lunedì 7 dicembre 2015

Ricordando Giovanni Gortani.


                Sabato 5 dicembre al Centro Simonetti di Cabia è stato presentato il volume che raccoglie gli atti del convegno su Giovanni Gortani nel centenario della morte. Perfetta e accattivante la presentazione del volume a cura di Mirta Faleschini e Denis Baron con la regia di Claudio Lorenzini. A dir poco pregevole. per non dire eccezionale, il lavoro dell’Editore Andrea Moro, anche nella cura della composizione tipografica, delle riproduzioni fotografiche  e nella veste data al libro. Più che condivisibile l’idea di curare un “ricordo” non una “celebrazione” del personaggio cui va il merito, tra gli altri, di aver cercato di convincere i carnici della importanza della loro storia.
                 D’accordo sull’evitare le celebrazioni, ma che addirittura si utilizzi la ricorrenza per “demolire” il celebrato, mi pare troppo. Per come avevo avuto modo di leggere e di apprezzare Gortani anche come scrittore, sono rimasto sorpreso dalla stroncatura che ne fa  Carlo Tolazzi considerando “l’accostamento a Catrerina Percoto proibitivo improponibile, una distanza abissale”.
                Improponibile è l’accostamento solo perché molto diversi gli obiettivi e i risultati che i due si attendono dalla scrittura. Diverse le motivazioni per cui scrivono. Giovanni Gortani è un appassionato della storia della Carnia che ricorre al racconto cercando di far capire al lettore la realtà della Carnia dell’Ottocento. Avrebbe potuto riportare come un dato quello della emigrazione delle sfilere, o quello della fluitazione sul Chiarsò. Il dato diventa racconto, da pagina di storia diventa pagina di vita. Non osservata dall’alto, da intellettuale, come nella Percoto, ma sentita, da una persona che ha vissuto veramente assieme alle persone che diventano i personaggi dei suoi racconti. Motiv par cui à bisugnarès partii domandansi il motifs par cui a si è metut a scrivi i “Bozzetti Alpini”. Un personaggio che aveva  fatto il garibaldino, il sindaco, l’avvocato, il notaio, l’archeologo, il numismatico e non so che altro….

                Fuori luogo, a mio avviso, anche la stroncatura che si fa di Giovanni Gortani come autore di bozzetti in friulano, soprattutto quando si mettono in evidenza le “imprecisioni sul versante morfologico, grafico e fonetico”. Mi pare evidente che Gortani non si prova a scrivere in friulano per fare un esercizio accademico di scrittura seguendo i dettami della koiné. Non scrive in lingua friulana, ma nel carnico che conosce. Come potrei  fare anche io che parlo carnico, che forse potrei provare a scrivere come parlo, ma che non ho nessuna intenzione di imparare a scrivere in lingua friulana, secondo le regole adottare dai friulanisti. Se lo facessi, se volessi scrivere la lingua che parlo, dovrei cercare, come fa il Gortani, di rendere graficamente le inflessioni del mio parlato. Non solo scrivendo “pierdi” invece che “piardi”, ma anche inserendo parole che sono tradotte dall’italiano ma che sono diventate (non so come mai!) elementi del mio “carnico” come “impreteribilmenti”. Motiv par cui al larès cirùt di capii miôr parcèche Gortani al ha volùt scrivi in çiargnèl  las sôs “Machiettis Leggendariis”   

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