" Ex
se natus", amava sottoscriversi il grande Jacopo Linussio. "Fattosi da sé". Ex se
natus mi piacerebbe fosse scritto anche sulla tomba dell’amico Pietro
Polettini, venuto a mancare questa notte all’età di 86 anni. In questa
espressione mi pare si possa raccogliere e definire la vita d’un uomo che
partito veramente “dal nulla” ha saputo diventare il più grande imprenditore
edile di Tolmezzo, dopo il terremoto del 1976, legato alla tradizione ma capace
di innovazione come dimostra la nascita della Solaicarnia.
“Multa
pars mei vitabit libitinam” mi piace ricordarlo con la frase latina del poeta
Orazio a bilanciare per contrappasso il suo dispiacere per non aver potuto
studiare, ricordando il suo disappunto quando gli facevo le citazioni. Ma lui
mi ha tante volte concretamente insegnato che la vita fa da maestra se la sai
ascoltare anche se non ti ha consentito di frequentare le scuole. Gli torno
quindi a spiegare che con questa frase,
tradotta in italiano, il poeta voleva sottolineare
che molte delle cose fatte da lui
supereranno il fiume della dimenticanza. E in effetti molto di ciò che ha fatto
Polettini a Tolmezzo, resterà ben oltre la sua scomparsa, a muovere il ricordo
di lui. Gli edifici dell’Istituto Professionale, il Centro Direzionale e
l’Ospedale e tante altre opere che segnano il paesaggio di Tolmezzo e della
Carnia.
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La chiesa dell'ospedale dedicata a S.Antonio |
A
proposito dell’Ospedale ho vivo il ricordo di quando è arrivato da me Sindaco a
dire: “Guarda che qui, a progetto, è previsto che vanga demolita la cappella di
S. Antonio, ma io mi rifiuto di demolire chiese”. “Si cumbine!” gli ho risposto
e infatti la cappella e ancora lì. “Merito tuo,” gli dicevo scherzando, “quindi
se muori prima di me ti porteremo lì per il rosario e le onoranze funebri.”
Invece il destino l’ha chiamato all’altra vita quando addirittura non è ammesso
neppure di celebrare il funerale.
Appena
qualche giorno fa ho salutato l’amico Tiziano Dalla Marta, con lo stesso
richiamo alla poesia di Orazio del “Non omnis moriar-non morirò completamente”.
Due amici così diversi ma che ho accomunato nell’intensità e spontaneità del
sentimento di amicizia, nell’ammirazione provata per loro, nel lascito che
hanno lasciato alla Carnia con la testimonianza della loro vita.
Il
figlio della bidella, senza titoli di studio che diventa imprenditore, che sa
quindi mettersi in gioco per inventarsi capace di gestire tempi e metodi in una
realtà estremamente complessa come quella dell’impresa edile. Un esempio della
capacità di intraprendere, da portare a modello ai giovani d’oggi. E perché no
anche ai politici che progettano il futuro della Carnia, perché è solo facendo
crescere persone che si ispirano a questi modelli che ci può essere un grande
futuro per il nostro territorio. Con la morte di Polettini la Carnia perde una
persona che ha saputo interpretare al meglio lo spirito di intrapresa nel quale
spesso si sviluppa in positivo l’individualismo carnico. Tolmezzo perde uno degli
ultimi autentici tolmezzini doc, quelli con le radici insinuate nelle androne e
nei cortili interni del Borgàt.
Ci
eravamo promessi di salire ancora una volta assieme sull’Amariana, la nostra
montagna. Poi si rimanda e il tempo purtroppo rende impossibile mantenere gli
impegni. Comunque mi piace ricordarlo lassù. Non dimenticava mai di portare dei
fiori alla Madonna. Mi piace ricordarlo lassù in particolarela sera in cui
siamo saliti per l’accensione dei fuochi nella festa dell’Ausiliatrice. Era una
notte piena di stelle. Nel chiarore della luna si aveva l’impressione di essere
sospesi nel cielo, in un'altra dimensione nell’atmosfera trapunta di stelle. Il
nostro respiro diventato il respiro della notte.
Amico
fraterno. Coronavirus mi impedisce di vederti da morto. Meglio così! Per me non
sei morto. Nel prefazio della Messa dei morti, con la quale avremmo dovuto
salutarti,( ma ci viene impedito!), si recita che “vita mutatur, non tollitur”
Ti traduco: “La morte non ci toglie la vita,
ci cambia soltanto la modalità del vivere”. Appunto! Per me resti lassù
nell’altra dimensione, accanto alla “tua” Madonna, nel ricordo del respiro di
quella notte di stelle. Mandi Pèpo. Questo il soprannome con cui ti chiamavo,
il perché te l’avevo attribuito, può restare un
segreto tra noi due. Cordialmente Mandi, anche a nome di tutta la mia
famiglia, con le più sentite condoglianze a Lidia ai tuoi figli e a tutti i tuoi parenti.