La vita di Marco Polo dalle Memorie del nonno Luigi
Invito alla lettura
“Descrivi
il tuo villaggio e sarai universale” scriveva Tolstoj. “Vivi il tuo villaggio e
sarai globale” può essere considerato il motto di vita di Luigi Polo, il
protagonista di questo nuovo romanzo. Non si muove per tutta la vita dal suo
castello alle falde del monte Diverdalce, a ridosso di Tolmezzo, tra Cazzaso e
Fusea. (Ove c’è ora il cimitero dei due paesi, forse ricavato dal recinto del vecchio maniero...). Ma è uno stanziale in una famiglia di
uccelli migratori. Suo fratello Marco raggiunge Venezia e porta il nome dei
Polo sulla laguna, l’altro, Erminio si trasferisce e porta il nome di Polo ai
Forni Savorgnani.
Ai due capi della filiera del legname, che serve a Venezia
per le sue galere, i due fanno fortuna.
Luigi
ama vivere guardando ogni giorno gli stessi orizzonti. I suoi cercano invece
orizzonti ogni giorno diversi. Dal commercio del legname passano a quello più
redditizio delle spezie, spostando la base dei loro commerci a Soldaia sul Mar Nero.
Ma non bastava ancora! Una sera nel castello del Gastaldo di Tolmezzo il figlio
Nicolò ebbe l’opportunità di sentire il racconto dell’avventura di Giovanni da
Pian del Carpine mandato dal Papa a prendere contatto con i Mongoli. L’idea di
seguire le orme del frate, divenne il
sogno e l’ideale di vita di Nicolò. Non gli bastò più il Mediterraneo. Per
chi si muove, l’orizzonte si sposta sempre più in là; c’era tutta l’Asia da
scoprire, fin là dove si favoleggiava ci fosse il paradiso terrestre.
Nel
frattempo però gli era arrivato un figlio che aveva chiamato Marco. Sarebbe
stato giusto rinunciare ai nuovi orizzonti per coltivare la famiglia. Ma si
inventò la soluzione classica: affidò moglie e figlio al padre, che non volendo
schiodarsi dal suo castello in Carnia, sarebbe stato l’ideale baby sitter.
Gli si
presentò una volta anche l’occasione di mandare a salutare la famiglia.
Guglielmo di Robruck un altro frate che su incarico del re santo Luigi IX era
stato dal Gran Khan per verificare se poteva farselo alleato nella guerra
contro i Mussulmani, risalendo il Danubio per tornare in Francia, aveva
accettato di fare una deviazione per Passo Monte Croce Carnico. Al sentire il
racconti di questo frate, anche il giovane Marco si entusiasmò. Quando al padre
riuscì di rientrare a Venezia e fare una scappata a salutare la famiglia in
Carnia, gli si incollò addosso. Nicolò fu costretto così a portarsi al seguito il figlio,
in una nuova spedizione in Asia, anche se aveva solo 17 anni.
Furono
anni di sofferenza per il conte Luigi, ormai vecchio, che aveva allevato quel
nipote come se fosse suo figlio!... Solo dopo tremilatrecentottantacinque
giorni, gli arrivò la prima lettera, e
solo dopo 17 anni poté rivedere il nipote…
Le
distrazioni culturali non gli mancavano: c’erano i domenicani che facevano
tappa ad Alzeri andando dall’Italia alla Germania, per discutere di teologia.
Aveva avuto persino l’occasione di accompagnare il giovane poeta Dante
Alighieri a visitare le sabbie mobili del Moscardo. Seguiva anche le vicende
della politica locale con il patriarca Raimondo della Torre. Ma l’angoscia al
sapere figlio e nipote in mezzo agli antropofagi dell’Asia non gli dava pace.
L’ansia l’aveva portato persino a credere di poter parlare con i suoi
attraverso la luna…
Si può
quindi immaginare con quale gioia abbia accolto Marco al ritorno. Con quale
entusiasmo abbia assorbito i racconti che il nipote, diventato ormai un uomo
maturo, gli andava facendo delle mirabolanti cose che aveva visto e delle
originali esperienze che aveva potuto fare in Asia. Come
poteva fare a meno di scrivere e lasciare memoria di ciò che gli veniva
raccontando il nipote?
Sono nate così, le sue memorie, che, nella prefazione, sostengo
d’aver trovato proprio nel cimitero sorto al posto del castello.
Alle memorie
del racconto di Marco, Luigi ha aggiunto anche quelle che aveva precedentemente
sentito da Giovanni da Pian del Carpine e da Guglielmo di Robruck. Per questo
le sue memorie, anticipano il racconto che Marco Polo farà a Rustichello da
Pisa che diventeranno “Il Milione”. Allo stesso tempo lo scritto del vecchio Luigi Polo è anche una sintesi della storia della
scoperta dell’Asia nel XIII secolo.
Scoperta
di valore storico mondiale ma inserita nella storia d’un piccolo villaggio,
nella storia della Carnia sotto i Patriarchi, nel Duecento.
Una provocazione la mia, per
ricordare che dalle periferie si può vedere il mondo.
La vita di Marco Polo che
sarebbe nato in Carnia, come romanzo del “glocale”. Le memorie del nonno Luigi
metafora di come vivendo alle falde d’un
monte della Carnia, si possa vivere la scoperta del mondo.
In
attesa che i distributori nostrani si facciano carico di farlo arrivare nelle
librerie locali, Il libro è acquistabile con il sistema dell’e-commerce
sia nella soluzione cartacea che come
e-book nelle biblioteche online di AMAZON e IBS e al sito di una piccola ma intraprendente casa editrice che ha accettato
di scommettere su una opera così inusuale per le provocazioni che contiene, a
cominciare da quella sulla nascita di Marco Polo in Carnia.
1 commento:
Sei mitico Igino! Se tu non esistessi... ti avrebbe inventato la tua fantasia! Continua così, sei uno dei nostri "gioielli carnici".
Posta un commento