giovedì 11 dicembre 2008

Ricordo di Sergio Plazzotta.


E’ morto Sergio Plazzotta. Può essere che il fatto non faccia notizia. Ai giovani il nome non dice nulla. Anche agli anziani forse non dice nulla, perché si è portati troppo e troppo presto a dimenticare… Plazzotta è stato l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Tolmezzo nel periodo della ricostruzione dopo il terremoto del 1976. E’ stato il mio assessore ai lavori pubblici negli anni nei quali ho fatto il Sindaco di Tolmezzo. Che cosa ricordo di lui? Tanti episodi ma soprattutto i i principi di cui dava sempre testimonianza nella sua collaborazione: l’onestà e la sincerità, la fedeltà e la coerenza. Ai nostri tempi si chiamavano valori, ed erano a fondamento di quello che chiamavamo l’impegno civile. Se non hai nulla da nascondere sei sincero, e se il tuo agire ha come fine il bene comune non puoi che essere onesto, coerente nella fedeltà agli impegni assunti. Anche se viviamo una realtà nella quale onestà e coerenza vengono troppo spesso scambiate per ingenuità. Alle volte può anche succedere che qualcuno approfitti della tua onestà per farne un mantello per coprire la sua disonestà…Capita in questo mondo! Ma ora che sei nella dimensione della verità, dove c’è qualcuno che sa veramente distinguere l’erba buona da quella cattiva, che sa dare i premi secondo il valore, e non secondo la capacità di apparire, non ho dubbi che sarai riconosciuto per i valori positivi che hanno guidato sempre il tuo agire…
Anche se non sono cacciatore mi piace ricordarti per la tua passione per la caccia, per il tuo entusiasmo con il quale raccontavi il tuo incontro con la natura, la suggestione del farsi dell’alba mentre la nostra montagna di Carnia riprendeva a vivere…Anche da questa passione veniva il tuo amore per la montagna, il tuo impegno perché ci fosse un futuro ed una prospettiva per i giovani in montagna…Un territorio quello della montagna carnica del quale rappresentavi alla lettera, con il tuo modo di essere e di agire, i valori dell’onestà e del lavoro, uniti a quelli dell’amicizia, intesa come capacità di stare assieme per vivere assieme passioni ed emozioni. Perché no? anche davanti ad un buon bicchiere di vino!...
Vorrei infine ricordare ammirato e sorpreso il tuo coraggio con il quale hai saputo resistere in questi ultimi anni alla malattia. Avrei dovuto esserti più vicino!!! Ma è troppo facile il rimpianto per le cose che si sarebbero dovute fare e non si sono fatte…Le volte che ho avuto modo di incontrarti, non ho potuto che ammirare la tua forza, la tua capacità di vincere la sofferenza, quasi in una forma si sfida coraggiosa, contro il destino che ti voleva piegare. Alla fine sapevi che avrebbe vinto la malattia, come purtroppo è stato… Ma hai dimostrato una capacità di resistenza, oltre ogni limite, sorretta da una fede nelle tue capacità umane, e dall’aiuto che ti veniva da una Fede, poco ostentata forse come pratica, ma molto vissuta, come accompagnatore dell’Unitalsi a Lourdes, in tanti pellegrinaggi sui treni della speranza nella sofferenza. Mandi Sergio!!!

giovedì 6 novembre 2008

Ponzio Pilato


Sull’Espresso di qualche settimana fa De Caro in un articolo sul governatore Tondo si chiedeva come poteva esser nato un decisionista dal paese di Pilato. Non riuscendo a capire il riferimento gli ho scritto per chiedere spiegazioni. Mi ha mandato alla “Guida insolita del Friuli” di Renato Zanolli Edizioni Newton Compton. A pag. 388 si trova il titolo Imponzo e Ponzio Pilato. Vi si legge che la leggenda racconta che Ponzio Pilato nacque in questo villaggio. “Ritornò in questo borgo dopo essere stato deposto da Vitellio. Da Roma Ponzio Pilato arrivò ad Imponzo dove poco tempo dopo morì e fu sepolto. La leggenda racconta che ogni persona che passava davanti alla tomba di Ponzio Pilato gettava un sasso in segno di disprezzo; tante furono le pietre tirate che così si formò il Monte di San Floriano.
Nel mio romanzo “Quid est veritas- La verità ci rende liberi” pubblicato da Boopen ed acquistabile in internet ai siti http://www.boopen.it/ http://www.libreriauniversitaria.it/ http://www.unilibro.it/ il vero protagonista è Pilato che però faccio morire in Gallia, secondo la tradizione. Se avessi saputo prima di questa leggenda (della quale nessuno sa nulla ad Imponzo!) certamente l’avrei sviluppata per collegare Pilato alla Carnia!!!...

giovedì 9 ottobre 2008

Gesù non muore in croce.


Quid est veritas, che cosa è la verità? Inizia con questa domanda e si chiude con l'affermazione che "la verità ci rende liberi" il mio nuovo romanzo. E' il racconto di un Gesù che non muore in croce. Pilato il vero protagonista del romanzo, cerca di capire il messaggio del nuovo profeta, anticipando il percorso di ogni uomo che attraverso il Vangelo cerca di trovare il senso della sua eistenza.

Il libro può essere ordinato on line presso http://www.boopen.it/ o acquistato presso l'Edicola Zarabara, in via Paschini a Tolmezzo.
Riporto la Prefazione.

Se il titolo non fosse già stato utilizzato, avrei voluto intitolare il romanzo “Ipotesi su Gesù”.
Presentando una versione, se non inedita almeno inusuale delle vita di Gesù, il mio intento non è stato infatti quello di ricercare una nuova verità sulla vita del personaggio storico, e ancora meno di affermare che è sbagliato tutto quanto si è detto e scritto sul personaggio in questi duemila anni. La mia è solo una ipotesi, per immaginare quali potrebbero essere le conclusioni alle quali si potrebbe giungere, sulla base della simulazione proposta.
Se Cristo non fosse morto, cosa ne sarebbe del cristianesimo? Oppure quale sarebbe il cristianesimo, se il suo fondatore non fosse stato crocefisso? Non avremmo una religione fondata sull’idea d’un Dio che redime l’umanità dal peccato originale, attraverso il sacrificio in croce del figlio fattosi uomo. Avremmo, al contrario, un religione fondata soltanto sulle idee che Cristo ha predicato.
Idee che comunque fanno già parte della dottrina cristiana, si potrebbe obiettare. Ma l’ipotesi serve a verificare (o meglio a suggerire di verificare) se l’enfasi posta su ciò che Gesù ha fatto, non abbia portato in secondo piano, ciò che ha detto ed insegnato.
L’ipotesi consente in secondo luogo di verificare se l’attenzione su ciò che ha fatto, non abbia portato anche a stravolgere o quantomeno a forzare la trascrizione di ciò che ha detto, per far coincidere le parole con l’immagine del personaggio che si voleva rendere.
Una ipotesi come questa, si potrebbe obiettare ancora, avrebbe dovuto portare a sviluppare un saggio, non un romanzo.
Il saggio tuttavia si sarebbe proposto di dimostrare. Io invece voglio soltanto suggerire che ci potrebbe essere una lettura diversa, sia dei fatti che delle parole. Il mio suggerimento diventa quindi un invito ad una rilettura personale dei testi, che ci sono stati tramandati sulla vita di Gesù, sia quelli canonici che quelli definiti apocrifi, per arrivare ad una propria ricostruzione del personaggio che, anche a prescindere da come appare oggi agli occhi della fede cristiana, è stato quello che ha determinato e condizionato tutta la storia e la cultura occidentale.
Ma perché immaginare che non sia morto in croce? Perché l’idea del sacrificio in generale, ed a maggior ragione l’idea del sacrifico del figlio di Dio, attiene alla sfera del sacro, ed il sacro non si discute, ma si deve accettare per fede. Perché di fronte all’evento di Dio che sacrifica il figlio, per redimerci dal peccato originale, non ci può essere discussione, ma soltanto devota e totale gratitudine. Il fatto è talmente al di fuori della ragione dell’uomo, che non può essere discusso, ma accettato o rifiutato sulla base della fede.
Invece al di qua del sacrificio, siamo al di fuori del sacro, siamo quindi sul piano delle parole, che possono essere interpretate e discusse. Al di qua, si può anche immaginare di poter ricostruire le parole, che non sono state tramandate, perché qualcuno le ha ritenute non coerenti con l’idea del sacro.
Più che un romanzo una provocazione!
Forse sì. Tuttavia nel senso più positivo del termine. Tra chi accetta senza discutere e chi rinuncia a discutere a priori, considerando l’argomento senza interesse, la provocazione a partecipare ad una discussione, sull’origine del pensiero dal quale si è sviluppata la cultura cristiana, nella quale siamo nati, e che, ci piaccia o no, è la nostra cultura di occidentali.






sabato 20 settembre 2008

Abolire le Comunità Montane?


E’ un tema d’attualità! Se ne discute a livello romano, a Trieste, ed evidentemente all’interno di ogni Comunità, nella preoccupazione degli interessati che possano svanire le sedie. Tagliarle? Riformarle? Lasciarle in vita come struttura di pensionamento per i trombati?
A mio avviso il problema va posto in altri termini. Quando sono nate con la legge 1102 del 1971 si è ritenuto che per gestire la specificità del problema montagna fosse necessario un Ente ad hoc.
Esiste ancora questa specificità, cioè esiste qualcosa per cui la montagna necessità d’interventi particolari rispetto alla pianura? E’ cambiata in questi anni questa specificità, e quindi va modificato il tipo di risposte da dare?
A mio avviso la specificità c’è, e si è modificata. Credo che ora ci siano almeno due aspetti di rilievo che fanno la peculiarità della montagna: la necessità d’una gestione coordinata dell’ambiente, e la necessità d’una gestione in prossimità dei servizi. Sono due problemi marginali per la pianura, sono invece due emergenze per la montagna. L’ambiente montano va visto in una ottica di territori omogenei, e non lasciato all’interventismo spesso iconoclasta dei piccoli Comuni. Per garantire la sopravvivenza dei paesi di periferia, è necessario articolare sul territorio una rete capillare e flessibili di servizi.
Immagino quindi un Ente che si faccia carico prima di tutto di dare risposte a queste due peculiarità. Vorrei quindi una Comunità che gestisca l’ambiente con interventi diretti, sulle manutenzioni o sulla raccolta dei rifiuti, ma controllando anche gli interventi dei privati e quindi con i compiti della gestione urbanistica del territorio. Vorrei una Comunità che si faccia carico di attivare e gestire una rete si servizi di prossimità, che garantisca anche nei piccoli centri periferici una accettabile qualità della vita di comunità. Penso alla rete della teleassistenza, della telemedicina, della teledidattica, dei trasporti a chiamata, degli associagiovani, dei punti di aggregazione di paese come servizi pubblici e servizi commerciali di primo livello ecc.
Se poi nel turismo di montagna vogliamo passare dalle parole ai fatti si può individuare subito un terzo campo di intervento per le Comunità. La gestione d’un territorio come destinazione turistica (secondo la definizione di Josep Ejarque!) necessità d’una struttura locale che coinvolga tutto il territorio, ma anche tutta la popolazione, sull’obiettivo della valorizzazione turistica. Una struttura capace di una presenza capillare sul territorio attraverso le nuove ProLoco, attraverso un sistema Ecomuseale diffuso, ma anche una struttura capace di coordinare e di gestire l’offerta. Potrebbero diventare utili a tale proposito i GAL, convertiti in Agenzia di sviluppo locale di ogni Comunità, come già avviene in altre realtà italiane ed europee. All’impegno sul turismo si collegherebbe direttamente quello sull’agroalimentare, per la filiera corta ed i prodotti di nicchia, e quindi per ripensare l’economia rurale della montagna.
Se poi, già che ci siamo, vogliamo trovare un ruolo importante nell’interesse dello sviluppo della montagna, anche per la Provincia, l’Ente di varia asta potrebbe avere proprio il compito di coordinare le Comunità montane mettendole in rete tra loro, e realizzando quindi la rete del sistema provinciale della montagna, svolgendo compiti di sussidiarietà nei confronti delle Comunità. Cosa che in effetti in questi anni la Provincia di Udine prima con l’Assessore Caroli ed ora con Faleschini ha già cercato di fare.
E i Comuni? Potrebbero continuare ad aggregarsi per diventare Comunità di valle…
La Comunità Carnica immaginata già nell’immediato dopoguerra dai nostri padri è stata un modello per l’intervento dello Stato in montagna. Perché non si è capaci di fare altrettanto, di produrre un nuovo modello? Perché i giovani leoni della politica carnica non trovano un tavolo a cui sedersi, costituendo nel piccolo una “commissione Attali”, per immaginare una nuova Comunità Carnica, come risposta alle nuove esigenze d’una montagna nella società postmoderna?
E la gestione? Credo che i sindaci riuniti in assemblea garantirebbero un sufficiente grado di partecipazione democratica. Eleggendo un Meriga, che non sia Sindaco per poter essere al di sopra delle parti, che abbia poteri di governatore, e che quindi possa organizzarsi una Giunta con uno staff di collaboratori, individuati per le competenze, senza dover sottostare alle alchimie dei partiti, potrebbe costituire una soluzione che coniuga democrazia ed efficienza. Il che non guasterebbe!...

lunedì 11 agosto 2008

Ricordo d'un carnico d'altri tempi.


Si è spento serenamente all’ospedale di Tolmezzo, nella “sua” Carnia, dopo breve malattia, Enore Deotto un altro dei carnici che hanno portato alto il nome della Carnia, nel loro percorso di emigrazione.
A chi gli chiedeva il segreto del suo successo rispondeva ricordando il motto dei friulani: “sald, onest, lavoradòr” e si compiaceva di sottolineare soprattutto il valore dell’onestà, della coerenza. Partito da Verzegnis da una situazione di grande miseria a dodici anni per fare il lavapiatti nella stazione sciistica di Clavières in Piemonte, ha trovato nella sua passione per lo sci un modo per farsi notare, nella forza del suo carattere la volontà per diplomarsi ragioniere, per finire poi come Dirigente della Olivetti e quindi a Presidente dello SMAU, il salone delle macchine e mobili d’ufficio della Fiera di Milano.
La vita di Enore Deotto è stata un esempio di come ci si possa sentire legati alle radici di un piccolo paese di montagna ed allo stesso tempo diventare un riferimento per l’innovazione tecnologica a livello nazionale e mondiale. Strettamente ed appassionatamente legato a Verzegnis, il suo paese d’origine, nelle radici recuperate nella bellissima e storica “Cjasa Bondanza”, ha saputo diventare il motore d’un processo di innovazione che ha portato la Smau di Milano a diventare con Abacus un riferimento nazionale, come mostra mercato dell’informatica e della telematica per lo studio, l’abitazione e la casa, e con EITO European Information Tchnology Observatory un punto di riferimento mondiale per il dibattito sui grandi temi dell’economia e della scienza.
Sotto la sua guida, durata quattordici anni, lo Smau è diventato un punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale per l’innovazione nel settore dell’alta tecnologia, si è trasformata in mostra mercato dell’informatica e della telematica per lo studio, l’abitazione e la casa, una fiera dell’Innovazione intesa non solo come vetrina espositiva, ma come luogo di confronto di idee, dove immaginare e disegnare il futuro d’una società nella quale la tecnologia fosse al servizio dell’uomo
Nel suo esempio e nel suo ricordo la Carnia riceve in eredità una preziosa testimonianza di vita e di pensiero su come possano coniugarsi i valori della tradizione e della innovazione per costituire le fondamenta di un originale prospettiva di sviluppo, nella quale il ricordo del passato diventa una modalità per immaginare il futuro. Valori che ha saputo trasmettere ai figli Patrizia e Fabio che vivono a Trieste e Milano importanti esperienze professionali, ma che con il cuore e la passione vivono ancora nell’atmosfera del focolare della loro casa in Carnia.
Si deve anche a lui se l’idea dell’innovazione si è radicata in qualche modo anche in Carnia, attraverso le persone che in contatto con lui hanno potuto contaminarsi respirando la sua passione per l’informatica, come fattore trasversale d’innovazione e di crescita della società.
Sfogliando le pagine della sua vita Enore mostrava con lo stesso entusiasmo le foto che lo ritraevano partigiano nella Osoppo, attivo sostenitore del Fogolàr Furlan di Milano, interprete della solidarietà degli emigranti friulani al momento del terremoto, insignito di numerose e diverse onorificenze come la Stella al Merito del Lavoro, Cavaliere Ufficiale dell'Ordine del "Merito della Repubblica", l'Ambrogino d'Oro e la Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica del Comune di Milano. Metteva il ricordo della cittadinanza onoraria di Enemonzo assieme a quello di Membro dell’Accademia di Inofornatizzazione di Mosca, le foto che lo ritraevano con gli amici carnici con i parenti e la moglie Annette, assieme a quelle che lo ritraevano con Bill Gates.

Tutte assieme costituivano le pagine della vita di un emigrante carnico, che come tanti altri ha saputo emergere e farsi onore nel mondo, scene unite da un filo conduttore unico: un forte impegno ed una grande coerenza nella volontà di dare qualcosa di sé anche per la crescita della società, di testimoniare nei fatti e nell’esperienza di ogni giorno i valori d’un popolo “sald, onest, lavoradòr”.

lunedì 9 giugno 2008

Carnici per la Carnia.

I personaggi carnici per la Carnia.
Il prof.D’Avolio Dirigente dell’Istituto comprensivo di Arta e Paularo è intervenuto in questi giorni con due distinti articoli, cercando invano di provocare un dibattito. In uno ha ricordato come dalla scuola di montagna, dal Liceo scientifico di Tolmezzo (e non solo!) , siano uscite le persone oggi leaders della politica, dell’economia e della cultura a livello regionale o provinciale: dal Presidente della Regione, al Rettore dell’Università di Udine, al Presidente della Camera di Commercio. In un altro articolo invece ha criticato il fatto che la Comunità Montana della Carnia nel suo piano di sviluppo non abbia previsto un asse “saperi e competenze” come asse portante dello sviluppo di un territorio. Senza entrare nel merito, vorrei solo osservare che, collegando le due provocazioni, ne potrebbe nascere una terza. Come mai ci si potrebbe chiedere il territorio che è capace di esprimere competenze in grado di guidare la Regione, l’Università di Udine, la Camera di Commercio, l’Ente Fiera ed anche l’Arcidiocesi, non è in grado di esprimere le competenze necessarie per superare il ritardo di sviluppo del proprio territorio?... La risposta storica a questa domanda è che il carnico si esprime meglio all’esterno del suo territorio. Non a caso moltissimi carnici in Italia ed all’estero sono diventati imprenditori ed hanno assunto ruoli importanti. In Carnia la competizione si sviluppa non nel far meglio, ma nell’impedire agli altri di fare. Si è affermata una sorta di casta del “chi meno fa”, fatta di persone più preoccupate di evitare la crescita degli altri, che di pensare alla propria crescita. Cercando delle spiegazioni sul piano culturale si potrebbe dar la colpa all’invidia, che da tempo si è affermata come la più grande “virtù” dei carnici, o si potrebbe persino pensare al retaggio di una cultura anarco-socialista che ha percorso il panorama culturale delle montagne carniche nel secolo scorso. Ma porteremmo il dibattito su un piano che non ci interessa!…
Restando nel concreto sarebbe più interessante chiederci perché i nostri personaggi, dai punti di potere conquistati a livello regionale o provinciale, non hanno voluto o saputo pensare alla Carnia, con il riguardo e l’interesse con cui è logico si guardi al proprio paese d’origine.
Uno dei problemi richiamati in tutti i documenti regionali e provinciali è il ritardo di sviluppo della montagna. All’interno dei territori montani la Carnia ha una sua peculiare caratterizzazione e omogeneità, per cui può essere individuata come ambiente ideale per la sperimentazione di progetti pilota da estendere poi a tutta l’area montana.
Le Regioni a statuto ordinario stanno già lavorando alla riforma delle Comunità Montane. Noi in passato eravamo Comunità Carnica prima ancora d’essere comunità montana, perché non potremmo sperimentare il modo di essere delle comunità montane del domani? Perché la Camera di Commercio non può immaginare un coinvolgimento nuovo e diverso delle categorie economiche nello sviluppo di un territorio ?… Perché Udine Fiere non può pensare per la Carnia, qualcosa che riproponga per la nostra Regione, ciò che è per il Veneto Longarone Fiere?… Perché l’Università invece di disseminare sul territorio inutili facoltà, non articola sul territorio i suoi centri di competenza, e fa del CIT di Amaro un centro pilota per un diverso modo di intendere il rapporto Università e Territorio?... Perché la stessa Chiesa udinese non sviluppa sull’Arcidiaconato della Carnia il progetto per un modo nuovo di rapportarsi con i territori di montagna?…Perché infine, considerando carnico per matrimonio, anche il Presidente dell’Area di ricerca di Trieste, non fare in modo che anche un Centro nazionale di ricerca come l’Area, si misuri con il problema dei territori in ritardo di sviluppo, ed apra un suo centro di competenza in Carnia?
Se non fosse che ho da sempre problemi di digestione, cercherei di organizzare una cena di lavoro tra questi personaggi, assumendo come tema: “Che cosa ognuno di noi, può inventarsi per far in modo che la Carnia smetta di lamentarsi di essere una terra di sofferenza e di dolore?”...
Girando attorno alla tavola, come attorno a quella del ricco epulone di cui parla il Vangelo, chissà che anche i poveri carnici, che non sono stati in grado di uscire dal loro territori e di aprirsi al confronto con altre culture, recuperando le briciole di una mensa così importante, non riescano a convincersi della priorità dei saperi e delle competenze, per porre le basi per lo sviluppo del loro territorio! Con buona pace del prof. D’Avolio, che carnico non è…

domenica 25 maggio 2008

Carni@

Carni@- Net Community delle Alpi Carniche.
Idea per un piano di sviluppo della Carnia.

Premessa:
Una delle cause del cronico ritardo nello sviluppo della montagna friulana e quindi anche della Carnia è stata la sua marginalità, non solo geografica, ma soprattutto culturale. Gli abitanti, le istituzioni, il mondo produttivo hanno sempre elaborato un’immagine di sé passiva, come soggetti secondari e periferici rispetto ai centri urbani. Così si è creato un circolo vizioso che ha acuito le difficoltà d’inserimento e partecipazione di questa parte della regione alle dinamiche di sviluppo economico e sociale.
Negli ultimi anni, uno degli errori più gravi commessi dalla politica nell’affrontare la questione della rinascita della montagna è rappresentato appunto dall’incapacità di avvertire questa grossa lacuna culturale; purtroppo si è di norma enfatizzato e posto l’accento sul problema delle infrastrutture trascurando l’intervento, che presenta indubbiamente modalità operative più complesse, sulle risorse umane.
Questo progetto mira a rovesciare tale situazione. Le azioni previste, infatti, non sono volte solo a produrre una rete di servizi all’avanguardia, ma portano a realizzare anche un chiaro esempio di come l’ambiente montano possa diventare propositivo e protagonista d’innovativi processi di sviluppo. Il progetto diventerà una Best practices a cui guardare; le ricadute a livello sociale e culturale sono facilmente immaginabili. L’ambiente montano potrà così recuperare quella fiducia nelle proprie capacità che è un presupposto indispensabile per avviare con forza e convinzione attività ed azioni in tutti i contesti.

Motivazioni dell’intervento:
In una fase in cui la società dell’informazione si sta affermando come chiave di volta dello sviluppo futuro, la Carnia non può certo permettersi di segnare il passo anche in questo settore. Al contrario si deve impegnare ad attivare tutte le risorse umane ed organizzative disponibili per coglierne le diverse opportunità e poter così riaffermare la propria centralità e dinamicità.
Anche la Net-economy così come la società dell’informazione richiede da parte della comunità uno sforzo di ammodernamento riguardante sia gli strumenti informatici che il bagaglio di conoscenze dei possibili utenti. La Net-economy, infatti, è caratterizzata da cambiamenti tecnologici sempre più accelerati; la velocità dell’innovazione comporta la necessità di processi di apprendimento più veloci e assume sempre più la configurazione di una learning-economy.
La capacità di apprendimento diventa in prospettiva un decisivo vantaggio competitivo, e poiché l’apprendimento è un processo interattivo e socially embedded, il sistema sociale e politico di un territorio determina l’efficienza dei processi di apprendimento individuale ed organizzativo. La fiducia tra i membri della comunità e la coesione sociale diventano in questo processo la vera competenza distintiva.
Rispetto a queste problematiche la montagna è vistosamente carente sia in termini di strumenti informatici che di diffusione delle conoscenze riguardanti il loro utilizzo. Inoltre è assente una sistematica ed organizzata rete di servizi on-line che dia un valore aggiunto ai due elementi poc’anzi nominati nei rari casi in cui sussistano.
Il progetto Carni@ nasce, quindi, dalla forte necessità di recuperare queste lacune ed individua chiaramente gli obiettivi, i fattori di sviluppo ed infine il tipo di azioni da attuare, così da realizzare non degli interventi sporadici e disorganizzati, come è avvenuto in passato, ma da introdurre un’articolata ed efficace strategia di sviluppo.


Obiettivi:

Trasformare la Carnia in una net community cioè in una comunità nella quale cittadini, associazioni, organizzazioni e istituzioni di governo siano in grado di sviluppare strategie di connettività digitale e relazionale. Ciò comporterà inoltre la capitalizzazione delle risorse umane in vista di un alto posizionamento strategico della comunità in termini di sviluppo economico sociale e tecnologico.
L’introduzione della nuova modalità di comunicazione con l’uso diffuso di Internet e delle sue possibilità, deve diventare il mezzo attraverso cui portare la dei carnici a ripensarsi sotto il profilo delle proprie possibilità di sviluppo.
L’uso delle ICT (Information and comunication Technology) favorendo processi di apprendimento sempre più veloci dovrà permettere alla comunità di sfruttare i vantaggi della società dell’informazione (adattamenti reattivi) e produrre innovazione da sviluppare all’interno d’un sistema di net economy (atteggiamento proattivo).
La Regione attraverso la società regionale Mercurio, che non ha caso a sede ad Amaro e quindi nel territorio della Comunità montana della Carnia, sta sviluppando un progetto per portare la banda larga in tutta la Carnia. Collegati i Comuni, sarà ora necessario consentire a tutte le imprese e ai privati un collegamento ai prezzi correnti del mercato nazionale, sarà necessario attraverso degli incentivi favorire i collegamenti e l’acquisto dei terminali per i collegamenti.
Ma quando l’hardware della banda larga si fosse anche diffuso a livello capillare, a nulla servirebbe se non si fosse introdotto contemporaneamente a livello sociale una sorta di software per favorire ed incentivare tutta la popolazione ad ogni livello, ad utilizzare il nuovo strumento. Come si è già detto va colta l’opportunità dell’introduzione di internet come opportunità per ripensare alla Carnia ed alle sue prospettive di sviluppo.
Carni@ è un progetto nel quale attraverso l’enfasi data ad internet (che supera le barriere delle valli, delle distanze dei paesi) si ripensa allo stesso tempo l’economia e la società della Carnia, con un sistema di azioni che trovano in internet l’elemento unificante, e nella formazione permanente necessaria all’introduzione di internet, l’elemento per realizzare un coinvolgimento generale della popolazione.
Il risultato finale dovrebbe essere un territorio che nell’applicazione intensiva di internet trova il modo di diventare più comunità sotto il profilo sociale, della diffusione dei servizi, e trasforma questo, in un vantaggio competitivo per rilanciarsi in ambito turistico e per sviluppare un cluster di piccole imprese specializzate e collegate nei settori della net-ecnomomy.
La vision (il dream?) del [PI1] progetto Carni@ è quello di promuovere nella montagna carnica lo sviluppo permanente di un ambiente economico sociale e culturale nel quale le istituzioni, le organizzazioni, le imprese e i cittadini realizzino soluzioni innovative per crescere e competere nell’economica globale basata sulla conoscenza, generando sviluppo e migliorando la qualità della vita.
Questa vision viene declinata su due versanti uno interno ed uno esterno. All’interno si vuole ripensare la comunità nelle sue dinamiche di sviluppo sociale, all’esterno si vuole proporre la comunità come terra di elezione per la residenzialità, come destinazione turistica, come luogo ideale per lo sviluppo di imprese innovative. Due versanti e quattro elementi:
Carni@ per essere più Comunità.
Carni@ come destinazione turistica.
Carni@ con l’offerta del proprio patrimonio edilizio inutilizzato.
Carni@ per fare impresa.
Sui primi due elementi può essere costruito il modello di sviluppo, gli altri non possono che discendere come conseguenti corollari. Per declinare assieme i primi due elementi lo schema già utilizzato con successo in altri ambiti è quello dell’Ecomuseo.

Carni@ – Ecomuseo della montagna carnica.

Il termine di ecomuseo non rende l’idea. Mai come in questo caso significante e significato sono distanti. Il termine con il richiamo al museo fa pensare a qualcosa di statico. Nella realtà il termine di ecomuseo non è legato tanto a quello di museo, raccolta di reperti, quanto a quello del territorio concepito da un lato come “museo di cultura, storia e tradizioni, di natura luoghi e suggestioni”, ma allo stesso tempo luogo di relazioni per chi vi abita, e che vuole richiamarsi al passato per rafforzare il senso di appartenenza e di identità, come elemento di distintitvità e valore aggiunto per immaginare e progettare il futuro.
Secondo la definizione di Henri Rivière che ne ha coniato il termine, l’Ecomuseo deve essere inteso come uno “. specchio dove la popolazione si guarda, per riconoscersi in esso, dove cerca spiegazioni del territorio al quale è legata, unite a quelle delle popolazioni che l’hanno preceduta, nella discontinuità o nella continuità delle generazioni. Uno specchio che la popolazione tende ai suoi ospiti, per farsi meglio comprendere, nel rispetto del suo lavoro, dei suoi comportamenti, della sua intimità”.
In questa prospettiva l’ecomuseo non va inteso come “un luogo ma una rete di luoghi ed allo stesso tempo una rete di azioni per valorizzare i luoghi, una rete di organizzazioni e di associazioni, che assieme si pongono l’obiettivo di questa valorizzazione. per fare d’una paese una “comunità”.
Alla luce di queste considerazioni l’idea dell’Ecomuseo diventa la risposta più adeguata all’esigenza particolarmente avvertita nei territori di montagna, di rafforzare lo spirito di identità, per motivare il radicamento al paese ed al territorio, di agire sul versante culturale, oltrechè su quello sociale ed economico per invertire la tendenza allo spopolamento della montagna.
Ci sono paesi nei quali le generazioni passate hanno lasciato segni evidenti della loro presenza, reperti che le generazioni presenti vanno raccogliendo e custodendo gelosamente in appositi musei. Ma ci sono anche molti paesi nei quali i segni del passato sono stati meno evidenti, a volte sono stati cancellati dall’incuria e dal disinteresse. Sembrano ormai paesi senza storia. Eppure anche fra quelle case da almeno un millennio si sono sacrificate per sopravvivere generazioni di uomini e donne. Anche questi paesi hanno quindi una loro storia.
Il progetto Ecomuseo per i paesi di montagna si rivolge soprattutto a questi paesi, con la proposta di creare una rete all’interno del paese, per ricreare una rete di relazioni nel presente, attraverso il recupero delle relazioni tra presente e passato, per immaginare una relazione tra presente e futuro, approfittando del supporto che può venire dalla telematica.
Se la telematica infatti serve a superare le distanze, in nessun luogo come in montagna le distanze hanno costituito un handicap, in nessun luogo è opportuno puntare sulla telematica per sviluppare una nuova qualità di vita, nella quale le distanze non costituiscano più un problema.
Il progetto di Ecomuseo si può assumere quindi nell’obiettivo di collegare telematica e storia per immaginare un nuovo modo di vivere nei territori di montagna, facendo diventare i paesi comunità e la rete tra paesi una comunità montana, nel significato vero di “comunità” e non solo in quello istituzionale previsto dalle leggi in vigore.
Carni@, quindi come progetto di ecomuseo della Carnia, progetto di una comunità che si rivede allo specchio dell’ecomuseo, per rileggersi, riconoscersi, apprezzarsi, e che valorizzandosi ritiene di potersi proporre come prodotto turistico e destinazione turistica di livello. In un contesto nel quale internet e la telematica diventano lo specchio che viene utilizzato sia per riconoscersi che per proporsi.
Per il ruolo che si vuole attribuire ad internet nel progetto Carni@, come già evidenziato in premessa, l’idea di Ecomuseo viene declinata allo stesso tempo come l’idea di Ecomuseo di Comunità ed Ecomuseo Telematico. Ecomuseo di Comunità perché l’obiettivo di fondo è quello di utilizzare internet per ripensare la Comunità, ecomuseo telematico appunto per il ruolo che si vuole attribuire ad internet nel ripensare la Comunità.
Per raggiungere gli obiettivi indicati in premessa si immagina di operare attraverso tre workpachage, che raggruppano una serie di azioni finalizzate agli obiettivi. Con la prima ci si propone di promuovere e diffondere l’utilizzo di internet, e di fare di internet lo specchio che la Comunità utilizza per rivedersi, con la seconda lo specchio viene utilizzato come strumento per proporsi in chiave turistica, con la terza ci si propone di sviluppare i servizi che l’infrastruttura telematica può portare alla Carnia

WP 1 - Internet come specchio dell’ecomuseo.

D’intesa con la società Mercurio che ha acquisito la server farm dell’Agemont e sta operando per portare la banda larga su tutto il territorio montano, si intende impegnare la società regionale a diffondere il segnale sul territorio, in contemporanea si intende sviluppare sul territorio una azione di animazione e sensibilizzazione all’uso diffuso di internet attraverso una serie di azioni. Come si è già detto in premessa, elemento caratterizzante del progetto, rispetto ad altri progetti, deve essere l’aprirsi della montagna alla società dell’informazione, utilizzando l’apertura come occasione per ripensare la propria comunità nei suoi punti di forza e nei suoi punti di debolezza. Troppo spesso in passato si è pensato allo sviluppo come superamento dei punti di debolezza. Ma non c’è sviluppo se non nella convinzione della propria forza. Un progetto di sviluppo deve puntare al superamento dei punti di debolezza, ma deve farlo puntando sui punti di forza. E il punto di forza principale della montagna è la qualità dei suoi abitanti, è il fatto che l’ambiente stesso sviluppa una particolare predisposizione all’innovazione, perché l’ambiente stesso richiede un atteggiamento intelligente e proattivo.
E’ fondamentale quindi per la riuscita del progetto l’azione iniziale di animazione rivolta agli abitanti. Ci si deve porre l’obiettivo di far sì che non ci sia persona sulla montagna carnica in età della ragione, di qualsiasi età e ceto sociale, che non abbia messo le mani su una tastiera, preso in mano un mouse, provato una mandare una mail o a collegarsi in internet.

Per raggiungere l’obiettivo si prevedono delle azioni specifiche:

1A – Attivare nei Comuni ma anche nei piccoli paesi che saranno raggiunti dalla banda larga, e che aderiranno all’iniziativa, degli Ecomusei - laboratori telematici, ossia degli spazi attrezzati con una rete di computers portatili collegati Wi-Fi, con l’obiettivo immediato di costituire un gruppo di lavoro, che si organizzi per sviluppare e mettere in rete il sito del proprio paese, che si costituirà come elemento del Portale della Carnia, organizzato e gestito dalla Comunità.
Il gruppo di lavoro può fare riferimento ad una Associazione esistente, preferibilmente una Pro Loco, o in mancanza diventa il nucleo per il costituirsi dell’Associazione. Si può anche immaginare uno suo sviluppo ed una trasformazione in Cooperativa di Paese.
Il sito dovrà essere Museo virtuale e quindi vetrina della storia ricostruita del paese, documentazione di quanto può essere apprezzato nel paese sotto il profilo paesaggistico, ma anche sotto quello della cultura, delle tradizioni, delle leggende.
Il sito dovrà essere anche riferimento per un sistema di relazioni (chat, forum, blog ecc. ) da attivare all’interno del paese (tra Comune e cittadini, tra associazioni ecc), tra il paese ed i suoi emigranti, e di servizi (e-commerce, teleprenotazione, teledidattica, telebiblioteca, teleassistenza ecc.) per chi vive in paese e per i turisti.

2A – Fare del Laboratorio telematico un luogo di aggregazione, soprattutto giovanile, di condivisione delle opportunità offerte da internet, di supporto all’attività scolastica. Fare del laboratorio un luogo per la formazione permanente degli adulti all’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche. Farlo diventare il luogo d’incontro virtuale tra amministratori e cittadini in uno sportello del cittadino interattivo che favorisca il rapporto tra amministratori ed amministrati.

3A – Lasciare all’iniziativa dei singoli Laboratori lo sviluppo di idee innovative che servano a migliorare la qualità della vita dei paese, e la qualità della vita percepita, utilizzando la rete, perché le idee degli uni diventino stimolo per altri. Ma allo stesso tempo intervenire a supporto, con il contributo di facilitatori che sappiano aiutare i residenti a leggere la propria comunità a costruire la propria “mappa di comunità” come strumento per leggere il presente attraverso il filtro della storia degli uomini che l’hanno creato.

4A – Riprendere e sviluppare nelle scuole elementari e medie il progetto già realizzato su finanziamento Euroleader con la piattaforma www.sbilf.org per portare nelle scuole la teledidattica come nuova metodologia della didattica. Mettendo in rete le scuole si consentirà a quelle più periferiche, ed in particolare a quelle costituite da pluriclassi di cooperare con altre, facendo in modo che il mantenere le scuole nei piccoli paesi non costituisca un handicap in termini di qualità dell’insegnamento per i ragazzi. Allo stesso tempo la rete di scuole della montagna, tramite internet, potrà relazionarsi con altre reti di scuole, anche all’estero, favorendo l’apprendimento delle lingue ed il confronto tra culture diverse.
La telematica è già stata sperimentata in altre regioni per risolvere i problemi che nascono nei piccoli paesi dove esistono classi con un scarso numero di allievi.
Per il radicamento dello spirito di appartenenza è importante che la scuola resti il più possibile ancorata ai singoli paese. Per contro il collegamento con realtà troppo piccole assieme al ridotto numero di allievi possono determinare le condizioni perché la scuola di montagna diventi comunque una scuola di seconda categoria. Questo induce i genitori ad emigrare per evitare ai figli l’handicap di aver frequentato la scuola di montagna.
La telematica consente di sperimentare un modello diverso di pluriclasse verticalizzata, alternando moduli di formazione in classe con moduli di formazione a distanza.
Si avrà così una scuola di paese con il vantaggio di più docenti e con l’uso del computer come strumento individuale di didattica. Il fatto che al pomeriggio l’alunno possa ripetersi la lezione a casa, (quando è possibile affiancato da un genitore), diventa un ulteriore vantaggio. Con il sistema delle classi virtuali si possono organizzare attività di recupero a livello di tutto il territorio carnico.
Lo stesso modello può essere portato anche a livello di scuola media ed anche per le superiori.
Allo stesso modo degli adulti impegnati nella riscoperta del loro territorio per realizzare il sito web, i ragazzi potranno essere impegnati sullo stesso obiettivo, al loro livello. La valorizzazione della identità e dello spirito di appartenenza potrebbe diventare così uno dei temi per coinvolgere assieme scuola e paese sullo stesso obiettivo.

5A – I maestri formati all’utilizzo del computer e di internet potranno svolgere all’interno dei Laboratori telematici la funzione di alfabetizzazione all’uso ICT nei confronti di tutta la popolazione e in particolare degli anziani, recuperando la funzione che storicamente hanno avuto nei processi di alfabetizzazione e di sviluppo culturale dei paesi.

6A – Come sviluppo del progetto abbozzato dalla Provincia come CSAF Centro scolastico Alto Friuli, si può pensare di informatizzare tutto il sistema scolastico, recuperando esperienze già in atto in altre parti d’Italia. Se sul server della scuola ogni alunno potrà disporre di una personale pagina Web nella quale è registrato il suo percorso scolastico, ma è anche registrata in tempo reale la sua presenza a scuola, sono registrati i suoi voti, sarà possibile per i genitori seguire on line i loro figli a scuola. Sarà anche possibile monitorare in tempo reale l’andamento scolastico intervenendo per evitare i casi di dispersione, o con suggerimenti riguardanti l’orientamento.

6A – Evidentemente le azioni di cui ai punti precedenti implicano:
lo sviluppo di una organizzazione ed una regia che dovrà far capo alla Comunità Montana, o per delega di questa a Euroleader.
l’appalto ad una società esterna del supporto tecnologico al progetto.
Il risultato sarà lo sviluppo di un Portale della Carnia come risultato della collaborazione dei residenti nell’evidenziare le bellezze del loro territorio, degli operativi nel campo della ricettività nel proporre le loro offerte, dei gestori dei servizi nel sottolineare le opportunità. Essendo tutti abilitati ed impegnati ad aggiornare il proprio spazio non c’è il rischio che il nuovo sito web finisce nel cimitero di internet.
Se il Centro-regia si farà carico della stimolazione ed animazione continua, può diventare il sistema sensibile per sviluppare una nuova sensibilità di comunità.

WP 2 - Carni@ – Destinazione turistica.

Se al Portale costruito secondo le indicazioni del punto precedente viene collegato un motore di ricerca intelligente ed un sistema di prenotazione in tempo reale, il sito diventa lo strumento innovativo per proporre il prodotto Carnia, o la destinazione Carnia.
Discutendo sulle vocazioni della montagna friulana, si conviene infatti di norma sul fatto che il turismo potrebbe essere una opportunità, ma che difficilmente diventa tale a causa della mentalità e quindi a causa d’un fattore negativo d’ordine culturale. L’idea dell’ecomuseo specchio per specchiarsi e per mostrarsi ha lo scopo anche di modificare sotto il profilo culturale il rapporto dei residenti con il turista. Se il residente sente il suo paese come un “luogo di sofferenza e di dolore”, trasmettendo questo suo sentimento, disincentiva evidentemente il turista. Analogamente disincentiva il senso di sofferenza con cui il residente sopporta l’invasione dei turisti come estranei.
Se al contrario il residente apprezza il proprio paese e vuole condividere questo apprezzamento con altri, si sviluppa nel rapporto tra residente e turista un nuovo atteggiamento di accoglienza: il turista viene visto come opportunità, sul piano delle relazioni personali, prima ancora che sul piano economico.
Per una comunità come per una famiglia, l’arrivo dell’ospite diventa un motivo per mettere in ordine la casa come il paese. Il turismo diventa un parametro di riferimento per valutare lo sviluppo del proprio paese.
Nelle varie teorie sulle modalità per favorire lo sviluppo turistico di un territorio, particolarmente significativa per un territorio come quello della Carnia, può essere considerata quella che viene definita come “destination management”. Cosa si deve fare perché un territorio venga riconosciuto, scelto, apprezzato come destinazione turistica? In questa accezione per destinazione si deve intendere uno spazio geografico nei quali l’ospite sente di avere a disposizione la gamma di prestazioni che ritiene indispensabile per rendere soddisfacente il proprio soggiorno. Queste prestazioni che determinano la “soddisfazione” del cliente, devono esistere come presupposto indispensabile, devono essere note, per attrarre il cliente, devono essere tali da lasciare soddisfatto il cliente, creando quella fidelizzazione che è alla base dello sviluppo turistico di un territorio.
La Carnia per quello che gli ha dato madre natura e per quel poco che sono riusciti ad aggiungere gli uomini, può diventare una destinazione interessante, sia per il turismo invernale che per quello estivo che per il turismo verde nelle stagioni di mezzo, ma perché lo diventi veramente è necessario fare in modo che venga percepita come possibile interessante destinazione, e che poi si proponga come una offerta realmente capace di soddisfare il cliente.
Un passaggio importante in questa direzione è quello della rete. Il territorio deve fare rete, nel senso che devono essere messe in rete e quindi rese visibili dall’esterno tutte le opportunità che offre il territorio, devono essere rese meglio fruibili attraverso la rete le opportunità dall’interno, cioè da chi già è entrato e vive ormai come ospite sul territorio.
Il portale della Comunità diventa automaticamente la rete di ciò che offre la comunità e di come la offre. Il portale diventa un forte elemento di marketing perché consentirà di progettare e prenotare la propria vacanza non solo a livello alberghiero, ma entrando nel dettaglio di tutto ciò che si intenderà fare, di ciò che si vorrà visitare.
La visibilità di queste informazioni dall’esterno, nel mondo globale di internet farà della rete turistica locale il supporto all’azione di marketing perché “destinazione Carnia”, diventi una scelta, per un turismo nuovo di persone che non amano intrupparsi, ma che allo stesso tempo desiderano poter avere tutte le informazioni necessarie per organizzarsi, per vivere al meglio l’esperienza di un territorio fatto di prodotti tipici, di eventi, di bellezze naturali, di storia, e di tradizioni.
Il portale diventa l’interfaccia per la gestione del Sistema Locale di Offerta turistica inteso come “un insieme di attività e fattori di attrattività che situati in uno spazio definito siano in grado di proporre una offerta turistica articolata ed integrata, una forma complessa caratterizzata dalla stretta interazione tra più attori del contesto competitivo che, pur mantenendo la propria individualità giuridica ed economica avviano con la partecipazione al progetto, dei percorsi di sviluppo strategico, organizzativo e di marketing comuni”.

L’enfasi che nel progetto si è dato ad internet ed alla telematica, deve portare nell’ambito turistico a puntare sulla telematica come sistema intelligente per gestire la destinazione.
Il portale deve essere visto quindi come vetrina costantemente aggiornata perché ogni attore locale è interessato a mantenere aggiornato il suo spazio, ma soprattutto dovrà essere uno strumento intelligente che consente al turista di scegliere, costruire e prenotare la propria vacanza.
Il sistema di prenotazione in tempo reale utilizzato per prenotare la camera, deve essere ampliato ed adattato per consentire di prenotare la gita organizzata, la visita organizzata ad un luogo o ad una attività di interesse, prevedendo sistemi di prenotazione e successiva conferma al raggiungimento del numero minimo previsto.
Recuperando l’esperienza in atto nel progetto Ecomuseo AGHE, si potrà introdurre in maniera diffusa l’uso del cellulare come guida turistica, implementato con l’uso del palmare collegato GPS.
La sezione riservata ai ragazzi nell’ambito del programma di teledidattica può diventare allo stesso modo uno strumento per l’attivazione del turismo scolastico.

WP 3 - Carni@ - Net comunity.

All’azione della Comunità su Mercurio per sollecitare la diffusione della banda larga sul territorio ed quella, attraverso il progetto di Ecomuseo, per favorire l’utilizzo della banda larga da parte del territorio, si dovrà unire una azione per promuovere lo sviluppo della banda larga come nuova infrastruttura per un modo nuovo di vivere la montagna.

A livello indicativo si possono suggerire le seguenti azioni:

Azione 1 - E-government.
Uno dei possibili campi d’applicazione più interessanti della telematica è quello dei rapporti fra cittadini ed istituzioni (nel nostro caso: Comuni, Comunità Montane, Provincia). Infatti, non solo alcune informazioni ma anche alcuni servizi possono essere messi in rete così da poter avvicinare le istituzioni ai cittadini. Un’altra linea di sviluppo molto interessante è quella relativa ai collegamenti fra tutti i soggetti pubblici e privati (protezione civile, vigili del fuoco, forze dell’ordine, i consorzi per l’acquedotto) per migliorare il monitoraggio del territorio in tutti i suoi aspetti.
La gestione dei servizi in rete facendo diventare i Comuni dei front office, di back office che possono essere collocati in qualsiasi parte del territorio, preferibilmente arretrati nel territorio come forme di telelavoro, può diventare un elemento per ripensare ad una diversa organizzazione della Comunità montana anche sotto il profilo istituzionale.

Azione 2 - Telemedicina.
Mettendo in rete i medici di base e collegando la rete alle farmacie ed al sistema ospedaliero, si potranno mettere in rete sistemi di telediagnosi, di fornitura di referti, di fornitura di medicinali ecc.

Azione 3 - Teleasssitenza disabili ed anziani.
La telecamera sul monitor consente al disabile o all’anziano di farsi vedere da un centro di soccorso o semplicemente da un centro di ascolto, di formulare le sue richieste, di avere le risposte più adeguate.
Il sistema di teleconferenza consente agli anziani-disabili di colloquiare tra loro tra paesi diversi, al limite di fare la partita a carte…
Unendo al pronto intervento pubblico un sistema di pronto intervento volontario si riuscirà a garantire un servizio efficiente con un notevole risparmi di costi.

Azione 4 - Teleformazione.
La formazione via Internet è ormai una realtà ed ha il decisivo vantaggio di consentire l’aggiornamento continuo in tutte le località raggiungibili con la rete. Qualsiasi soggetto può così continuare nella sua formazione e l’approfondimento dei propri interessi aggirando i problemi logistici o relativi all’età.
Attraverso l’Università della terza età si possono pensare moduli di formazione permanente alternando la formazione in aula alla formazione decentrata a livello di paese e quando possibile a livello di singolo utente.
Euroleader, d’ntesa con IAL ENAIP ecc curerà invece la diffusione di una formazione più professionalizzante e quindi più diretta all’inserimento ed al reinserimento lavorativo, coinvolgendo la Provincia con il Centro per l’Impiego.

Azione 5 - Teleservizi di prossimità.
Sotto questo termine si possono ricomprendere tutti i servizi che la telematica consente di portare “in prossimità” dell’utente e quindi anche la teleformazione la telemedicina o la teleassistenza, l’azione però si riferisce specificatamente ad una serie di servizi aggiuntivi che si può immaginare di poter fornire all’utente come: la spesa in casa, la biblioteca in casa, la banca in casa ecc.
In questa azione deve rientrare la fornitura ad ogni utente della SMART CARD individuale da utilizzarsi come firma elettronica, come carta di accesso a tutti i servizi del sistema.

Azione 6 - Telecontrollo del territorio.
La rete che serve a portare i servizi sul territorio serve allo stesso tempo per monitorare il territorio ai fini della prevenzione.

Azione 7 – Telelavoro.
Sperimentazione di forme di lavoro a distanza a cura del nuovo Centro per l’impiego della Provincia che così andrà a sperimentare forme di collocamento attivo e non solo la gestione di rapporti burocratici come oggi avviene.

Azione 8 – Teletrasporto.
La piattaforma centrale di collegamento a supporto del portale dovrà essere integrata con un sistema centralizzato di gestione dei trasporti a chiamata. La telematica dovrà essere di supporto ad una gestione integrata di tutti i mezzi disponibili autocorriere, furgoni.. e ad un programma che preveda l’integrazione del parco macchine con mezzi pluriuso in modo da poter razionalizzare i costi e garantire il servizio.

Azione 9 – e-commerce.
La commercializzazione dei prodotti locali in internet utilizzando anche il potenziale mercato dei friulani nel mondo, potrà essere un mezzo per incrementare e sviluppare le produzioni locali.
L’azione dovrà collegarsi ad altre tese a favorire lo sviluppo di prodotti locali e la loro trasformazione, in modo da mantenere in valore aggiunto sul territorio, e la loro commercializzazione

Azione 10 – Sportello unico di servizio alle imprese.
Sviluppando iniziative già in essere si dovrà consentire alle aziende della montagna l’accesso a distanza agli sportelli della CIAA, Inps. Inail ecc.

Carni@ - Net Economy

Partendo dalle due ultime azioni ricordate, la net-comunity dovrebbe diventare elemento portante per lo sviluppo della net-economy promovendo la costituzione di:
una rete innovativa di servizi alle imprese;
un sistema avanzato di commercio elettronico;
un sistema diffuso di PMI in rete, attorno ad un sistema di laboratori e di aziende leader ad Amaro.
Indirettamente la net-economy potrebbe diventare il punto di partenza per sviluppare un nuovo sistema di produzione basato sulla qualità e centrato su nicchie di mercato ad alto valore aggiunto.
Il progetto potrebbe avere un’appendice complementare in:
Carni@ offerta del proprio patrimonio edilizio inutilizzato.




Dal virtuale a reale.
Se lo sviluppo del portale diventerà per la Comunità una occasione per “specchiarsi”. Lo specchio metterà in luce le carenze sotto il profilo culturale, ma evidenzierà anche le carenze sotto il profilo strutturale, le necessità di intervento per migliorare l’ambiente che si vuole orgogliosamente proporre come ideale per il turista.
Dal portale uscirà, automaticamente un piano di interventi per migliorare l’ambiente che costituisce la nostra “terra di elezione.
Ma da questo approccio emergeranno anche le carenze del Sistema Locale di Offerta Turistica o le inutili sovrapposizioni.
Potrebbe emergere ad esempio la necessità di attivare una cooperativa per la gestione dei servizi turistici che abbia dei riferimenti in ogni realtà periferica, che organizzi gli studenti universitari od anche gli studenti delle superiori come guide turistiche preparate e competenti, sull’esempio di ciò che avviene al Centro Esposizioni di Illegio.
Partendo dall’e-commerce come elemento innovativo di marketing potrebbe venir ripensato tutto il sistema delle produzioni tipiche dell’artigianato e dell’agricoltura, finalizzato a fare da supporto al Sistema Locale di Offerta Turistica.
Ripensare il sistema Carnia come prodotto turistico significa ripensarlo anche come organizzazione per il residente. Se ci si propone un sistema che porti il turista a fidelizzarsi per l’alta qualità dell’accoglienza del territorio, avremo ottenuto allo stesso tempo un ambiente particolarmente accogliente per chi vi è nato e per chi pensa di sceglierlo come residenza.


Euroleader gestore dell’Ecomuseo e di Destinazione Carnia.

Il progetto in tutta la sua impostazione propone la Comunità Montana alla regia dello SLOT Sistema Locale di Offerta Turistica. Si può pensare ad un gestione diretta, ma è evidentemente preferibile l’affidamento ad una struttura più snella più flessibile ed affidabile.
La società Euroleader partecipata in maggioranza dalla Comunità Montana, ma allo stesso tempo aperta alla partecipazione delle associazioni dei soggetti privati che dovrebbero risultare coinvolti nel progetto, potrebbe risultare il soggetto ideale, per gestire un progetto che presuppone il coinvolgimento diretto dei Comuni, ma anche l’adesione convinta dei privati.

[PI1]

giovedì 8 maggio 2008

Destinazione Carnia.

Destination management dello sviluppo turistico della Carnia.

Nelle varie teorie sulle modalità per favorire lo sviluppo turistico di un territorio, particolarmente significativa per un territorio come quello della Carnia, mi pare quella che viene definita come destination management. Cosa si deve fare perché un territorio venga riconosciuto, scelto, apprezzato come destinazione turistica? In questa accezione per destinazione si deve intender uno spazio geografico nei quali l’ospite sente di avere a disposizione una gamma di prestazioni adeguata alle sue necessità e comunque la gamma che ritiene indispensabile per rendere soddisfacente il proprio soggiorno. Queste prestazioni che determinano la customer satisfaction del cliente, devono esistere come presupposto indispensabile, devono essere note, per attrarre il cliente, devono essere tali da lasciare soddisfatto il cliente, creando la fidelizzazione che è alla base dello sviluppo turistico di un territorio.

La Carnia per quello che gli ha dato madre natura e per quel poco che sono riusciti ad aggiungere gli uomini, può diventare una destinazione interessante, ma perché lo diventi veramente è necessario fare in modo che venga percepita come possibile interessante destinazione, e che poi si proponga come una offerta realmente capace di soddisfare il cliente.

Un passaggio importante in questa direzione è quello della rete. Il territorio deve fare rete, nel senso che devono essere messe in rete e quindi rese visibili dall’esterno tutte le opportunità che offre il territorio, devono essere rese meglio fruibili attraverso la rete le opportunità dall’interno, cioè da chi vive ormai come ospite sul territorio.

La società regionale Mercurio ha portato la banda larga in tutti i Comuni della Carnia. Con un ulteriore intervento che dovrebbe essere sollecitato dai Comuni, la banda larga dovrà essere disponibile a condizioni di mercato per tutti i residenti, e potrà essere fruibile a titolo gratuito, come optional, per i turisti. Ma se anche Mercurio facesse queste azioni per la disseminazione della possibilità di collegamento a internet, e poi nessuno avvertisse l’esigenza di collegarsi, l’investimento regionale risulterebbe sprecato! Se invece riteniamo che la rete sia uno dei vantaggi competitivi per fare della Carnia una destinazione turistica, allora è necessario si mettano in atto tutti quegli interventi che consentono di utilizzare la competitività consentita dalla rete.

Una delle occasioni da utilizzare in questa direzione è quella offerta dal PSL Piano di sviluppo locale, che sta per essere predisposto da Euroleader. Il tema unificante che è già stato indicato e prescelto opportunamente a livello regionale è quello del “turismo rurale sostenibile”. Utilizzando le misure previste per il PSL è possibile estendere a tutto il territorio l’iniziativa di ecomuseo telematico che la Provincia, con il finanziamento dello stesso Euroleader, sta sperimentando in alcuni Comuni dell’Alto Friuli.

Sarà quindi possibile individuare in ogni Comune una associazione, (di norma la Pro Loco) che metta in rete ciò che in ogni Comune il turista può vedere e ciò che può fare. La messa in rete a livello territoriale di queste informazioni consentirà di avere il quadro di ciò che la Carnia può offrire nel suo complesso. La possibilità di mettere in rete la prenotazione in tempo reale di qualsiasi struttura sul territorio, farà sì che tutto il territorio venga considerato come un vero “albergo diffuso”. La messa in rete dell’applicazione che consente al turista di avere in ogni luogo ed in ogni momento l’informazione sui mezzi di trasporto pubblico di cui può disporre, agevolerà la mobilità interna. Lo sviluppo per tutti Comuni dell’applicazione delle visite al territorio guidate al cellulare consentirà all’ospite di avere informazioni puntuali ma al tempo stesso individualizzate per chi preferisce l’approccio alla montagna come scoperta personale. Il tutto sintetizzato in una smart card che consenta al turista di accedere in forma agevolata alle opportunità offerte dal territorio…

La visibilità di queste informazioni dall’esterno, nel mondo globale di internet farà della rete turistica locale da supporto all’azione di marketing perché “destinazione Carnia”, diventi una scelta, per un turismo nuovo di persone che non amano intrupparsi, ma che allo stesso tempo desiderano poter avere tutte le informazioni necessarie per organizzarsi, per vivere al meglio l’esperienza di un territorio fatto di bellezze naturali, di storia, e di tradizioni.

Chissà che questa del Piano di Sviluppo Locale puntato tutto “sul turismo rurale sostenibile non possa essere una opportunità per un salto di qualità!...

sabato 22 marzo 2008

Elezioni regionali!

Da pensionato non ho potuto non apprezzare l’affermazione del programma elettorale di Tondo: “i pensionati costituiscono una risorsa irrinunciabile per il mantenimento della coesione sociale”. Ho quindi subito deciso di dare il mio contributo impegnandomi nella lettura e commento dei programmi elettorali. Penso infatti che solo chi ha tempo da perdere, come un pensionato, può dedicarsi alla lettura delle 31 pagine di Tondo e delle 43 di Illy. Immaginando che quelle di Tondo siano il risultato dei mesi di lavoro di Liberidea, sono partito da quelle, ed ho trovato subito una piacevole sorpresa. Noi pensionati siamo portati ad attardarci sui temi che ci vedevano impegnati quando eravamo in attività. A volte non ci rendiamo conto che le cose sono cambiate. Così anche a me è capitato che, dopo aver parlato per anni del problema montagna, non mi sono accorto che nel frattempo il problema è stato risolto. Così risulta chiaramente dal programm di Tondo. Il problema montagna è diventato un unico paragrafo a sé, intitolato “Azioni turistiche per la montagna”. Vi si legge che “la montagna friulana è un patrimonio della nostra comunità complesso e delicato. Richiede attenzioni particolari per garantire vivibilità e lavoro ai residenti e capacità di attrazione per i turisti. Occorre perciò intervenire con azioni mirate ed efficaci sulle capacità ricettive, sulle infrastrutture, sulla organizzazione degli eventi”. Alla fine di questa giaculatoria si legge anche che la priorità è “aumentare in quantità e qualità la ricettività delle località montane, ora carente”, che si dovranno trovare le “migliori strategie di promozione turistica della montagna” in Europa, mentre Agemont e Promotur “devono razionalizzare attività e costi ricercando tutte le possibili sinergie”.

Tutto qui? Ah no! Dimenticavo. In altra parte si legge che “l’allevamento bovino da latte è la condizione necessaria per la permanenza dell’agricoltura in montagna.

Nelle 43 pagine fitte fitte di Illy tra le politiche di sviluppo territoriale, si ritrova una pagina intera dedicata ad un ragionamento un po’ più organico sulla montagna, si parla di progetto montagna, di servizi di prossimità… Ma se il progetto sono le scatole vuote sulle quali si stanno masturbando in questo momento le Comunità Montane, non è che si possano nutrire grandi speranze… Ma ciò che è più grave, è sparita l’Agemont, è sparito il Centro di Innovazione Tecnologica di Amaro. Da uno che ci voleva dare la Provincia, ci si poteva aspettare qualcosa di meglio!...

L’Agemont per Tondo è una grana da razionalizzare, per Illy è già finita.…

Che deve fare a questo punto uno che aveva pensato che attorno all’Agenzia di sviluppo si potesse costruire un progetto innovativo di sviluppo per la montagna?... Se venisse eletto in Regione il sindaco di Amaro Tomacello, in lista con Intesa per il Presidente, forse potrebbe essere in grado di far cambiare idea ad Illy, di indurlo ad impostare un nuovo programma di sviluppo per il polo tecnologico dell’Alto Friuli. Val la pena di pensarci!!!..
Attorno a questo polo si potrebbe impostare un nuovo progetto di sviluppo, utilizzando la montagna come il luogo più sensibile ove sperimentare l’innovazione sul piano della tecnologia ma anche su quello sociale e politico, con nuove “buone prassi” di comunità virtuale, di web tv locale, di internet point di aggregazione giovanile, di carta dei servizi, di ecomuseo telematico, di turismo in rete, di teledidattica e teleformazione, di telemedicina e teleassistenza, di gestione ecosostenibile dell’ambiente, di risparmio energetico ed energia alternativa ecc. ecc. Agemont diventerebbe così riferimento per progetti pilota da estendere poi a tutta la Regione, da far diventare anche linee per nuovi prodotti.

Montagna: un modello di ambiente innovativo per prodotti innovativi e per un sistema innovativo di relazioni sociali e politiche… da trasferire poi a tutta la Regione....

Se i giovani non sono più capaci di sogni, lasciamo almeno sognare i pensionati!!!...

domenica 16 marzo 2008

Lettera aperta al Candidato Presidente Renzo Tondo

Carissimo Renzo,

avrei voluto esser tra i tuoi sostenitori in questa campagna elettorale che ti vede candidato a Governatore della Regione, anche per ringraziarti della correttezza con la quale per dieci anni mi hai fatto da vice in Comune a Tolmezzo. Avrei voluto, ma non posso! In questi oramai quaranta anni di impegno politico a vari livelli ho sempre privilegiato gli interessi della comunità ai miei interessi personali e quindi anche ai miei rapporti personali. Sono ora convinto che gli interessi dalla nostra comunità regionale, nei prossimi cinque anni, saranno interpretati da Illy meglio di quanto tu li possa interpretare.

Il 16 marzo del 2003 quando volevi ritirarti offeso perché ti era stata preferita Alassandra Guerra, ho fatto pubblicare su un quotidiano locale l’appello “Presidente Tondo, sei una risorsa e non puoi sprecarti” il 16 marzo del 2008 devo purtroppo scrivere “eri una risorsa ma ti sei sprecato”. Ti dicevo che comunque ti veniva data l’opportunità di proporti come leader del opposizione, “leader regionale della Casa della Liberta e non solo di Forza Italia, un punto di riferimento importante per la montagna”. Avevi cinque anni davanti per studiare da Presidente, per proporti da Presidente. Hai perso questi cinque anni nel fare tutto eccetto che studiare da Presidente, nel cercare di costruire la cultura e il sistema di relazioni che deve avere chi si assume il compito di amministrare una Regione.

Ricordo, con rammarico, un’assemblea per la rifondazione della Casa delle Libertà, nella quale sembrava tu volessi proporti come leader per la rifondazione del movimento, ma tutto si è fermato a quella cena, tutto è finito in una cena!... Ricordo, con dispiacere, quando ti ho chiesto di lavorare assieme per costruire una nuova prospettiva per il Comune di Paularo. Mi hai risposto che non potevi perdere voti. Francamente per uno che stava studiando da Presidente della Regione mi sarei attesi comportamenti diversi! Anche da parte di tanti sindaci e di tanta gente in Carnia ci si attendeva comportamenti diversi! In questi anni il centro destra ha perso la gran parte dei Comuni in Carnia. Non è da escludere quindi si verifichi il paradosso per il quale la Carnia stessa, (che per la prima volta può esprimere il Presidente della Regione), finisca per privilegiare il triestino Illy!

Alla fine, per l’abilità che tutti ti riconoscono (che ti ha consentito di diventare il referente di Forza Italia per l’Alto Friuli appena conclusa l’esperienza di Sindaco con il supporto dei verdi e dall’estrema sinistra), per non so quale altro miracolo di trasformismo sei riuscito a rientrare nelle grazie di Berlusconi. Mi fa piacere per te! Ma, a mio parere, per la Regione c’è bisogno di altro che la falsa benedizione di Berlusconi!!!...

Lo so che sei bravo a stare “con la gente”, ma non basta! Io credo che il politico debba operare “per la gente”. Ed è tutta un’altra cosa! Si possono aiutare i poveri dando loro l’elemosina o mettendoli nelle condizioni di superare la povertà. Su questa seconda strada ci vuole più tempo e si hanno meno consensi. Ma è questa la strada da seguire! La strada che costruisce una prospettiva per il futuro della nostra Regione, che dà una prospettiva alle nuove generazioni.

In un sistema economico e sociale in rapida trasformazione c’è bisogno di qualcuno che abbia una visione, una strategia, che abbia degli obiettivi, che vadano oltre il suo, pur legittimo, desiderio di rivincita. Mi pare che su questo piano, (per il tempo che hai perso a fare altro!), non ci sia confronto tra te e Illy, pur con i limiti che gli sono imposti da una alleanza innaturale con la sinistra estrema.

Per questo, collocandomi in questo momento per cultura e sensibilità politica al centro destra, mi impegnerò per la vittoria di Fontanini e della sua squadra in Provincia, allo stesso tempo però, (penso sia corretto te lo anticipi) credo doveroso esprimermi a favore d’una riconferma di Illy e della sua squadra, per garantire la migliore prospettiva possibile di sviluppo della nostra Regione e della nostra montagna. Sono spesso stato critico su tante cose della gestione Illy e mi auguro che abbia preso atto degli errori commessi, per non ripeterli, anche per quanto riguarda i programmi per la gente della montagna. Ma, come diceva Voltaire, si è costretti a scegliere non il “migliore dei mondi” ma il “migliore dei mondi possibili”.

Igino Piutti - sindaco di Tolmezzo dal 1975 al 1990

lunedì 14 gennaio 2008

Autonomia e identità.



(appunto da sviluppare! vedi anche il post autonomismo e identita del 13.06.07)
L’autonomismo sarà uno dei temi di fondo della prossima campagna elettorale in Regione. Forse sarà proprio il tema dell’autonomismo a costituire la discriminante, e a determinare la vittoria di uno dei due poli, in una Regione come la nostra caratterizzata da forti spinte autonomistiche. L’autonomismo occupa infatti una vasta area di centro, che può essere indifferentemente attratta a destra ed a sinistra e seconda di come destra e sinistra sapranno definire un programma, che faccia più o meno larghe concessioni sul piano dell’autonomismo.
Io (e si vede che non mi intendo di politica!) vorrei consigliare agli uni ed agli altri addirittura di abolire il termine, e di sostituirlo con quello di identità. Quando un popolo chiede che per legge venga riconosciuta la sua cultura e la sua lingua, significa che è alla fine, è finito perché non trova più in sé, la capacità di affermare e difendere i valori in cui crede e che lo identificano. Chiede una difesa formale esterna, per l’incapacità di sostenere una difesa dall’interno. Io, al nuovo consiglio regionale non chiederei leggi a difesa dell’autonomia o a favore della lingua, ma leggi che promuovono e favoriscano il percorso di recupero dell’identità da parte ogni paese, di ogni quartiere e quindi d’ogni comunità montana, d’ogni Provincia perchè ci sia alla fine una identificazione a livello regionale (cfr. quanto si sta facendo in Piemonte sull'idea degli Ecomusei!)
Parafrasando il poeta Leonardo Zanier identità è sentirsi europei in America o in Cina, italiani in Europa, friulani in Italia, carnici in Friuli, di Givigliana o di Ligosullo in Carnia. Ma la radice vera dell’identità è quella innestata nel proprio paese, in un rapporto originale dell’individuo con gli elementi che fanno del suo paese un unico irripetibile. Su questa identità si possono e si devono costruire le identità di livello superiore. Ma se, per restare nell’esempio più comprensibile della lingua, mi si costruisce una identità che fa morire l’identità primigenia, della mia lingua di Cazzaso, che è diversa da quella di Fusea, anche se i due nuclei abitati sono distanti tra loro meno di un chilometro, isolati sulla stessa montagna, questa nuova identità che ho conquistato, non è un valore ma finisce per diventare un danno.
Dal piano della lingua a quello della cultura, a quello più in generale dell’identità, lo sviluppo è lo stesso. Non voglio riconoscimenti formali di ciò che sono, voglio invece aiuti a ritrovarmi per quello che sono, a riscoprire come valore quello che sono nella mia particolarità, facendo della diversità un valore che mi porta ad apprezzare la diversità degli altri. Aiuti che mi sono dovuti perché vengo da anni nei quali si è cercato di inculcarmi l’idea che la mia identità, la mia cultura, la mia lingua, fossero un handicap.
Se i prossimi cinque anni devono essere quelli che promuovono la Regione come Regione leader nella società della conoscenza, chiedo si definisca in premessa che la conoscenza da cui si vuole partire, è quella delle mie radici. Vorrei un programma che fa d’un albero il suo paradigma. Un albero che riesce a sviluppare le fronde sempre più rigogliose, quanto più riesce ad affondare le radici nella terra da cui è nato. Un albero che traduca in immagine il bellissimo concetto racchiuso nel bruttissimo neologismo di “glocale”.
Avrei così una Regione che può rivendicare la specialità di essere una rete di tante identità che proprio nel riconoscersi in rete, valorizzano la loro diversità. Una Regione che è già piccola ed autonoma è che proprio per questo non ha necessità di riconoscere autonomie interne, ma che valorizza e specifica la sua autonomia nel valorizzare la rete delle identità da cui è costituita.