A
Verzegnis, accanto ai Presepi pregevoli realizzati dall’Amministrazione
Comunale davanti alle varie chiese del paese , c’è quello allestito dai privati
proprietari e gestori del B&B La Gerla Blu.
Lui d’origine colombiana lei
albanese, a dire che il presepe è anche incontro di culture diverse. Il cortile
retrostante è stato trasformato in una sorta di presepio. Le cataste di legno
del bosco di Verzegnis e, in terra, lo strame che s’usava un tempo nelle
stalle, fanno da scena e da sfondo alla
mostra dei presepi di Franco Faleschini. L’odore del legno si mescola a quello
dello strame e crea un profumo che riporta il visitatore a rivivere la
suggestione dell’ingresso in quella grotta di Palestina ove, per i cristiani, è
nato il Redentore.
Nella tradizione istituita da san Francesco, quel bimbo è Gesù. Per tutti è un bimbo la
cui nascita dà significato alla famiglia, accende le speranze per il futuro.
E’
questa l’idea che ha portato Faleschini a collezionare oltre mille presepi ma
soprattutto a realizzarne in proprio oltre trecento. Gli scrittori scrivono con
le parole, i registi con le immagini. Faleschini ha scelto di comunicare costruendo
presepi, ambientando in vari modi la scena d’una famiglia e d’un paese di
pastori che gioisce per la nascita d’un nuovo abitante. Vuole comunicare due
cose: che la famiglia è un valore che trova la più alta espressione attorno
alla culla d’un neonato, che l’ambiente agro-pastorale nel quale si colloca la
scena è un ideale di vita.
La
scintilla che ha acceso la sua passione per i presepi è stata, il trauma della
morte di suo padre. Nei giorni precedenti il Natale. Aveva quindici anni. Per
esprimere il suo dolore e il rimpianto per la sua famiglia distrutta dalla
perdita del capofamiglia, per consolare il fratello più piccolo, ha costruito
il suo primo presepe. Poi non si è più fermato! Suo padre era di Treppo
Carnico, sua madre di Intissans di Verzegnis, lui invece e nato a Cittadella di
Treviso ove i suoi erano emigrati. Ma la nostalgia della Carnia che gli hanno
trasmesso i suoi genitori, costretti ad abbandonarla, è diventata per lui un
amore. La costruzione dei Presepi un
modo per ripensare alla Carnia, alle sue tradizioni al modo di vivere dei suoi
abitanti.
Da
giovane gli si erano aperte ben altre prospettive di vita. Giocando a calcio
come portiere era arrivato in serie A
con il Bologna, e nella squadra dell’Italia per le Olimpiadi. Ma le
preoccupazioni e l’apprensione della madre vedova l’hanno condizionato, e
convinto a lasciare per trovarsi un lavoro “normale” vicino a casa. Per uscire
dalla normalità del lavoro e della vita quotidiana, ha trovato una valvola di
sfogo nella poesia del presepe, che è diventata per lui il filo rosso che ha conferito
un senso originale alla sua vita
. Gli oggetti della vita d’ogni giorno, nella
sua immaginazione diventano “location” luoghi da presepe. Il passaggio
dall’immaginazione alla realizzazione un hobby, un passatempo, per riscrivere
in forme sempre nuove il suo mondo poetico sul tema della famiglia e della
natività.
Nei suoi
presepi il Natale più che la rievocazione della scena madre della religione
cristiana, è la festa della famiglia che s’allieta nella nascita d’un figlio.
Per questo i presepi alla Gerla Blu di Verzegnis, creano una suggestione e
inducono a una riflessione che prescinde dal significato religioso.
La casa con il presepe diventa presepe a sua volta. |
Il Natale
per i Carni e poi per i Romani era il giorno (Dies Natalis) che segnava la
rivincita del Sole (Sol invictus) che riprendeva a salire per aprire l’anno
nuovo. Il Bambino nella culla per Faleschini è il sole che entra nella casa,
nelle famiglie.
Un
Presepe il suo, che ha un senso condivisibile per tutti al di là del credo
religioso. Dei percorsi per ritrovare nella poesia della Carnia il senso del
proprio futuro, al di là di quelle che possono essere le proprie radici di
partenza. Non a caso i gestori del B&B sono lui di diversa origine etnica,
e hanno trovato nei Presepi di Faleschini qualcosa che li unisce, per
immaginare il proprio futuro in Carnia.
In quel
bimbo posto in un giaciglio e inserito in una scena che rievoca multiformi
suggestioni della Carnia di ieri, è riposta la speranza per il nuovo anno.
L’invito a ritrovare nel passato le radici per costruire la speranza d’ogni
giorno dell’anno che s’apre. Nuovo nelle speranze e nei propositi, come è nuovo
alla vita il neonato nella culla.
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