venerdì 23 dicembre 2011
Ricordando Sergio Giatti.
E’ morto Sergio Giatti, già Sindaco di Villa Santina ai tempi del terremoto e per ben diciotto anni. Ci univa l’amicizia che è più vera quando nasce in momenti non facili. Era un uomo che sapeva travolgerti con la sua simpatia ed il suo entusiasmo. Se dovessi ricordarlo con una frase direi che era un Sindaco di “quelli di una volta”. Aveva quella che si chiamava “passione civile”, una pianta che si è estinta (salvo rare e fortunate eccezioni). Cosa intendo? Ora si amministra la cosa pubblica con la freddezza d’un ragioniere che gestisce una azienda. Giatti amministrava il suo Comune con la stessa passione con la quale seguiva la sua famiglia. Non è differenza da poco! Per la famiglia ci metti passione, entusiasmo, fai dei sogni, immagini un futuro, gioisci e soffri. Per un azienda badi all’equilibrio di bilancio ed all’attività che giustifica la sopravvivenza dell’azienda. E la tua, nel periodo nel quale l’azienda ti è affidata. Di Giatti mi resta il ricordo e l’esempio d’un Sindaco con una grande sentita e sofferta “passione civile”.
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1 commento:
Sì, credo di aver avuto la fortuna di avere avuto accanto a me un grande padre. Ne sono fiera ed orgogliosa.
E’ stato una persona “bella”, “vera” ,“buona”.
La sua grande passione per la vita, l’ottimismo verso il futuro ad ogni costo anche contro l’evidenza della realtà oggettiva, l’energia posta in ogni azione intrapresa, la capacità di trovare il lato positivo in ogni persona e in ogni cosa e … Il suo sorriso contagioso , fanciullesco che tutti prendeva e trascinava con sé.
La sua capacità e il suo coraggio nel chinare la testa con rispetto dinanzi alla vita che non gli ha mai risparmiato, fin da piccolo, dolore e sofferenza. Anche in ciò trovava il lato positivo .
Lo caratterizzava un’ umiltà profonda : mai si è soffermato su quanto fatto ma sempre su quanto c’era ancora da fare così in famiglia, così nel sociale. La sua energia , la sua progettualità erano inesauribili.
C’era in lui qualche cosa che spingeva tutti ad amarlo : forse per quel essere ”fanciullino”che albergava in lui immutato accanto all’uomo che contemporaneamente cresceva e invecchiava. Queste due entità si sono sempre tenute per mano fino alla morte.
L’empatia che ci univa ha fatto sì che l’uno avesse tra le sue mani il cuore dell’altro fino alla fine.
E’ veramente incredibile ma in questo momento non riesco a ricordare neppure un momento della sua lunga e devastante malattia; davanti ai miei occhi rivedo solo e continuamente il suo divertito e malizioso sorriso : lo scherzo era in agguato!
E allora… anch’io sorrido con lui!
Teresa Giatti
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