Maestri Coraggiosi – Storia del
Sacerdote De Marchi e dei maestri comunali (1867-1914) di Marisa De Pauli
Filipuzzi, Andrea Moro editore, Tolmezzo.
Non è mai stata una professione
facile quella del maestro elementare. Oggi i maestri sono alle prese con i
genitori che stravedono per i loro figli e che comunque per principio sono
portati a prendere le loro difese, contro i maestri che si permettono di fare
qualche osservazione. Un secolo fa erano alle prese con gli alunni talmente
indisciplinati da rendere improba l’impresa di “tenere la classe”. Ne seppe
qualcosa anche Benito Mussolini che, incerto su che cosa fare da grande, s’era
provato a fare il maestro nell’anno scolastico 1906/7 nella scuola elementare di Tolmezzo. Il Duce
che per vent’anni terrà in pugno e imporrà la sua disciplina all’Italia, nell’anno di
esperienza come maestro a Tolmezzo, è costretto a confessare di non essere in
grado di mantenere il controllo sulla classe, a gettare le armi chiedendo al
Direttore didattico di intervenire espellendo gli indisciplinati. Scrive: “Non
intendo di essere angustiato quattro ore al giorno e non sopporto la
prostrazione spirituale che ne consegue. Poiché credo di aver esaurito i mezzi
pedagogici a me noti preferisco andarmene piuttosto che sottostare ad un
martirio del quale non ambisco affatto la molto relativa palma”.
L’episodio viene riportato nel libro
di Marisa De Pauli e dà l’idea del perchè l’autrice abbia voluto intitolare “Maestri
coraggiosi” questa sua storia della scuola in Carnia, negli anni a cavallo tra
la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento Ci voleva coraggio, soprattutto
per le maestre, a farcela e ad imporsi in situazione di fronte alle quali
persino il giovane Mussolini si dichiarava inadeguato. Eppure a lui era stata
assegnata una Seconda classe di “solo”
quaranta ragazzi mentre, ad esempio, la maestra della frazione di Fusea
aveva una pluriclasse di ben 77 scolari.
Il motivo di comportamenti così
indisciplinati venne individuato nel fatto che gli scolari delle elementari
avevano avuto una prima infanzia in assoluta libertà senza nessun controllo da
parte dei genitori. Da qui la necessità di istituire una scuola materna dove
accogliere i bambini in età prescolare. Anche il Comune di Tolmezzo iscrisse
tra le sue priorità la realizzazione della scuola materna, ma ci si fermò di
fronte alla difficoltà di reperire un terreno idoneo. Intervenne allora la
generosità d’un sacerdote che per tutta
la vita, oltre a fare il cooperatore del Parroco, aveva fatto il maestro, e
quindi nella doppia veste aveva avvertito più d’ogni altro la necessità della
istituzione della scuola materna. Don Gio Batta De Marchi mise a disposizione un
terreno di sua proprietà, ed anche Tolmezzo ebbe la scuola materna, che
quest’anno, nel centenario della morte,
il Comune ha voluto opportunamente intitolare a questo sacerdote maestro,
originario di Raveo in Carnia, ma che per tutta la vita ha svolto il ministero
pastorale e la professione di insegnante a Tolmezzo.
Il libro di Marisa De Pauli nasce
dall’idea di ricostruire la biografia di questo sacerdote benemerito, ma in
corso d’opera l’idea si allarga necessariamente al contesto nel quale ha
operato don Marchi, cioè quello della scuola in Carnia. Un sistema scolastico
che viene raccontato nella sua evoluzione negli anni, con le trasformazioni conseguenti alla fine della
dominazione austriaca e all’entrata della Carnia nel Regno d’Italia nel 1866: dalla
scuola cattolica del Lombardo-Veneto, al nuovo ordinamento della scuola nel
Regno d’Italia, con i primi concorsi magistrali.
“Maestri coraggiosi” si pone quindi
come ideale continuazione dell’altra importante opera storica della De Pauli:
“Tolmezzo nell’Ottocento in Carnia e in Friuli”, con alcuni elementi di originalità rispetto a quella. Dovendo
partire dalla biografia d’un maestro, lo sviluppo della scuola viene ora assunto
come parametro per giudicare lo sviluppo sociale e civile del territorio. Il
fatto poi che a scrivere la storia della scuola sia una persona che è stata
maestra per tutta la vita, determina un coinvolgimento quasi autobiografico
dell’autrice nel racconto. Da un lato quindi si resta colpiti dal rigore della
storica che negli archivi comunali ha recuperato persino le note
caratteristiche ed i giudizi sui singoli maestri, assieme alle relazioni degli insegnanti, per
ricostruire attraverso questi documenti l’ambiente e l’atmosfera che si viveva
nel periodo. Come pure si resta colpiti dal rigore con il quale nel libro si
ricostruisce la biografia di tutti i personaggi ricordati, dalla puntigliosità
con la quale in appendice vengono riprodotti tutti i documenti citati. Da un
altro lato si finisce invece per essere coinvolti dalla passione che la maestra
De Pauli mette nel renderci le figure dei maestri del tempo, nella loro grande
umanità, piccoli-grandi eroi da libro
“Cuore” . Come, ad esempio, la maestra della frazione più piccola del Comune,
Cazzaso, che per evitare ai ragazzi del paese il disagio di recarsi nel
Capoluogo a frequentare le scuole serali, per strade in cattive condizioni e
frequentate da “girovaghi pericolosi”, si offre di aprirla lei in paese, volontariamente e senza
compenso, chiedendo al Comune solo “due lumi a petrolio per poter iniziare al
più presto”.
Una pagina di storia ricostruita con
scrupolo e precisione quella dei “Maestri coraggiosi” che avvince come un bel
romanzo, con tanti coraggiosi protagonisti della storia della scuola, in una
relazione continua con i protagonisti in campo economico e sociale di quella
grande pagina di storia che è stato, per Tolmezzo e per la Carnia, il primo
decennio del secolo scorso.
Igino
Piutti
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