un sensibile aggravio dei costi.

Il manufatto che
andrebbe salvato

            L’idea della Soprintendeza è pura utopia, ma proprio per questo non può essere discussa, ma neppure presa in considerazione per lo spreco di denaro pubblico che implicherebbe. Mentre, come giustamente sottolinea il consigliere regionale Mazzolini “ il tratto  che collega Tolmezzo ad Amaro arrivando fino all’Alpe Adria, sarebbe strategico per lo sviluppo turistico estivo dell’Alto Friuli”.

            Non resta quindi che pensare a una soluzione alternativa, che,  siccome al dire di  mio nonno “no l’è un mal ca non seti encie un ben”, potrebbe risultare migliorativa, con un tracciato più piacevole, rispetto ai rettilinei della ex ferrovia. Per quel che può saperne un pensionato, dopo una sommaria verifica, lasciando ai tecnici di definire le soluzioni progettuali, immagino una ciclabile che prende idealmente il nome di Iulia-Augusta, perché invece di quello ferroviario dell’inizio del Novecento, riprende il tracciato voluto da Giulio Cesare per raggiungere Iulium Carnicum e poi il passo di Monte Croce. Basterebbe seguire la  vecchia strada statale, affiancandola  o allontanandosi, ove possibile, per rendere più suggestivo il percorso.

            Si potrebbe partire da Campiolo, nella fiduciosa attesa di quando il nuovo ponte sul Fella, avrà anche la corsia ciclabile. Si potrebbe  così far apprezzare le bellezze del quel percorso poco frequentato (le fortificazioni, il torrente Glagnò, la suggestiva cascata “Favarines”).

La porto dell'ipogeo
 del Vallo Littorio
La strada romana
al Sasso Tagliato
            Si arriverebbe ad Amaro affiancando la nazionale sulla destra, senza grossi problemi. Lascerei all’Amministrazione Comunale di Amaro di decidere tra la diverse soluzioni possibili per attraversare il paese in modo che la ciclabile diventi elemento di sviluppo locale. Non comporta nessun problema invece l’affiancamento alla statale  da Amaro a Pissebus, salvo qualche tratto da risolvere a sbalzo, come quello in coincidenza della caduta massi che sta obbligando alla chiusura attuale della strada. Al Sasso Tagliato invece che in galleria, si potrebbe riprendere proprio il percorso della vecchia strada romana, aggettante sul Tagliamento e intagliata nella roccia. La porta che consente l’accesso alla fortificazione del Vallo Littorio,  suggerirebbe l’idea di recuperi a fini turistici anche di quell’originale ipogeo voluto da Mussolini...Ma sarà per un’altra volta!
Si intravedono i resti
della vecchia strada
dei carri e delle diligenze

            Dopo Pissebus preferirei lasciare sia la nazionale che la ferrovia per abbassarmi nella campagna abbandonata infestata da rovi e noccioli, ombreggiando la pista  con un filare di gelsi a ricordo di un’altra pagina della storia della Carnia. Si dovrebbe pensare al costo degli espropri, ma trattandosi di terreni incolti, l’incidenza sarebbe senz’altro minore di quella degli oneri imposti dalla Soprintendeza per utilizzare la ex ferrovia.

            Arrivati a Chiampaman penserei a un bivio.

Proseguendo potrei attraversare Tolmezzo nel parco già realizzato sulla ex ferrovia. Prendendo a sinistra, invece, utilizzando strade esistenti, e la strada di servizio all’oleodotto, realizzerei la circonvallazione ciclabile di Tolmezzo. Si attraversa la zona industriale, si gira dietro alla Cartiera,  si affianca la pista Guida sicura e il Poligono di tiro. Si riattraversa la superstrada per un sottopasso che ai tempi della realizzazione avevo chiesto con l'idea del "non si sa mai" e che ora si rivela provvidenziale per congiungersi alla pista ciclabile esistente all'altezza del Bocciodromo. Da qui, si può entrare nuovamente a Tolmezzo per via Aldo Moro.

         Ma, proseguendo verso nord, per il tratto di circonvallazione già realizzata che passa dietro all’Ospedale, ci si collega alla già esistente Tolmezzo-Zuglio, portando poi i ciclisti a fare lo Zoncolan, con rientro dalla bella ciclabile Ovaro-Villa Santina.

Il ponte della ferrovia
 visto dalla nuova ciclabile
            Prendendo la ciclabile esistente verso sud, sperando che si allarghi con una ciclabile anche il ponte Avons, si raggiunge la suggestiva  Cavazzo-Pioverno attraverso la quale  i turisti possono tornare  a riprendere l’Alpe Adria a Venzone.

            Un sogno? Certo,  è necessario un progetto, una variante urbanistica…Ma i soldi ci sono già e se, come sottolinea Mazzolini  si conviene che “la tratta è troppo importante per lo sviluppo turistico per tutta la montagna dell’Alto Friuli” si sapranno trovare anche i tempi e i ritmi di priorità che, ai nostri tempi,  ci consentivano di operare rapidamente come Sindaci della Ricostruzione.