sabato 21 novembre 2009

Ricordo di Nello Agnolin.

E’ morto Nello Agnolin. Credo che molti lo ricordino ancora a Tolmezzo come segretario comunale ai tempi del terremoto. Gli uomini sono come le lumache: sono già passate ma resta la scia del loro passaggio. Allo stesso modo gli uomini lasciano la scia del ricordo del loro passaggio. Una scia che si perde subito o che resta nel tempo. Una scia che a volte resta come segno di discordia, altre come nostalgia d’un rapporto di sintonia tra uomini che la lontananza non ha affievolito la morte non può spegnere.
Erano i tempi del terremoto, i tempi della paura, dell’incertezza, della difficoltà a stabilire ciò che fosse opportuno e conveniente. Ed è nei momenti difficili che nascono i rapporti più veri, più profondi e più sinceri. Ed è stato in quei momenti che è nato il mio rapporto di amicizia con Nello.
Avevo deciso di trasformare in Municipio quella che pensavo la costruzione più sicura di tutto il Comune: gli spogliatoi nuovi del campo sportivo, una sorta di bunker in calcestruzzo, ed vi avevo ricavato anche l’alloggio per il segretario. “Non c’è persona più garantita di te”, gli dicevo. Ed era vero! Ma una sera nella quale il terremoto aveva avuto una ripresa più intensa del solito, l’aveva ripreso la paura. “Soli non si può essere mai sicuri”, mi aveva detto. E ci siamo accampati alla meglio a casa mia. Chi più sa dare in termini di rapporto umano, più ha bisogno del rapporto umano, perché nel rapporto si realizza, senza, vive più degli altri l’angoscia del deserto della solitudine.
Non ho avuto solo la fortuna di trovare un grande segretario comunale di cui avevo estrema bisogno, viste le difficoltà del momento, e la necessità quotidiana di inventare soluzioni, senza poter far riferimento ad alcun precedente. Un segretario che sapeva porsi nell’ottica di chi vuol risolvere il problemi, piegando la burocrazia a favore delle soluzioni, aiutando gli amministratori nello slalom tra i paletti della burocrazia, per raggiungere nel modo più veloce il traguardo dell’interesse generale.
Ho avuto soprattutto la fortuna di trovare un grande uomo, capace di grandi sentimenti, capace di vivere l’etica della politica come impegno a servizio degli altri, soprattutto di chi ha più bisogno. Con lui ho imparato che la politica non si concretizza soltanto nell’impegno del fare, ma può diventare un modo di essere, un modo di realizzarsi sul piano umano in un ambito in cui ci si può esprimere al massimo livello di disponibilità per il bene comune, per l’interesse della comunità e quindi dei singoli tuoi simili.
Pur venendo da esperienze completamente diverse ci siamo subito trovati nella condivisione degli stessi valori. Gli raccontavo della mia passione per Seneca e ricordo ancora le riflessioni che abbiamo fatto assieme sul concetto che “non importa ciò che si fa o si dà, ma con quale intenzione, per. ché il bene consiste non in ciò che si fa o si dà, ma proprio nella disposizione d'animo di chi dà odi chi fa”. Penso d’aver trovato in lui la testimonianza vivente di ciò che cercavo di imparare da Seneca. Ed è così che mi piace ricordarlo, così che resterà per sempre nel mio ricordo: un uomo che sapeva dare. Sapeva dare umanità ed amicizia con spontaneità e sincerità. Sapeva coinvolgere con la sua sensibilità, come un fiore che non dà nulla ma coinvolge e suggestiona con la sua bellezza con il suo profumo. Il ricordo di chi ti ha dato qualcosa resta legato alla cosa, la memoria di chi ha saputo vivere con te in comunanza di sentimenti e di pensieri, resta dentro di te nel respiro dei tuoi pensieri, nel vibrare dei tuoi ricordi. Mandi Nello.

giovedì 19 novembre 2009

Zoncolan: montagna senza confini.

Zoncolan: montagna senza confini. Un nome diventato famoso tra i ciclisti, la montagna d’una sfida senza confini fra ciò che sei e ciò che vorresti essere, tra ciò che puoi fare e ciò che vorresti fare. La montagna per provare i tuoi limiti, i tuoi confini.
Nato ai suoi piedi, a Maranzanis di Comeglians, Leo Zanier, il poeta ma anche l’ideatore dell’Albergo diffuso della Carnia, all’idea di confine dedica una lirica intensa:

Cjermins/Greensteine/Meiniki/Confini


Il confine
passava
proprio qui
eructavamus "ce fastu" ("che fai")
- crudeliter -
di qua
eructavant
"ce fastu" ("che fai")
- ancora più crudeliter -
di là
infatti si diceva
friulani di qua e di là
della pietra
Per unificarci
si sono
ci hanno
ci siamo
sbudellati
anni di seguito
Oggi i cippi
sono piantati più in là
si chiacchiera in sloveno
di quà
si parla in sloveno
di là
govorijo slovensko
tukai
se manijo po slovensko
tamkai
In Trentino-Sud Tirolo
è successo
più o meno lo stesso:
il confine passava più in giù
si parlava un tipod'italiano
di sopra
e un tipo d'italiano
di sotto
I cippi oggi
sono più in su
le pietre confinarie
sono state spostate più in sù
appunto:si parla tedesco
da questa parte
si parla tedesco
dall'altra parte.

Appunto: le pietre confinarie sono state spostate sempre più in su. Così sul territorio e così nella vita…nella rincorsa ad essere di più, a fare di più…Così nel ciclismo, metafora del vivere misurandosi continuamente con le proprie forze, con le proprie capacità. Ed anche lo Zoncolan è diventata la metafora d’un confine spostato sempre più in su…Era già impegnativa la salita partendo da Sutrio, ma si è voluto porre il confine più avanti, confrontarsi con una salita al limite dell’impossibile, per immaginare di poter vivere senza confini...Lo Zoncolan la montagna senza confini diventa metafora d’una vita che si vorrebbe senza confini, senza limiti…

martedì 17 novembre 2009

Carnia: la montagna senza confini.

Carnia: la montagna senza confini
Cuore dell’Euroregione "Senza confini".
Montagna senza i confini di Stato,
La Montagna con le Dolomiti senza i confini tra Regioni.
Montagna senza confini tra storia e leggenda,
Montagna senza confini tra colori e sapori
La montagna delle emozioni senza confini
La montagna senza confini tra passato e futuro.
La montagna senza confini tra poesia e tecnologia.