domenica 11 gennaio 2009

La Carnia nella gerla.


Ai più in Carnia sarà sfuggita la notizia che finalmente avremo anche noi il monumento al popolo carnico. Finora uscendo dall’autostrada ad Amaro ci si chiedeva se qualcuno, per stare al passo con la manìa delle piazzole, aveva in animo di entrare nel guinness dei primati con la piazzola più grande del mondo. Ora invece sappiamo che la dimensione è commisurata all’importanza del monumento che vi si vuole costruire al suo interno.
Sembrerebbe infatti che il Consiglio d'amministrazione del Consorzio industriale abbia già approvato una spesa di oltre 500.000 euro per un monumento costituito da una enorme gerla. A questo punto, credo che non ci siano dubbi sulla possibilità per la Carnia di entrare nel guinness dei primati con il monumento più kitsch del mondo. Si parla di una gerla di 25 metri (più o meno quindi alta come l’ospedale di Tolmezzo!) con l’intelaiatura in legno lamellare e le doghe trasversali che di solito nella realtà sono fatte con strisce di nocciolo, realizzate con strisce di alluminio (sic!).
Mi auguro di aver capito male e di essere immediatamente smentito. Ma con i tempi che corrono, veramente non troviamo un modo migliore per impiegare 500.000 euro (un miliardo delle vecchie lire!) di denaro pubblico? E Pantalone paga! si commenterebbe in una popolare trasmissione televisiva…Ma poi, al di là del costo, della dimensione, dei materiali usati, mi si può spiegare il senso d’un monumento alla gerla?... Quando un popolo finisce per sentirsi rappresentato da un oggetto, vuol dire che è veramente alla fine!.. I monumenti alla donna carnica con la gerla, o al cramàr con la cràme, al “menàu” col “sapìn”, possono avere un senso, ma il “sapìn”, la “crame” e il “gèi” senza le persone sono oggetti da museo, non monumenti. La gerla ha un senso come simbolo del sito donneincarnia, ma, a mio parere, perde ogni senso come monumento.
La funzione della gerla per l’uomo è quella del basto per il mulo: uno strumento per rendere più agevole il trasporto. Ma se ci sono tanti monumenti al mulo con il basto, non mi risulta ci siano monumenti al basto senza mulo. Intendentibus pauca... Per convincermi che ho torto mi si porterà a paragone la grande sedia di Manzano. Ma quella è il simbolo di un prodotto che testimonia l’intelligenza di un distretto che ha saputo imporsi a livello mondiale con quel prodotto. La gerla è stata soltanto un intelligente strumento di autoconsumo, realizzato nei tempi morti dell’inverno dagli uomini, per facilitare il lavoro delle “donne portatrici”. Ed infine (dettaglio non secondario!) la gerla non è uno strumento di riferimento per la Carnia, perchè è uno strumento usato, per quanto ne so, almeno in tutto l'arco alpino, ma credo in qualsiasi territorio di montagna.
E comunque, anche se le mie critiche fossero fuori luogo, come può pensare il Consiglio di un Consorzio industriale di essere all’altezza, sotto il profilo culturale, per decidere sul monumento che segnerà d’ora in poi la “porta della Carnia”? Come può pensare sia sua competenza? E i consigli comunali della Carnia e in primo luogo quello di Tolmezzo, non hanno nulla da obiettare?
Se proprio si vuol fare questo monumento, non sarebbe più corretto indire un concorso di idee?... Coinvolgendo anche le scuole, chissà che da qualche ragazzo di prima elementare non possa arrivare qualche idea più intelligente!...
A mio modesto parere il fatto può essere considerato emblematico di quella che veniva definito il “pericolo della chiusura culturale”, quando ci si opponeva alla Provincia della Carnia. Mala tempora currunt!...

Visto che abbiamo voluto restare uniti alla Provincia di Udine, e che la Provincia è un socio di rilievo del Consorzio, mi auguro sia la Provincia a salvarci, per evitare un così evidente spreco di denaro pubblico, e per evitare soprattutto che gli eredi del popolo dei Carni, assumano in futuro il soprannome di “popolo nella gerla”.
Per maggiori informazioni sull'origine della gerla in Carnia:

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo post, complimenti.
Descrive come politici sconsiderati adottando progetti demenziali carichino sulla spesa pubblica costi inaccettabili.
Se nemmeno la più profonda crisi economica post '29, i cui effetti non paiono che all'inizio, riesce a modificare tali comportamenti, c'è da chiedersi se il degrado dell'Italia possa essere frenato prima che si trasformi in tragedia.
Mandi
Daniele Deotto

Anonimo ha detto...

Leggo oggi sul Messaggero Veneto di questa mega gerla. Non voglio infierire sull'idea, ma al momento non sarebbe meglio lasciar perdere e fare qualcosa di più utile sia alle aziende che alla popolazione? In alternativa, perchè non portiamo le fibre ottiche fin dove possiamo e diamo almeno una possibilità di crescita culturale ed economica alle genti della Carnia?