Ai rottamati capita alle
volte di soffermarsi a considerare ciò che stanno facendo i
rottamatori. Mi sono trovato così ad immaginare l'entusiasmo con il
quale i sindaci della Carnia in carica, stanno interpretando
l'occasione storica che gli è dato a vivere: quella di poter
immaginare e progettare la organizzazione della Carnia del futuro. Li
immagino intenti a trarre insegnamenti dalla storia, riandando ad
esempio a come ci si stava organizzando in Carnia, prima che
arrivassero gli udinesi ad imporre la Repubblica Partigiana del
Friuli.
I Cln comunali che si raggruppavano nei Cln di vallata, per
poi dar vita al Cln della Carnia. Un modello a tre livelli ancora
riproponibile, distinguendo le competenze a livello di municipio, di
vallata e di comunità. Un modello che sarebbe ancora attuale
soprattutto se, il livello superiore, come già proponeva Aulo
Magrini in “Pro Carnia” fosse riservato ad affrontare le
problematiche dello sviluppo del territorio. Una comunità quindi che
assorbe tutti i Consorzi, da quello industriale a quello dello
sviluppo turistico, a quelli legati all'agricoltura, assumendo come
mission lo sviluppo economico del territorio. Una Comunità che ad un
tempo gestisce il tema dell'energia, come quello dei Musei, i
capannoni industriali come il turismo e la cultura.
Una comunità che
acquisisce competenze dalle sopprimende Province, come quelle sulla
viabiltà intercomunale, sulla edilizia scolastica ecc. Una comunità
snella, con un consiglio formato dai Presidenti delle cinque unioni
di vallata, che a turno fanno anche i Presidenti della Comunità, e
una Assemblea dei Sindaci a scopo di indirizzo e di controllo.
L'occasione mi pare
storica per i sindaci perchè hanno la opportunità di ripensare
l'organizzazione alla luce delle opportunità che vengono loro
offerte dallo sviluppo della telematica.
Ci sono già città che
si stanno proponendo come smart city, immagino i sindaci quindi,
soprattutto quelli più giovani, intenti a sviluppare l'idea della
smart comunità.Una comunità intelligente perchè sa utilizzare con
intelligenza le opportunità che la tecnologica offre per migliorare
i servizi e la qualità della vita delle persone. Il front office,
(lo sportello del cittadino) in ogni Comune, o meglio in ogni casa
tramite internet. Il back office invece (il luogo di lavoro dei
dipendenti) trasferito nei Comuni periferici, come modello anche per
le aziende per lo sviluppo del telelavoro, quale modalità
alternativa per lo sviluppo dei territori montani.Il tutto a froonte
d'un massiccio investimento per la diffusione della banda larga, come
premessa per fare della telematica la strada per lo sviluppo dei
servizi di prossimità che rendono più facile la vita in montagna,
telemedicina, teleassistenza e teledidattica (un capannone in meno,
ma ogni aula con la Lim ed ogni scolaro/studente con il tablet, in un
sistema scolastico in rete!).
E il difficile rapporto
tra Tolmezzo e la Carnia? Nella logica della mia riflessione si
potrebbe per paradosso pensare alla eliminazione degli attuali uffici
centrali. La Presidenza intinerante potrebbe portarsi al seguito gli
stessi uffici di presidenza. Del resto il problema di Tolmezzo è
quello di far vivere la periferia: far morire il territorio per
diventare il capoluogo d'un territorio morto non ha nessun senso!
I rottamatori penseranno
che i rottamati la fanno fin troppo facile... In effetti in passato
ero arrivato persino a pensare che si potesse immaginare un Comune
Carnia con 28 Municipi riuniti in Unioni di municipi di vallata.
Penso che ci vorrà ancora qualche generazione perchè si arrivi a
tanto, ma nel frattempo mi auguro che almeno non si rottami il
termine Comunità Carnica, un nome storico, nato dalla
lungimiranza dei padri fondatori, ben prima delle comunità montane.
Mi auguro che i rottamatori si rendano almeno conto che tra Comunità
e Unione di Comuni, c'è più o meno la stessa differenza che esiste
tra matrimonio e unione matrimoniale. La differenza non è solo
nominale! Nomen est omen...
Igino Piutti già
Sindaco di Tolmezzo.
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