Accogliendo l’invito dell’Amministrazione
Comunale ho partecipato alla conferenza.
Matelda Puppini ha lumeggiato
molto bene alcuni ritratti di donne partigiane combattenti o “del territorio”. Un
unico appunto. Ha fatto bene a mettere tra queste anche Gisella Bonani, Katia
la compagna di Mirko. Ma, a mio avviso, doveva essere più precisa nel ricordare come è
morta: non in uno scontro a fuoco, ma trucidata su ordine dei comandi partigiani.
Dopo aver trascorso l’inverno accanto a Mirko malato di tisi, in una grotta in
condizioni impossibili.
Storie comunque che già conoscevo.
Mi è piaciuto più l’approccio
storico del prof. Fabbroni, quando ha evidenziato che già nel periodo fascista
si può parlare d’una opposizione femminile. “Perché nelle donne prevale il
senso materno e l’interesse per la famiglia”. Appunto! Ma proprio perchè per questo motivo
si sono opposte al regime fascista, per lo stesso motivo, al di là di ogni valutazione politica, si sono opposte al
regime che era stato introdotto i partigiani nella “Carnia libera” “dai puls e da
fam”.
Si sono date da fare per vincere la fame nelle loro
famiglie, contro i divieti partigiani, (che nel frattempo avevano contribuito
alla fame del popolo, rifornendo molto bene i loro rifugi!). Per questo sono
state punite, molte “rasate” alcune persino “catramate”.
L’estate della
fame si è chiusa con la battaglia dell’8 ottobre quando in tedeschi e cosacchi
hanno riconquistato la Carnia. Solo dopo un
giorno di una inutile ed impossibile resistenza partigiana, pagata però a carissimo prezzo ancora dalle donne. Per rappresaglia infatti, ai Cosacchi fu dato il permesso,
per un giorno, di stuprare tutte le donne che avessero incontrato.
E poi ebbe
inizio il tragico inverno: la Carnia
costretta a convivere con quarantamila Cosacchi e le donne ancora una volta in prima linea, impegnate a
dover condividere con i nuovi arrivati qualcosa per riuscire a sopravvivere.
Ma in questa
situazione al limite, le donne carniche sono riuscite a scrivere l’epopea dell’accoglienza. Molte di loro infatti hanno
pianto ai primi di maggio a veder partire i bambini Cosacchi che con un grande senso
materno erano finite per sentire come loro.
Questa è l’altra storia che ho cercato di ricostruire
nel mio libro l’Assedio della Carnia e che mi sarebbe piaciuto il Comune di
Tolmezzo avesse ricordato per la
giornata della donna nel settantesimo anniversario della Resistenza.
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