venerdì 3 aprile 2020

Ricordando Pietro Polettini

                     
           " Ex se natus", amava sottoscriversi il grande Jacopo Linussio. "Fattosi da sé". Ex se natus mi piacerebbe fosse scritto anche sulla tomba dell’amico Pietro Polettini, venuto a mancare questa notte all’età di 86 anni. In questa espressione mi pare si possa raccogliere e definire la vita d’un uomo che partito veramente “dal nulla” ha saputo diventare il più grande imprenditore edile di Tolmezzo, dopo il terremoto del 1976, legato alla tradizione ma capace di innovazione come dimostra la nascita della Solaicarnia.
            “Multa pars mei vitabit libitinam” mi piace ricordarlo con la frase latina del poeta Orazio a bilanciare per contrappasso il suo dispiacere per non aver potuto studiare, ricordando il suo disappunto quando gli facevo le citazioni. Ma lui mi ha tante volte concretamente  insegnato che la vita fa da maestra se la sai ascoltare anche se non ti ha consentito di frequentare le scuole. Gli torno quindi a spiegare  che con questa frase, tradotta in italiano,  il poeta voleva sottolineare  che molte delle cose fatte da lui supereranno il fiume della dimenticanza. E in effetti molto di ciò che ha fatto Polettini a Tolmezzo, resterà ben oltre la sua scomparsa, a muovere il ricordo di lui. Gli edifici dell’Istituto Professionale, il Centro Direzionale e l’Ospedale e tante altre opere che segnano il paesaggio di Tolmezzo e della Carnia.
La chiesa dell'ospedale  dedicata a S.Antonio

            A proposito dell’Ospedale ho vivo il ricordo di quando è arrivato da me Sindaco a dire: “Guarda che qui, a progetto, è previsto che vanga demolita la cappella di S. Antonio, ma io mi rifiuto di demolire chiese”. “Si cumbine!” gli ho risposto e infatti la cappella e ancora lì. “Merito tuo,” gli dicevo scherzando, “quindi se muori prima di me ti porteremo lì per il rosario e le onoranze funebri.” Invece il destino l’ha chiamato all’altra vita quando addirittura non è ammesso neppure di celebrare il funerale.
            Appena qualche giorno fa ho salutato l’amico Tiziano Dalla Marta, con lo stesso richiamo alla poesia di Orazio del “Non omnis moriar-non morirò completamente”. Due amici così diversi ma che ho accomunato nell’intensità e spontaneità del sentimento di amicizia, nell’ammirazione provata per loro, nel lascito che hanno lasciato alla Carnia con la testimonianza della loro vita.
            Il figlio della bidella, senza titoli di studio che diventa imprenditore, che sa quindi mettersi in gioco per inventarsi capace di gestire tempi e metodi in una realtà estremamente complessa come quella dell’impresa edile. Un esempio della capacità di intraprendere, da portare a modello ai giovani d’oggi. E perché no anche ai politici che progettano il futuro della Carnia, perché è solo facendo crescere persone che si ispirano a questi modelli che ci può essere un grande futuro per il nostro territorio. Con la morte di Polettini la Carnia perde una persona che ha saputo interpretare al meglio lo spirito di intrapresa nel quale spesso si sviluppa in positivo l’individualismo carnico. Tolmezzo perde uno degli ultimi autentici tolmezzini doc, quelli con le radici insinuate nelle androne e nei cortili interni del Borgàt.

            Ci eravamo promessi di salire ancora una volta assieme sull’Amariana, la nostra montagna. Poi si rimanda e il tempo purtroppo rende impossibile mantenere gli impegni. Comunque mi piace ricordarlo lassù. Non dimenticava mai di portare dei fiori alla Madonna. Mi piace ricordarlo lassù in particolarela sera in cui siamo saliti per l’accensione dei fuochi nella festa dell’Ausiliatrice. Era una notte piena di stelle. Nel chiarore della luna si aveva l’impressione di essere sospesi nel cielo, in un'altra dimensione nell’atmosfera trapunta di stelle. Il nostro respiro diventato il respiro della notte.
            Amico fraterno. Coronavirus mi impedisce di vederti da morto. Meglio così! Per me non sei morto. Nel prefazio della Messa dei morti, con la quale avremmo dovuto salutarti,( ma ci viene impedito!), si recita che “vita mutatur, non tollitur”  
Ti traduco: “La morte non ci toglie la vita, ci cambia soltanto la modalità del vivere”. Appunto! Per me resti lassù nell’altra dimensione, accanto alla “tua” Madonna, nel ricordo del respiro di quella notte di stelle. Mandi Pèpo. Questo il soprannome con cui ti chiamavo, il perché te l’avevo attribuito, può restare un  segreto tra noi due. Cordialmente Mandi, anche a nome di tutta la mia famiglia, con le più sentite condoglianze a Lidia ai tuoi figli e a tutti i tuoi parenti.