Sembra che finalmente si sia diradata la nebbia che ha coperto per tanto tempo i fatti di Porzus. Non del tutto perché resta ancora il velo sulla responsabilità politica sui fatti. Si ha l’impressione che tra le specialità della nostra Regione ci sia anche quella della querelabilità della ricerca storica. Si arriva così al paradosso di trasferire ai magistrati la competenza sulla ricerca riguardante la nostra storia recente. Così, come argutamente mi ha commentato uno degli ultimi protagonisti ancora in vita, si finisce per misurare la ragione e il torto sulla capacità finanziarie per resistere nei vari gradi di giudizio.
Lasciando quindi ai posteri la ricerca sulle responsabilità politiche, come su Porzus su tanti altri fatti, per mancanza di disponibilità finanziarie, possiamo almeno assolvere al dovere morale di contribuire a far diradare la nebbia del mito, nel quale si è voluta velare anche la storia della Resistenza in Carnia. A partire dal mito che si è voluto stigmatizzare nel termine Carnia Libera 1944, facendo passare la Repubblica partigiana di Ampezzo come origine del moto dell’autonomismo carnico.
In realtà non c’è mai stata una Repubblica Partigiana della Carnia. Ad Ampezzo si è costituita la Giunta Provvisoria di Governo del CLN Zona Libera Friuli e quindi, in altri termini “la Repubblica Partigiana del Friuli” e la differenza non è solo terminologica. Nell’estate del 1944 in effetti si andava costituendo in Carnia dal basso a fatica un sistema di partecipazione democratica con la formazione dei CLN comunali, che si univano nei comitati di valle, che a loro volta davano vita al CLN della Carnia.
Ma, come ricordo nei miei appunti per un racconto sulla guerra partigiana intitolati l’Assedio della Carnia (http://www.piutti.it) riportando le parole di Mario Lizzero, “è stato il PCI a volere l’istituzione di una Zona Libera dandole una Giunta Provvisoria di Governo e non più un CLN carnico. In vista dell’enormità dei problemi che dovevano essere affrontati e risolti il CLN carnico per la sua stessa struttura e composizione era assolutamente incapace di far fronte ai giganteschi problemi presenti in una Zona Libera tanto vasta”.
In effetti ad Ampezzo si costituisce una Giunta provvisoria di Governo con persone designate a livello provinciale dai cinque partiti più rappresentativi e dalle due formazioni partigiane. A prendere in mano la situazione (per l’incapacità dei carnici!) furono le grosse personalità politiche che dal piano salirono in Carnia come Gino Beltrame per il PCI e don Aldo Moretti per la DC.
Se così sono andate in realtà le cose, ad Ampezzo più che la madre dell’autonomismo carnico, mi pare sia nata la madre degli equivoci che hanno caratterizzato la storia della Carnia nel dopoguerra. E’ evidentemente solo una opinione, o se si vuole una provocazione, per invitare altri a collaborare in un confronto senza pregiudizi, ad una ripulitura della patina di leggenda e mitologia sotto cui si nasconde la vera storia della Resistenza in Carnia
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