domenica 15 settembre 2024

Come è finita in Carnia l'estate di libertà di 80 anni fa.

 

                Per quel che vale, unisco anche io il mio grazie e l’encomio  all’Anpi provinciale per la festa del 14 settembre  con  il Presidente della Repubblica a celebrare l’ottantesimo anniversario dell’estate di libertà e la Repubblica Partigiana del Friuli.

                Ma ora che non c’è il rischio di passare per guastafeste, da curioso di storia, per amor di verità e per le riflessioni con cui andrò a concludere, desidero precisare come, (secondo la mia ricostruzione e salvo errori ed omissioni!),  sono andate veramente le cose durante quella che è stato definita “l’estate di libertà”.

                Nell’estate del 1944 la Carnia era controllata dai Tedeschi con un Presidio misto di 350 uomini chiusi a Tolmezzo da dove uscivano per sporadiche rappresaglie contro i 2000 partigiani che si andavano organizzando su un territorio che poteva definirsi libero.

                Anche se nessuno l’aveva liberato, perché  non non c’era stata, come ad esempio nelle  Valli del Torre, una vera azione per liberarlo. Era libero per il fatto che i Tedeschi si erano ritirati a Tolmezzo in attesa dell’arrivo dei Cosacchi.

                Comunque si poteva parlare veramente di una Zona Libera della Carnia, nella quale, durante l’estate, dimessisi o fatti dimettere i Podestà si organizzarono le elezioni per i CLN - Comitati di Liberazione Nazionale (17 giugno il primo ad Ampezzo) in tutti i Comuni, e anche in qualche frazione.

                Di solito la partecipazione alle  elezioni fu riservata ai capifamiglia, con il metodo utilizzato per la elezione dei consigli di amministrazione delle latterie sociali. Parteciparono quindi anche le donne, quando erano capifamiglia. Nulla a che vedere quindi con una anticipazione del voto alle donne che si avrà nel dopoguerra.

                 Questi organismi democratici  si unirono nei CLN di Vallata e quindi nel CLN Zona Libera della Carnia. L’organismo carnico si costituì  l’8 agosto con la partecipazione dei tre Presidenti dei Cln di Vallata e dei rappresentanti della Garibaldi-Osoppo. Anche nella Tolmezzo occupata  si formò in segreto il Sottocomitato del Cln carnico,  e nelle frazioni,  che invece rientravano nella Zona Libera, si costituirono i CLN di paese e le “Guardie del Popolo” .

                Su sollecitazione del movimento partigiano locale, in adesione agli inviti del Cln nazionale,,nella Zona Libera della Carnia si era effettivamente  dato  vita a una organizzazione che ricordava quella storica delle Vicinie nel Medioevo, riunite nei Quartieri e questi nella Universitas Carneae.

                Una iniziativa che ben a ragione potrebbe essere portata ad esempio a livello nazionale, del primo formarsi di un sistema democratico e che avrebbe titolo per essere definita come Repubblica partigiana della Carnia.

                 Ma le cose sono andate ben diversamente.

                A settembre infatti i rappresentanti dei Partiti Politici Udinesi hanno visto il vantaggio d’immagine che poteva venire loro dalla possibilità di mettere il capello  su quanto di bello dal punto di vista democratico si andava sviluppando in Carnia, Si sono quindi trasferiti ad Ampezzo hanno fatto dimettere (sic!) il Cln carnico sostituendolo con una Giunta di Governo costituita dai segretari dei partiti udinesi con l’aggiunta di qualche  carnico.   

                E’ questa Giunta di udinesi, insediatasi ad Ampezzo che prenderà il nome di Repubblica Partigiana del Friuli (non della Carnia, e tantomeno della Carnia e dell’Alto Friuli!) , iniziando ad operare il 26 settembre e continuando a riunirsi per soli 12 giorni...

                Cosa ci sia in questo che ci consenta di andare fieri come Carnici non so! Anche leggendo la spiegazione del fatto data da Lizzero  al convegno di Ampezzo nel quarantennale quando ricordò che, il coordinamento Garibaldi-Osoppo convenne sulla “opportunità e necessità di dare alla Zona libera una Giunta di Governo e di sciogliere quindi il CLN carnico, assolutamente incapace di far fronte ai giganteschi problemi presenti.

                Dall’intervento di Lizzero ad Ampezzo nel 1984 si ricava anche che il passaggio dal Cln Zona libera, alla Repubblica Partigiana era voluto dal PCI in qualche modo ad imitazione della Repubblica Partigiana di Caporetto, ma osteggiato  dalla Osoppo  e dai Cln, e in particolare da quello di Tolmezzo, contrario  a “rendere duratura la Zona Libera per non attirare le rappresaglie nemiche”.

                L’azione dei Tedeschi aiutati dai Cosacchi per riprendersi le Zone Libere, partì il giorno dopo la costituzione della Giunta di Governo di Ampezzo, il 27 settembre, nella Valli del Torre, con la distruzione dei paesi di Nimis Attimis e Faedis e il massacro della popolazione civile. Finita l’operazione nelle valli del Torre sarebbero arrivati in Carnia

                I carnici erano contrari ad andare allo scontro con i Tedeschi, condividevano la posizione dell’Arcivescovo Mons. Nogara  per il quale non aveva senso un conflitto di 2000 partigiani male armati contro 20.000 Tedeschi e Cosacchi armati di tutto punto, e che quini non aveva senso far subire alla  Carnia  ciò che avevano subito le valli del Torre.

                Ma è stata la Giunta di Governo degli Udinesi a decidere e a portare  la Garibaldi a scegliere  lo scontro armato,  e poi anche la Osoppo a prendere posizione contro l’Arcivescovo: “L’onore di combattenti non permette di ascoltare l’accorato appello de nostro Presule”.

                Il 6 ottobre Lizzero ad Ampezzo sospende la riunione del CLNZL, per leggere la lettera che il dott. Bearzi di Socchieve ha ricevuto, come tutti i parroci della Carnia, da parte dell’Arcivescovo, (lettera del 3 ottobre che il parroco di Imponzo aveva già portato a Candotti) il giorno prima, e propone di deferire Bearzi al tribunale militare perché l’invito del Presule a non andare allo scontro metteva il popolo contro i partigiani.

                Lo scontro armato iniziò  l’8 ottobre e durò praticamente un giorno nella valle del But con qualche altro giorno di “difesa elastica”, Durò poco, vista la sproporzione delle forze in campo, ma diede purtroppo ai Cosacchi il “diritto di guerra”, il potere cioè di rifarsi sui civili con ogni forma di angheria.

                 Non ci furono le distruzioni della Valli del Torre evidentemente perché i Cosacchi sapevano che le case e i  paesi erano stati assegnati a loro, erano la loro Kosakenland, ma fu saccheggiata la valle del But e furono stuprate tutte le donne che non erano riuscite a salire e nascondersi in montagna, ci rimise la vita il parroco di Imponzo don Treppo.

                Anche ora ci sono in corso delle “guerre di principio. Ma ho le mie riserve sul fatto che sia la guerra  la soluzione per risolvere ed affermare i “giusti principi”.

                Ma nello specifico della storia della Carnia ci tengo a precisare come sono andate le cose,  non per spirito di polemica, ma perché il ribaltamento del racconto  mi sembra sia all’origine anche di tanti mali della Carnia d’oggi.

                Invece che lamentarsi d’essere stati incastrati dagli udinesi, per un inspiegabile masochismo, i carnici hanno trasformato l’episodio in un fatto di cui gloriarsi e ne hanno fatto uno dei miti fondanti della cultura carnica del dopoguerra.

                Inseguendo i miti della Comunità Libera della Carnia, ci si è dimenticati che non c’era mai stata la istituzione Carnia, ma c’erano stati i paesi-vicinia, le organizzazioni di vallata. Si doveva ripartire dai paesi e invece si pensava alla utopia della Comunità tanto conclamata quanto mai veramente sentita, fino ad alzare il livello dell’utopia alla Provincia dell’Alto Friuli.

                Ma forse si è ancora in tempo a uscire dal sogno e, ricordando  che l’originalità della nostra storia, anche nella estate di libertà, è stata quella di  aver saputo partire dal basso, dai paesi, provare a mettere mano alla Carnia in agonia, ripartendo  dalla ricostruzione sociale dei paesi, pensando alle comunità di villaggio.

                Una ricostruzione bottom up e non top down direbbero i sociologi.!