lunedì 18 giugno 2007

Le radici

No! Luciano le sue radici le aveva calate nella tavolozza di colori che si trasforma al mutare delle stagioni, grondanti dei profumi dei fiori di campo, degli odori del muschio nei boschi e del fieno nei prati. Le sue radici erano intrise dei rumori d’un piccolo paese di contadini nel quale le case s’alternavano alle stalle, aggrappate le une alle altre a ridosso del ciottolato delle strade strette. Su quei sassi lucidi, levigati da passi infiniti, scivolava a sera il suono delle campane per l’Ave maria e si fondeva con il richiamo delle madri, con il muggire delle mucche.
Le sue scene non erano di cartapesta, non erano fotografie sbiadite. Emergevano e si stagliavano nel ricordo, vive, come erano state raccolte, come se ancora potessero ripetersi con la medesima vitalità. Vivo il ruscello che scendeva tra i sassi, con parole sempre diverse. Vivo il bosco che alitava al limitare del prato, che stormiva tra gli alti faggi, che frusciava tra i folti abeti. Vivo il sole che al tramonto giocava con le ombre, rincorrendole tra le montagne, per sciogliersi poi all’orizzonte, sulle ultime catene infuocate delle dolomiti carniche.
Vivo l’umore della notte che si infiltrava tra le case, sgusciando dalle porte socchiuse, con il respiro di elfi e di streghe, quando il piccolo paese sperduto tra le montagne si scioglieva nel brivido della notte, per diventare un paese del mondo ove Pinocchio se la vedeva con la piccola vedetta lombarda, Biancaneve fuggiva con la Sirenetta e Robin Hood si incrociava con l’Ebreo errante.
Da "Lo strano sogno" - Igino Piutti - Editrice UniService-Trento

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