venerdì 13 agosto 2010

Il caso Caroli.

Mi è giunta voce che in Giunta si sarebbe discusso sulla possibilità di querelarmi per il post “Rimpasto indigeribile”. Confesso che la cosa mi farebbe piacere perché mi consentirebbe di obbligare a spiegare alcuni aspetti di questa vicenda che ancora non mi sono chiari. Anche se la competenza per questi chiarimenti dovrebbe essere del Consiglio Comunale…
Chi legge il mio pezzo “cum granu salis” non dovrebbe avere difficoltà a capire che non istituisco rapporti tra personaggi di Tolmezzo e l’onorevole Brancher. Ci mancherebbe!...Le analogie che rilevo (come è chiaramente spiegato!) non sono sulle motivazioni (anche perché non mi risulta che il legittimo impedimento sia stato esteso anche agli assessori comunali!) ma sugli incarichi attribuiti senza nessuna relazione con le situazioni che sarebbe urgente risolvere: a Roma manca il ministro allo sviluppo economico e si nomina un ministro al riformismo, qui manca l’Assessore ai Lavori Pubblici e si nomina un Assessore allo Sport!. Sono queste le analogie che mi fanno scrivere d’un “caso Brancher”, mutatis mutandis a anche a Tolmezzo.
Ma le analogie purtroppo si fermano alla farsa degli incarichi. Il nostro è un caso ben peggiore perché per liberare un posto di Assessore allo Sport, si è revocato l’incarico di Assessore ai Lavori Pubblici ad una persona che stava morendo…Mentre scrivo mi pare ancora impossibile che sia capitata una cosa del genere nella comunità “civile” di cui faccio parte…Ma voi che leggete, dovete credere che lo cose sono andate proprio così…
Per questo mi piacerebbe fosse chiarito con quale coraggio politico e prima ancora umano si sia revocato l’incarico all’Assessore Caroli, sapendo che aveva solo pochi giorni di vita? Era evidente il suo stato di salute e per giunta mi risulterebbe che fossero noti i risultati degli esami eseguiti nel suo ultimo ricovero in ospedale! La revoca dell’incarico è stato l’ultimo gesto della società “civile”, (di cui Caroli abbia avuto coscienza) nei suoi confronti! C’è qualcuno che possa pensare fosse un atto dovuto?...
Con quale coraggio si è arrivati a prendere in giro un malato terminale e quindi prendersi gioco della morte, dicendogli e scrivendogli che la revoca era a termine (sic!)…
Nel post precedente ho scritto che anche i barbari si fermano di fronte alla malattia, non potevo scrivere che “si fermano di fronte alla morte”, ma questa è la verità, perché appunto era noto (e certificato!) l’aggravamento della malattia. Dalla revoca alla morte sono passati di venti giorni!...
Come cittadino mi piacerebbe che il Consiglio Comunale chiarisse quale urgenza o forza maggiore ha impedito che si attendesse la morte dell’Assessore ai Lavori pubblici (venti giorni!), non per sostituirlo, ma per nominare un Assessore allo Sport. Se poi si volesse in qualche modo dare un senso a tutta la vicenda mi piacerebbe che il caso Caroli servisse al Consiglio Comunale per discutere di come funziona il diritto alla privacy nel nostro ospedale.

venerdì 6 agosto 2010

Vittorio Caroli ci ha lasciato.

E’ morto Vittorio Caroli. Ho perso un vero amico. Amico è un termine a volte abusato altre volte, (come per me in questo caso), indica un sentimento profondo. Amico è ancora più che fratello perché l’amicizia vera nasce per scelta in un rapporto di sintonia di idee e di sentimenti.
Ho conosciuto Caroli come alunno. Frequentava il biennio della appena costituita sezione staccata dell’ITI Malignani di Udine. Assieme a tanti altri ragazzi che nella scuola cercavano il riscatto, personale e per la Carnia. Come altri, attraverso grandi sacrifici è riuscito ad ottenere ciò che voleva, realizzandosi come imprenditore edile L’ho ritrovato molto più tardi nell’ambiente della politica. Lui ad Arta io a Tolmezzo, non avevamo grandi occasioni d’incontro. Poi ci siamo trovati sull’idea d’una proposta politica diversa, alternativa. Non so se abbiamo condiviso una idea o una utopia, ma ci siamo trovati in sintonia immaginando una politica come ritorno a quello spirito di servizio che ci aveva fatto aderire da giovani alla Democrazia Cristina, una politica come passione. La politica come forma del più alto impegno nel sociale a favore dello sviluppo della comunità di cui l’individuo fa parte. Assieme abbiamo condiviso le idee per fare della Carnia e della montagna friulana in genere una terra nella quale le nuove generazioni non dovessero soffrire la sventura d’essere nate, ma vivere apprezzandone la bellezza sapendo coglierne le opportunità.
Un mondo strano quello della politica, dove incroci il peggio degli intrallazzatori, carrieristi senza pudore, ma nel quale puoi trovare anche persone animate dala passione per “il bene comune”.. Vittorio era una di queste, una persona che sapeva farsi amare ed apprezzare dalla gente, e che poi usava il consenso per farsi interprete di un progetto di sviluppo per il proprio territorio.
Nel teatrino della politica conoscendo Vittorio ho conosciuto un uomo. Non è cosa da poco in un ambiente nel quale girano individui che si credono la maschera di Sindaci, Assessori o Presidenti di Enti, maschera che sono riusciti ad indossare senza nessun merito. Ma una maschera ricopre, non può riempire il vuoto di idee e di valori. Vittorio invece era un uomo, nel senso più pieno del termine, con tutti i pregi e i difetti che ha un uomo. Passionale genuino ed istintivo in un ambiente nel quale troppo spesso domina l’ipocrisia e la falsità, è finito con il subire le conseguenze della sua incapacità di mediare e scendere a compromessi. Ha concluso la sua carriera politica come Assessore al Comune di Tolmezzo, un incarico che forse non avrebbe dovuto avere viste le sue condizioni di salute, ma un incarico che solo un atto di barbarie politica gli ha tolto quando già si sapeva che aveva pochi giorni di vita.
Se dut finis sta gnot dal cimiteri un om al valares mancul di un clap.
Se tutto finisse nella notte del cimitero l’uomo varrebbe meno d’un sasso, scriveva il nostro poeta Giso Fior. E ci sono in effetti uomini che tutti presi nel loro egoismo sono come sassi d’inciampo nella vita d’una comunità, dei quali ci si libera con un respiro di sollievo. Ma non è certo stato Caroli uno di questi, per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo di frequentarlo.
Se tutto finisse nella notte del cimitero…Ma per chi crede non è così. E Vittorio aveva una grande fede. Con San Paulo chi crede sa che saremo trasformati. Ma anche chi non ha fede ma si riconosce nei valori della tradizione, sa che quello che abbiamo portato al cimitero è il suo corpo. Il suo spirito è ancora qui con noi. Da bambini ci hanno insegnato a pregare i nostri morti come se fossero stati ancora vivi, ancora presenti accanto a noi. Per questo posso pensarlo ancora presente, nella dimensione dell’invisibile che convive con quella del visibile “tal respir dall’arie ator di no, tal respir dal ricuart dentri di no.
Per questo posso pensare che continui a lavorare al disegno che avevamo maturato assieme d’una Provincia impegnata in un progetto di valorizzazione della montagna che passava attraverso l’istituzione della Direzione dell’Area Montagna, che si allargava in una idea di collaborazione con la Provincia di Pordenone per un progetto congiunto di sviluppo dell’area montana della nostra Regione. Progetto che purtroppo si sta spegnendo.
Quando l’ho avuto come alunno gli ho insegnato a leggere “I Sepolcri” di Ugo Foscolo, a commentare la frase “sol chi non lascia eredità di affetti poca gioia ha dell’urna”, la folla presente per accompagnare il suo corpo nell’ultimo viaggio è stata la testimonianza più sincera della grande eredità di affetti che ha saputo costruire durante la sua vita.