Un tempo della Carnia si diceva che il cavallo non beveva.
Ora si dice che il cavallo mangia ma non galoppa.
Sento ripetere che la chiave dello
sviluppo della Carnia sta nello sviluppo delle proprie risorse: il marmo, il
bosco, l’acqua, il turismo, l’artigianato, l’agricoltura. Ma ci vogliono gli
imprenditori a trasformare queste opportunità in risorse! E il problema della
Carnia nel secondo dopoguerra è stato la perdita dello spirito imprenditoriale
che ne ha caratterizzato la storia. Gli imprenditori non si inventano, ma ci
sono progetti e programmi a livello europeo finalizzati al favorire lo sviluppo
della cultura d’impresa (centri di innovazione, impact hub, seed capital ecc.)
e ad assistere le start up nella difficile fase d’avvio. I tanto vituperati
politici della prima Repubblica erano
all’avanguardia quando la Comunità Montana realizzava le centraline o i
capannoni per agevolare l’insediamento di nuove imprese, quando in Regione
hanno immaginato già nel 1989 una
Agenzia per la montagna come Centro di Innovazione con il compito di favorire
l’arrivo ed il formarsi in loco di nuovi imprenditori. Qualche risultato s’è
visto! Non è un caso infatti che il decollo della zona industriale di Amaro sia
coinciso con l’insediamento dell’Agemont, con l’attivazione di laboratori
innovativi a servizio delle imprese del territorio. Guarda caso, lo stesso
Friuli Innovazione è nato all’interno d’un progetto del “poltronificio” Agemont!
Poi sono arrivati i politici senza idee che dovendo pur fare qualcosa si sono messi a demolire ciò che non senza
difficoltà stava crescendo. Sia la Comunità che l’Agemont sono state messe in
un limbo nel quale non avrebbero potuto che consumare risorse senza produrre
alcun risultato. Ora invece che denunciare
chi le ha messe nel limbo, si assume la forzata inoperatività di questi
ultimi anni, come dimostrazione della loro inutilità. Presidente Serracchiani è
vero che il cavallo Agemont mangia e non galoppa, ma non è stato sempre così, e
prima di ammazzarlo, io andrei a vedere se non sia colpa dello stalliere o del
fantino!
Ottimo lavoro quello che sta facendo il
Cosint, ma perché non allargarne gli obiettivi, aggiungendo quello di favorire
lo sviluppo di imprese giovanili,
accorpando il CIT dell’Agemont? Perché non trasformarlo in Consorzio di
sviluppo economico a 360 gradi? Impegnato a favorire la cultura d’impresa tra i
giovani della Carnia, e poi ad assistere
le imprese che dovessero nascere in capo a giovani diplomati e laureati, nuovi imprenditori dell’agroalimentare,
del turismo e dell’ambiente, dell’energia e del bosco, appunto per trasformare
in risorsa le opportunità del territorio. Impegnato infine a far sì che si
colgano le opportunità per l’insediamento
di nuove imprese innovative nei settori dell’elettronica e dell’informatica legate
alla fortunata collocazione della zona
industriale di Amaro sull’autostrada Trieste-Monaco, soprattutto se finalmente venisse incaricato
di completare gli investimenti sulla banda larga e sul cloud computing.
Igino
Piutti
già
Presidente dell’Agemont
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