lunedì 22 marzo 2021

Paesi di prossimità

             Per occupare il lokdown, fra gli altri libri sto rileggendo   “Gesù di Nazaret” di Joseph Ratzinger e mi ha colpito il commento del Papa alla parabola del buon samaritano (pag. 231). In questi giorni dominati dalla necessità del distanziamento, mi sono trovato a riflettere su come la nostra società abbia perso il valore della prossimità. Nei paesi della società contadina, tutti erano prossimi tra loro. Tutti conoscevano tutto di tutti. A volte solo per sparlare. Ma anche lo sparlare è in qualche modo condivisione. Oggi non si sa nulla neppure di chi ha l’appartamento che dà sul nostro stesso pianerottolo.

               Cosa significa avere dei “prossimi”? Chi è il tuo prossimo? Alla domanda, ricorda il papa Emerito,  il Vangelo risponde con la parabola del samaritano. C’era un uomo ferito sulla strada, ma un sacerdote ed un levita passarono oltre. “Forse più per paura che per indifferenza” commenta il Papa. Arrivò un samaritano, un estraneo se non un nemico ed ebbe invece compassione. Traduciamo in questo modo un termine molto più forte perdendo “l’originaria vivacità del testo”: più esatto sarebbe tradurre “gli si spezzò il cuore”, continua il Papa. La vista dell’uomo ferito lo prese nelle viscere, nel profondo dell’anima.
Il valore della prossimità sta non in un atteggiamento caritatevole o assistenziale, ma nel sentire il prossimo dentro di noi, parte di noi. Il prossimo, non soltanto l’amico!
Il samaritano non è né un prete né un levita, ma è uno che ha il coraggio di essere uomo. In quanto uomo sente il prossimo come un fratello del quale non ci si può disinteressare. Perché, dice il Papa, se sei veramente uomo, l’altro, il fratello entra in te, diventa parte di te, come se fosse un elemento del tuo corpo. La ferita anche del dito mignolo è un grande dolore per tutto il corpo.
                 E questa non è una verità di fede, ma un discorso assolutamente laico per i laici. Il bello del libro, a mio avviso,  è che per la prima volta un Papa scrive da laico.
Non è un discorso di sinistra, perché il samaritano non lascia tutto per mettersi a fare il missionario nella pretesa di salvare l’umanità. Il samaritano è un mercante, iscritto alla confcommercio se non alla confindustria, che continua a fare il suo mestiere. Ma è prima di tutto un uomo, cui si spezza il cuore quando incontra un prossimo…Possiamo immaginarci una società di mercanti ai quali si spezza il cuore? Perché no? Un ideale è sempre un punto di arrivo, non di partenza.
                Nell’ultimo capitolo della Storia della Carnia che ho pubblicato per Biblioteca dell’Immagine prima che scoppiasse la pandemia, immagino una ripresa di sviluppo del territorio che parta dai paesi, ricostituiti come erano le storiche “vicinie”. La pandemia rende ancora più attuale la prospettiva. Avrà un senso vivere in montagna se avrà un senso vivere nei paesi ridiventati  luoghi di prossimità. Perché forniti dei servizi di prossimità. Certo. Ma anche perché ridiventati luoghi ove si vivono i rapporti di prossimità nei termini su cui porta a riflettere il Papa emerito. Sarebbe un passo importante, se attraverso i servizi di prossimità si riuscisse a reintrodurre il valore della prossimità. Il vivere in paese diventerebbe allora un modello di eccellenza per la qualità della vita, capace di attrarre gente, non di indurla a emigrare, come ora avviene.

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