sabato 21 novembre 2009

Ricordo di Nello Agnolin.

E’ morto Nello Agnolin. Credo che molti lo ricordino ancora a Tolmezzo come segretario comunale ai tempi del terremoto. Gli uomini sono come le lumache: sono già passate ma resta la scia del loro passaggio. Allo stesso modo gli uomini lasciano la scia del ricordo del loro passaggio. Una scia che si perde subito o che resta nel tempo. Una scia che a volte resta come segno di discordia, altre come nostalgia d’un rapporto di sintonia tra uomini che la lontananza non ha affievolito la morte non può spegnere.
Erano i tempi del terremoto, i tempi della paura, dell’incertezza, della difficoltà a stabilire ciò che fosse opportuno e conveniente. Ed è nei momenti difficili che nascono i rapporti più veri, più profondi e più sinceri. Ed è stato in quei momenti che è nato il mio rapporto di amicizia con Nello.
Avevo deciso di trasformare in Municipio quella che pensavo la costruzione più sicura di tutto il Comune: gli spogliatoi nuovi del campo sportivo, una sorta di bunker in calcestruzzo, ed vi avevo ricavato anche l’alloggio per il segretario. “Non c’è persona più garantita di te”, gli dicevo. Ed era vero! Ma una sera nella quale il terremoto aveva avuto una ripresa più intensa del solito, l’aveva ripreso la paura. “Soli non si può essere mai sicuri”, mi aveva detto. E ci siamo accampati alla meglio a casa mia. Chi più sa dare in termini di rapporto umano, più ha bisogno del rapporto umano, perché nel rapporto si realizza, senza, vive più degli altri l’angoscia del deserto della solitudine.
Non ho avuto solo la fortuna di trovare un grande segretario comunale di cui avevo estrema bisogno, viste le difficoltà del momento, e la necessità quotidiana di inventare soluzioni, senza poter far riferimento ad alcun precedente. Un segretario che sapeva porsi nell’ottica di chi vuol risolvere il problemi, piegando la burocrazia a favore delle soluzioni, aiutando gli amministratori nello slalom tra i paletti della burocrazia, per raggiungere nel modo più veloce il traguardo dell’interesse generale.
Ho avuto soprattutto la fortuna di trovare un grande uomo, capace di grandi sentimenti, capace di vivere l’etica della politica come impegno a servizio degli altri, soprattutto di chi ha più bisogno. Con lui ho imparato che la politica non si concretizza soltanto nell’impegno del fare, ma può diventare un modo di essere, un modo di realizzarsi sul piano umano in un ambito in cui ci si può esprimere al massimo livello di disponibilità per il bene comune, per l’interesse della comunità e quindi dei singoli tuoi simili.
Pur venendo da esperienze completamente diverse ci siamo subito trovati nella condivisione degli stessi valori. Gli raccontavo della mia passione per Seneca e ricordo ancora le riflessioni che abbiamo fatto assieme sul concetto che “non importa ciò che si fa o si dà, ma con quale intenzione, per. ché il bene consiste non in ciò che si fa o si dà, ma proprio nella disposizione d'animo di chi dà odi chi fa”. Penso d’aver trovato in lui la testimonianza vivente di ciò che cercavo di imparare da Seneca. Ed è così che mi piace ricordarlo, così che resterà per sempre nel mio ricordo: un uomo che sapeva dare. Sapeva dare umanità ed amicizia con spontaneità e sincerità. Sapeva coinvolgere con la sua sensibilità, come un fiore che non dà nulla ma coinvolge e suggestiona con la sua bellezza con il suo profumo. Il ricordo di chi ti ha dato qualcosa resta legato alla cosa, la memoria di chi ha saputo vivere con te in comunanza di sentimenti e di pensieri, resta dentro di te nel respiro dei tuoi pensieri, nel vibrare dei tuoi ricordi. Mandi Nello.

giovedì 19 novembre 2009

Zoncolan: montagna senza confini.

Zoncolan: montagna senza confini. Un nome diventato famoso tra i ciclisti, la montagna d’una sfida senza confini fra ciò che sei e ciò che vorresti essere, tra ciò che puoi fare e ciò che vorresti fare. La montagna per provare i tuoi limiti, i tuoi confini.
Nato ai suoi piedi, a Maranzanis di Comeglians, Leo Zanier, il poeta ma anche l’ideatore dell’Albergo diffuso della Carnia, all’idea di confine dedica una lirica intensa:

Cjermins/Greensteine/Meiniki/Confini


Il confine
passava
proprio qui
eructavamus "ce fastu" ("che fai")
- crudeliter -
di qua
eructavant
"ce fastu" ("che fai")
- ancora più crudeliter -
di là
infatti si diceva
friulani di qua e di là
della pietra
Per unificarci
si sono
ci hanno
ci siamo
sbudellati
anni di seguito
Oggi i cippi
sono piantati più in là
si chiacchiera in sloveno
di quà
si parla in sloveno
di là
govorijo slovensko
tukai
se manijo po slovensko
tamkai
In Trentino-Sud Tirolo
è successo
più o meno lo stesso:
il confine passava più in giù
si parlava un tipod'italiano
di sopra
e un tipo d'italiano
di sotto
I cippi oggi
sono più in su
le pietre confinarie
sono state spostate più in sù
appunto:si parla tedesco
da questa parte
si parla tedesco
dall'altra parte.

Appunto: le pietre confinarie sono state spostate sempre più in su. Così sul territorio e così nella vita…nella rincorsa ad essere di più, a fare di più…Così nel ciclismo, metafora del vivere misurandosi continuamente con le proprie forze, con le proprie capacità. Ed anche lo Zoncolan è diventata la metafora d’un confine spostato sempre più in su…Era già impegnativa la salita partendo da Sutrio, ma si è voluto porre il confine più avanti, confrontarsi con una salita al limite dell’impossibile, per immaginare di poter vivere senza confini...Lo Zoncolan la montagna senza confini diventa metafora d’una vita che si vorrebbe senza confini, senza limiti…

martedì 17 novembre 2009

Carnia: la montagna senza confini.

Carnia: la montagna senza confini
Cuore dell’Euroregione "Senza confini".
Montagna senza i confini di Stato,
La Montagna con le Dolomiti senza i confini tra Regioni.
Montagna senza confini tra storia e leggenda,
Montagna senza confini tra colori e sapori
La montagna delle emozioni senza confini
La montagna senza confini tra passato e futuro.
La montagna senza confini tra poesia e tecnologia.

lunedì 24 agosto 2009

S.Bartolomeo a Caneva di Tolmezzo.

La festa di San Bartolomeo a Caneva di Tolmezzo ha messo insieme tre realtà: la popolazione di Caneva, il Centro don Onelio della Comunità Piergiorgio, i clown-dottori dell’Associazione Gruppo Azione Umanitaria. Un momento di festa insieme culminato la domenica 23 agosto quando nel pomeriggio il corteo di 50 persone formato dai clown dottori, gli ospiti del Centro don Onelio con i lori assistenti e volontari, è piombato nella piazza di Caneva salutato dalle note della banda.
Una fantasmagoria di colori, suoni, palloncini, bolle di sapone e nasi rossi accolti con entusiasmo e partecipazione dai cittadini di Caneva.
Lo spettacolo in piazza è continuato con il coinvolgimento di tutti i bambini attraverso giochi di danza, lancio di palloncini, movimenti di lunghi nastri di carta crepe e stoffe colorate, tutti erano coinvolti; una grande gioia.
L’iniziativa ha avuto per corollario anche una mostra fotografica sugli incontri dei clown-dottori con il Centro don Onelio, in particolare sulla giornata di onoterapia, che si è svolta lo scorso 19 luglio con gli asini messi a disposizione dei disabili da parte del Comune di Amaro.
I clown-dottori erano già arrivati al Centro nella giornata di sabato 22 agosto per uno stage di movimento, danza e musica realizzato con gli ospiti del Centro don Onelio: la maestra Francesca ha proposto musiche classiche, circensi e marce che hanno messo in movimento tutti i partecipanti; tutti sono stati valorizzati e anche le carrozzelle non erano immobili. Quest’attività rientra negli impegni dei clown-dottori, tutti volontari provenienti da varie parti della Regione in particolare da Trieste e Pordenone, che vengono svolti nel periodo estivo oltre alla costante presenza in alcuni ospedali e case di riposo della Regione.
Arrivederci a Caneva alla festa di San Bartolomeo del 2010

venerdì 14 agosto 2009

Dal problema montagna al problema Carnia.



Abbiamo sempre affrontato i problemi dello sviluppo del nostro territorio come “problema montagna”. Forse è il caso di modificare i termini e quindi la prospettiva, e di iniziare a parlare del “problema Carnia”.
Quando ci si riferisce ad un problema montagna sembra quasi si voglia affermare che la montagna costituisce un problema in quanto tale: montagna sinonimo di sottosviluppo. Eppure sappiamo tutti che ci sono montagne caratterizzate tutt’altro che da sottosviluppo. E comunque la montagna in sé non è un problema ma semmai una peculiarità che deve essere tenuta presente, nella risoluzione del problema e che potrebbe diventare un valore aggiunto.
Ai tempi del referendum i sostenitori della necessità della nuova Provincia enfatizzavano il vantaggio che sarebbe derivato da un nuovo istituto a democrazia diretta. Si dava la colpa del mancato sviluppo alla mancanza di democrazia diretta.
Montagna e democrazia sono sempre stati così utilizzati come alibi per non affrontare il problema del perché la Carnia sia ancora un territorio in ritardo di sviluppo. Eppure si tratta d’un territorio lambito dall’Austostrada Venezia-Monaco e quindi tutt’altro che marginale ma anzi al centro del sistema Europa. Un territorio con una viabilità interna discreta, un patrimonio edilizio rinnovato dopo il terremoto. Un territorio che, a detta di tutti i visitatori, ha avuto dalla natura e dalla storia caratteristiche distintive eccezionali, potenzialità turistiche sottoutilizzate. Un territorio con risorse umane ad alta scolarizzazione, ecc. ecc.
Ma tutti questi punti di forza non sono stati sufficienti a creare le condizioni per un adeguato sviluppo economico e sociale, che faccia del territorio una terra di elezione e non di emigrazione.
Come mai? Ci deve essere un elemento di debolezza, una criticità che neutralizza gli asset positivi! Certo! Ma il paradosso, a mio avviso, è che questo elemento, in sé costituirebbe un vantaggio competitivo. Si tratta dell’identità, del carnicismo, del sentirsi carnici. Un sentimento che, unendoci, dovrebbe costituire un punto di forza. Invece costituisce un punto di forza quando lo opponiamo agli altri, diventa elemento di debolezza quando lo viviamo al nostro interno. Quello che positivamente diventa orgoglio carnico e ci stimola nel confronto con gli altri, quando siamo tra noi diventa vuoto campanilismo, invidia in negativo, desiderio di demolire invece che di costruire. L’elemento in più diventa un problema, come capita alle volte ad un a squadra di calcio per la quale il vantaggio di avere un fuoriclasse, porta al risultato negativo di una squadra che non gira.
Che fare? Intanto sarebbe importante che ci trovassimo a condividere la diagnosi. Continuando a dire che il problema è della montagna o delle istituzioni, perdiamo solo tempo ad immaginare prognosi inutili. Se invece ci convinciamo che il problema è culturale, sarebbe più facile mettersi d’accordo su un progetto nuovo, per un nuovo percorso di rinascita. Avremmo finalmente capito da dove partire!...

sabato 25 luglio 2009

Il comune di nome Carnia.


Carnia, un solo Comune.
La mia non è una proposta politica, non ho alcuna veste per farla. E’ una proposta culturale, perché ogni cittadino dovrebbe porsi il problema del futuro della sua terra. Come proposta culturale può anche non essere immediatamente realizzabile, ma limitarsi a indicare una direzione, percorso. Leggo che Berlusconi chiede idee per “l’Italia che amiano”, io, più modestamente mi fermo al piano de’ “La Carnia che amiamo”.

giovedì 16 luglio 2009

Carniafutura.

(Foto: Il "deserto" del Tagliamento a Enemonzo!)
Alle volte mi riprende l'illusione che sulla montagne carniche possa attecchire la pianta rara della Politica con la "P" maiuscola. In uno di questi momenti di debolezza ho aperto il blog: http://carniafutura.blogspot.com/
Leggo che l'Agemont è stata coinvolta sul problema del rilancio della fiiera del latte in montagna. Da Presidente Agemont mi ero proposto per un progetto del genere, ma un Assessore regionale del tempo mi ha boccato l'idea. Si sono persi inultilmente dieci anni...Qualcuno si ricorda il nome dell'Assedssore del tempo? Sic transit gloria mundi! Degli assessori regionali nessun si ricorda, restano solo i danni che hanno fatto...E purtroppo la storia continua...
Vendendomi tra i prossimi ospiti, mi ero candidato a Direttore della Casa di riposo della Carnia, ma poi qualcuno mi ha convinto che avevo i titoli per fare il prossimo commissario della Comunità Montana della Carnia. Ho quindi rinunciato alla Casa di riposo per la Comunità Montana. Chissà se ho perso entrambi i piccioni ed anche la fava!....

mercoledì 24 giugno 2009

Il cuoco poeta.


Gianni “del Roma”.

Il piatto bianco
la carta del poeta
a scrivere segni
per svelare segreti
venuti dal tempo,
voci di vecchi
udite da bimbi
formule magiche
di sapori rubati
alle erbe ed ai fiori.

Il piatto tondo
tela d’artista
per un medaglione
di colori rapiti
al verde dei prati
che esplode
a primavera,
alla tavolozza bruciata
del bosco d’autunno.

Bicchieri in fila
canne d’organo
a riproporre i suoni
del respirar del vento
quando l’alba
infrange il cristallo
della notte
e la natura s’impasta
dell’umore della rugiada

In trionfale entrata
gambi di granoturco
come croci a S.Pietro
per la sorpresa
d’una pannocchia
rubata al bambino
che corre ancora
sui prati di Carnia.

Diver Dalce.

Commento di Igino Piutti.
Non a tutti è dato il dono d’essere poeti. Ma quando l’intenzione è degna, si può scusare anche un risultato inadeguato. Diver cerca con i versi di essere all’altezza del ricordo che serba di Gianni del Roma. Se non ci è riuscito, credo si possa scusare usando quello che ha scritto per capire ciò che voleva dire. Voleva presentare la cucina di Gianni come poesia, come arte pittorica, come musica e Gianni come poeta, pittore e musicista.
La tradizione in Carnia si tramanda con le favole dei vecchi raccontate ai bambini. Chi ha solo passato, s’incontra con chi ha solo futuro. Chi vive il presente è troppo impegnato a vincere sul quotidiano, aspro e difficile. Con l’eccezione di qualche poeta nella tradizione dei Bardi degli antenati Celti.
Non so se Gianni sapesse dei Celti. A quei tempi sull’argomento era famosa soltanto la frase di Luciano Cella: “odio i Celti e i socialisti”, e nessuno s’era chiesto perché a Luciano l’atmosfera del Roma avesse suggerito questo strano ed originale accostamento.
Diver che crede d’aver scoperto nei Celti una spiritualità raffinata nel rapporto con una natura sentita come vivente, vede Gianni come l’ultimo dei Carni, l’ultimo capace di sentire il sentimento poetico nell’immagine d’un fiore che diventa sapore, colore, emozione.
Gianni ci viene così presentato all’alba forse pensando ad una uscita di caccia con le mani nell’erba umida di rugiada: il piacere di sentire l’umore della natura come quello di sentire le mani umide dei suoi impasti. Gianni bambino a rubar pannocchie…

lunedì 23 febbraio 2009

Grazie per gli auguri!


Buon compleanno
disse il passero al ciliegio
quando diede i primi fiori.
Altri passeri per anni
ripeterono l’augurio
festeggiando il rifiorire…
Poi pel mal de la vecchiaia
secco l’albero divenne,
senza fiori a primavera.
Ma non smisero gli uccelli
di cantargli il buon augurio
saltellando sempre allegri
tra i suoi rami rinsecchiti.
Non potendo dare i fiori
per segnare il proprio grazie,
dalla linfa che gli resta,
una goccia spreme ancora,
è una lacrima di gioia:
una stilla per un fiore…

mercoledì 28 gennaio 2009

Filastrocca della nonna.


Il soggetto nell’oggetto.

Proprio i giorni della merla
si discute della gerla,

a volere proprio dirla
è un dibattito del pirla!

Te l’immagini mia nonna ,
con la lunga nera gonna,

che s’è rotta la sua schiena,
con la gerla sempre piena,

a pensar che a lo strumento
sarà fatto un monumento!

“Proprio al basto, il monumento!”
questo è certo il suo commento.

“che mi ha visto fare il mulo...
E' un po’ prendermi pel culo!

Anche un asino da soma,
che non abbia il cuore in coma,

se la prenderebbe a petto,
se qualcun, per far dispetto,

ricordasse le sue cesta,
non invece le sue gesta!”

E mia nonna piange mesta,
a pensar che la sua cesta

ha dei posteri l’onore,
che spettava al suo sudore!

Quando un popolo, “soggetto”
si sublima in un oggetto,

è finita per davvero!
Siamo proprio al cimitero!!!

lunedì 26 gennaio 2009

Carnia domani!


Prescindendo dalla considerazione che con i tempi che corrono il fatto che un Consorzio di sviluppo industriale butti via cinquecentomila euro (che in realtà sono 700 mila e forse anche di più!) per realizzare un monumento che a tutto può servire eccetto che allo sviluppo industriale, sarebbe pura follia... Dando quindi per scontato che il Cda del Consorzio rinsavisca e che quindi la gerla, almeno in questi tempi di crisi, non si faccia... E questo a prescindere dal fatto che il finanziamento sia stato merito di Marsilio, con la connivenza di Tondo che fino a pochi mesi fa era Presidente del Consorzio in questione, e che quindi non poteva non sapere..., e quindi assolvendoci a priori se non sapremo individuare il colpevole dell’insano gesto!....
Mi piacerebbe pensare che il clamore suscitato dall’improvvida idea, si concentrasse sull’idea in sè, cioè sull’idea di caratterizzare la porta della Carnia con un monumento alla gerla.
Ringraziando il Messaggero per il risalto che ha voluto dare al fatto, esonero a priori quanti volessero impegnarsi a spiegarmi che cosa è la gerla, con la banale considerazione che, essendo di famiglia contadina, ho da giovane usato la gerla. Episodicamente però, perchè la gerla è stato uno strumento essenzialmente destinato alle donne, utilizzate come portatrici. Ad Amaro, dove si vuole costruire la gerla, in effetti si utilizzava di norma l’asino, ma nel resto della Carnia, al suo posto come bestia da soma, si preferiva utilizzare la donna. Costava meno ed era più docile! Ma non solo in Carnia! In tutta la montagna italiana, e anche in quella europea o mondiale. A conferma di un tanto, se imposti la ricerca della gerla in Google, ti arrivano risposte da tutte le parti dell’Italia, eccetto che dalla Carnia. (sic!).
Tutto ciò premesso e dando per scontato che la gerla non si faccia, mi piacerebbe che l’occasione venisse colta soprattutto dai giovani per immaginare come vorrebbero rappresentare la loro Carnia “tra passato e futuro”. Mi piacerebbe si provassero i giovani a creare il simbolo della loro Carnia tra innovazione e tradizione. Vorrei si cimentassero sull’idea le ragazze, alle quali lo sviluppo di questi anni ha evitato di avere le spalle segnate dalle “braçadories”.
Questo perchè mi ha fatto specie leggere che molti dei nostri politici, a vari livelli di rappresentanza non vedrebbero male la Carnia simboleggiata in una gerla. Se questo è il livello culturale della classe politica che ci rappresenta, si dovrebbe concludere che non c’è speranza... A meno che i giovani non siano in grado, di utilizzare la provocazione per ripartire da un monumento e quindi da un simbolo, per immaginare la loro “Carnia domani”...
Spes ultima dea!!!!...

giovedì 15 gennaio 2009

Sindaco offresi!


“Ho letto che vorrebbe ricandidarsi Benvenuti a Sindaco di Gemona, perché non ti riproponi anche a tu a Sindaco di Tolmezzo?” Così un amico in vena di facezie! “Perché no?” gli ho risposto stando al gioco. “Assieme con Benvenuti, (sindaco con me al momento del terremoto), potremmo costruire l’asse Gemona-Tolmezzo, come asse portante dell’Alto-Friuli”. “Ma non eri contro la Provincia dell’Alto Friuli,” insiste l’amico che non ha ancora capito se scherzo o parlo sul serio. “Certo!” gli rispondo. “Perché ero e sono convinto che prima si deve costruire l’Alto Friuli e poi chiederne l’istituzione e l’autonomia. Chiedere la formalizzazione istituzionale di qualcosa che non esiste nei fatti, mi pare un nonsenso!”
A questo punto l’amico che si è infine accorto che sto scherzando, per continuare nel gioco mi chiede che cosa mi proporrei se fossi chiamato nuovamente a fare il sindaco del capoluogo della Carnia, e così tra il serio ed il faceto gli sciorino il mio programma elettorale.
Come pre-condizione chiedo di essere capolista di una lista unica. Collocata dove?...Non ha importanza, destra e sinistra ormai non sono altro che nomi!... Nella realtà in Carnia ci sono solo due congreghe: una che fa capo a Marsilio l’altra a Tondo. Vorrei una lista fatta da dieci amici di Tondo e dieci di Marsilio…che si ritrovino sul tema comune che “siamo qui solo per fare gli interessi del Comune di Tolmezzo, e quindi della Carnia di cui Tolmezzo deve ridiventare capolouogo. Così come deve ridiventare, a livello regionale, il primo Comune dopo i capoluoghi di Provincia!”. Sono convinto che saprei farli andare d’accordo e quindi riporterei Tolmezzo al centro d’un sistema di relazioni nodale tra la Regione la Provincia e la Carnia!!!
Il programma?...Non dovrei anticiparlo perché dovrei “calarlo dal basso” e quindi far in modo che i consiglieri pensino sia un loro programma condiviso… Comunque, qualcosa posso anticipare, oltre al ruolo mi piacerebbe che Tolmezzo riacquistasse in immagine… Sull’area Delli Zotti, l’attuale parcheggio di fronte alla stazione delle corriere, vorrei lasciare un edificio prestigioso sede degli uffici regionali, provinciali, e di altri uffici pubblici…un edificio simbolo di Tolmezzo del 2000. A fianco, al posto degli ex capannoni militari, vorrei un centro culturale multimediale, pieno di tecnologia e di luce… Già che sono nei paraggi…e un sindaco che si rispetti deve eliminare qualcosa fatta dai predecessori, cambierei la via Jhon Lennon, in Carl Piutti che, a dispetto del nome, non è mio parente ma è il più grande musicista che la Carnia possa vantare, successore di Bach...Deciderei finalmente anche sulla piazza! Ne farei un salotto, pavimentata a parquet di legno lamellare…(utilizzo innovativo del legno!)
Poi visto che mi sono appassionato alle nuove tecnologie farei di Tolmezzo la prima web community, modello a livello internazionale… Dal computer di casa o da quelli pubblici nei bar, si potrebbe accedere a tutti gli uffici, avere tutti gli atti, seguire le sedute del Consiglio, aprendo una pubblica discussione su ogni atto.. . Le mamme, da casa o dall’ufficio, potrebbero vedere i loro figli al nido. I ragazzi seguire le lezioni da casa quando sono ammalati. I genitori sapere in tempo reale se i figli sono a scuola o in marina. Per non dire di ciò che si potrebbe fare con una web tv di paese!
Ma per prima cosa vorrei cambiare l’arredo della sala consiliare. Sostituirei i banchi che sembrano fatti a posta per parlare a vuoto, con un grande tavolo di lavoro centrale, dove i consiglieri dovranno lavorare assieme su progetti comuni…
E le frazioni? Scusate! Dimenticavo che a Tolmezzo si vince nelle frazioni…Per quelle avrei una idea veramente ambiziosa!!!Agevolerei l’introduzione della coltivazione della lavanda in tutte le frazioni, e nell’ex Rilcto farei un centro di raccolta e di trasformazione in creme ed olii essenziali utilizzando le competenze dei giovani chimici dell’ISIS Solari. Non ci sarebbero così prati incolti, ed i frazionisti avrebbero una interessante integrazione del reddito!!!Eppoi ve l’immaginate d’estate la conca tolmezzina che rispecchia l’azzurro del cielo e profuma di lavanda? Se poi a qualcuno, per motivi politici od altro, desse fastidio il colore, e al altri non dovesse piacere il profumo della lavanda, non ne faccio una questione di principio…, possiamo anche optare per la camomilla o per la melissa...
E poi?...Avrei tante altre idee…ma non le posso bruciare, così, ancora sul nascere!...Per un solo bicchiere di ex Tocai, che l’amico mi ha offerto in cambio del mio sforzo di fantasia…

domenica 11 gennaio 2009

La Carnia nella gerla.


Ai più in Carnia sarà sfuggita la notizia che finalmente avremo anche noi il monumento al popolo carnico. Finora uscendo dall’autostrada ad Amaro ci si chiedeva se qualcuno, per stare al passo con la manìa delle piazzole, aveva in animo di entrare nel guinness dei primati con la piazzola più grande del mondo. Ora invece sappiamo che la dimensione è commisurata all’importanza del monumento che vi si vuole costruire al suo interno.
Sembrerebbe infatti che il Consiglio d'amministrazione del Consorzio industriale abbia già approvato una spesa di oltre 500.000 euro per un monumento costituito da una enorme gerla. A questo punto, credo che non ci siano dubbi sulla possibilità per la Carnia di entrare nel guinness dei primati con il monumento più kitsch del mondo. Si parla di una gerla di 25 metri (più o meno quindi alta come l’ospedale di Tolmezzo!) con l’intelaiatura in legno lamellare e le doghe trasversali che di solito nella realtà sono fatte con strisce di nocciolo, realizzate con strisce di alluminio (sic!).
Mi auguro di aver capito male e di essere immediatamente smentito. Ma con i tempi che corrono, veramente non troviamo un modo migliore per impiegare 500.000 euro (un miliardo delle vecchie lire!) di denaro pubblico? E Pantalone paga! si commenterebbe in una popolare trasmissione televisiva…Ma poi, al di là del costo, della dimensione, dei materiali usati, mi si può spiegare il senso d’un monumento alla gerla?... Quando un popolo finisce per sentirsi rappresentato da un oggetto, vuol dire che è veramente alla fine!.. I monumenti alla donna carnica con la gerla, o al cramàr con la cràme, al “menàu” col “sapìn”, possono avere un senso, ma il “sapìn”, la “crame” e il “gèi” senza le persone sono oggetti da museo, non monumenti. La gerla ha un senso come simbolo del sito donneincarnia, ma, a mio parere, perde ogni senso come monumento.
La funzione della gerla per l’uomo è quella del basto per il mulo: uno strumento per rendere più agevole il trasporto. Ma se ci sono tanti monumenti al mulo con il basto, non mi risulta ci siano monumenti al basto senza mulo. Intendentibus pauca... Per convincermi che ho torto mi si porterà a paragone la grande sedia di Manzano. Ma quella è il simbolo di un prodotto che testimonia l’intelligenza di un distretto che ha saputo imporsi a livello mondiale con quel prodotto. La gerla è stata soltanto un intelligente strumento di autoconsumo, realizzato nei tempi morti dell’inverno dagli uomini, per facilitare il lavoro delle “donne portatrici”. Ed infine (dettaglio non secondario!) la gerla non è uno strumento di riferimento per la Carnia, perchè è uno strumento usato, per quanto ne so, almeno in tutto l'arco alpino, ma credo in qualsiasi territorio di montagna.
E comunque, anche se le mie critiche fossero fuori luogo, come può pensare il Consiglio di un Consorzio industriale di essere all’altezza, sotto il profilo culturale, per decidere sul monumento che segnerà d’ora in poi la “porta della Carnia”? Come può pensare sia sua competenza? E i consigli comunali della Carnia e in primo luogo quello di Tolmezzo, non hanno nulla da obiettare?
Se proprio si vuol fare questo monumento, non sarebbe più corretto indire un concorso di idee?... Coinvolgendo anche le scuole, chissà che da qualche ragazzo di prima elementare non possa arrivare qualche idea più intelligente!...
A mio modesto parere il fatto può essere considerato emblematico di quella che veniva definito il “pericolo della chiusura culturale”, quando ci si opponeva alla Provincia della Carnia. Mala tempora currunt!...

Visto che abbiamo voluto restare uniti alla Provincia di Udine, e che la Provincia è un socio di rilievo del Consorzio, mi auguro sia la Provincia a salvarci, per evitare un così evidente spreco di denaro pubblico, e per evitare soprattutto che gli eredi del popolo dei Carni, assumano in futuro il soprannome di “popolo nella gerla”.
Per maggiori informazioni sull'origine della gerla in Carnia:

sabato 10 gennaio 2009

Gino/Igino Buon Onomastico.

Buon onomastico da un Igino a tutti gli Igino ed anche ai Gino del mondo. L’onomastico può essere l’occasione per chiedere l’intercessione del santo protettore di cui si porta il nome. Nel nostro caso, può diventare alla rovescia, l’occasione per rivendicare il ruolo del santo protettore, per riconoscersi in un santo che ha avuto la disgrazia di essere al posto giusto nel momento sbagliato. In questo mi sono sempre sentito in linea con il mio santo protettore… Non so se altri Igino o Gino possano lamentare la stessa cosa…
Diventare papa non è cosa da poco! Oggi chi è papa viene riconosciuto come autorità anche dai non cattolici. Igino purtroppo divenne papa troppo presto. Era il nono dopo S.Pietro, e i papi non li portavano ancora in giro per le basiliche con la sedia gestatoria, anzi il nostro protettore dovette subire “gloriosamente” il martirio nella persecuzione dell’imperatore Antonino, non si sa esattamente come, comunque risulta che sia stato ucciso e che il suo corpo sia inumato nel Sepolcreto Vaticano. Questa sembra sia stata la sua effigie:







Alla ricerca di qualcosa di più su di lui sono entrato su internet in quel mercatino globale costituito da E-bay, ed ho trovato in vendita persino una sua reliquia. Purtroppo per il destino di essere al posto giusto nel momento sbagliato, quando sono arrivato io, la reliquia era già stata venduta. Era una reliquia del 1700 forse messa in opera da un altro Igino come me, che non accettava da avere come protettore un santo anonimo, e si era inventato una reliquia. L’avrei comunque voluta acquistare, e spero l’abbia fatto un altro Igino, a me è rimasta solo la foto che riproduco come portafortuna per tutti gli Igino del mondo.





Confesso che la storia di Igino papa e partire mi ha fatto sempre incavolare. Possibile che a uno che è stato papa ed ha avuto anche la disgrazia di diventare martire, non sia state dedicata neppure una Chiesa, in giro per il mondo. Non dico una basilica ma almeno una piccola chiesetta di campagna!… Ho trovato che a Roma gli anno dedicato una strada, ma mi pare troppo poco…
L’ingiustizia tocca anche i santi! C’è un San Floriano che era un centurione romano, e poi è finito martire, e si ritrova una infinità di chiese dedicate e di pale d’altare nelle quali viene ritratto con un secchio a spegnere gli incendi. Ma possibile che a San Igino non sia venuto in testa che doveva fare qualche miracolo se voleva restare nella memoria del popolo? Poteva curare la peste come S. Rocco, se non voleva fare il pompiere come S.Floriano…Invece sì è limitato a fare il filosofo, ed ai filosofi, si sa, va già bene quando non vengono contestati e bruciati su qualche rogo…
Eppure da quel che risulta, pur avendo avuto solo quattro anni di pontificato, dal 138 al 142, ha avuto un ruolo importante nella storia della Chiesa. Ha organizzato la gerarchia distinguendo i vari ruoli di presbitero, diacono e suddiacono. Ha introdotto nel sacramento del battesimo la figura del padrino e della madrina… Ti pare poco? Ma non ha spento nessun incendio, non ha guarito nessun appestato…così non ha trovato nessuno che lo dovesse ringraziare costruendogli una chiesa, dedicandogli una ancona, o una pala d’altare…
Carissimi omonimi, converrete che si tratta di una grande ingiustizia! A me, confesso, questo nome non è che mi sia mai piaciuto. Ma il nome è qualcosa come il Dna, te lo ritrovi così com’è, che ti piaccia o no. Se poi ti è stato dato per sbaglio, pazienza! A me infatti per asse ereditario, toccava il nome di Luigi. Vista la mia dimensione iniziale (che non si è modificata con il tempo!) a qualcuno è parso esagerato quel nome, ha quindi pensato di ridurlo in Luigino. A questo punto una mia zia (così mi ha raccontato, orgogliosa!) ha avuto un colpo di genio ed ha pensato ad una ulteriore riduzione eliminando le due lettere iniziali, ed è stato così che sono finito a portare il nome d’un santo che con Luigi non aveva nulla a che fare. E’ un nome che non è piaciuto neppure ai Papi. Il suo successore infatti si chiamò Pio, ed altri poi hanno preso lo stesso nome fino al XII del secolo scorso. Igino invece è rimasto solo lui, primo ed ultimo…
Carissimi omonimi non so se è capitato anche a voi qualcosa del genere. Comunque, sia come sia, il motivo per cui ci chiamiamo Igino o Gino, dobbiamo fare qualcosa per riabilitare il nostro santo protettore. Io non riesco a digerire l’idea che anche tra i santi possa esistere tanta ingiustizia! Uno ha mille chiese solo perché ha un secchio in mano ed un altro invece che ha inventato i suddiaconi, il padrino e la madrina del battesimo, non ha neppure un altare ! Per l’11 gennaio chiedendo aiuto al nostro santo protettore, pensiamo a cosa fare perché venga ricordato più degnamente!!!….
Comunque chiediamogli almeno la grazia di non essere sempre, come lui, al posto giusto nel momento sbagliato!!!

giovedì 1 gennaio 2009

Riforma del sistema montagna.

Cercavo nella mio pensiero le scene e la trama per una nuova leggenda sui Celti (http://raccontipiutti.blogspot.com) , e invece, come un refolo di nebbia che resiste al sole del mattino, mi si è impigliata nella mente una riflessione politica, che ha partorito la trama d'una strana leggenda d'attualità. Ma appunto è solo una leggenda!...

RIFORMA DEL SISTEMA MONTAGNA.
(un sistema calato dal basso!)

I COMUNI.
Un Comune non può avere meno di 2.000 abitanti. I Consigli Comunali dei Comuni con meno di 2000 abitanti sono obbligati a sciogliersi entro il 31 dicembre 2009, delegando le proprie competenze al Comune che nel frattempo avranno contribuito a formare, accorpando due o più degli attuali Comuni.
Il nuovo Comune porterà nello stemma gli stemmi dei Comuni preesistenti. Assumerà come nome quello dei Comuni preesistenti in ordine alfabetico, o il nuovo nome su cui nel frattempo ci si sarà accordati.
Il sistema elettorale per l’elezione dei nuovi consigli comunali (di 10 membri)sarà un sistema per il quale i primi consiglieri saranno scelti tra i più votati nei Comuni preesistenti (e faranno parte della giunta esecutiva), i restanti tra i più votati in assoluto. Il sindaco sarà il consigliere più votato.

LE COMUNITA’ MONTANE.
I nuovi Comuni si aggregheranno per aree geografiche più vaste in Comunità Montane, alle quali delegheranno alcune loro funzioni, che risulterà più conveniente gestire in forma aggregata (rifiuti.
Le Comunità Montane avranno comunque competenza esclusiva, sulla gestione e sullo sviluppo del territorio e quindi in materia urbanistica e di edilizia privata (per delega dei Comuni), sulla viabilità a sui trasporti (per delega della Provincia), sul patrimonio silvo pastorale del territorio, (per delega dei Comuni, della Regione, dei Consorzi boschivi che dovranno sciogliersi), sui servizi di prossimità e di assistenza sul territorio.
Organi della Comunità saranno il Consiglio formato da tutti i Sindaci, e il Presidente, eletto in forma diretta in contemporanea con l’elezione dei Sindaci del territorio. Il Consiglio dei Sindaci ha poteri di indirizzo, il Presidente ha compiti esecutivi sulle deliberazioni assunte dalla Giunta dell’Area Montagna di cui al punto successivo.
Le Comunità Montane dovranno aggregarsi nell’Area Montagna della Provincia, per gestire assieme le proprie competenze (che di fatto saranno quindi delegate alla Provincia?) e quelle che la Regione assegnerà alla Provincia in materia di sviluppo dei territori montani (Consorzi industriali, Consorzi turistici ecc.)

L’AREA MONTAGNA DELLA PROVINCIA.
Le Comunità Montane fanno parte del sistema organizzativo della Provincia che dovrà prevedere una Direzione d’Area Montagna, con apposito bilancio a gestione separata. Il personale passerà alle dirette dipendenze della Provincia.
La responsabilità organizzativa dell’Area Montagna e quindi delle Comunità Montane sarà affidata ad un Assessore che garantirà il raccordo con la Giunta e con il Consiglio Provinciale.
La responsabilità gestionale farà capo alla Giunta dell’Area Montagna, costituita dall’Assessore e dai Presidenti delle Comunità, che diventerà il vero organo responsabile della gestione del sistema montagna della Provincia.