sabato 27 agosto 2016

   
 La vita di Marco Polo         dalle Memorie del nonno Luigi

Invito alla lettura        

 “Descrivi il tuo villaggio e sarai universale” scriveva Tolstoj. “Vivi il tuo villaggio e sarai globale” può essere considerato il motto di vita di Luigi Polo, il protagonista di questo nuovo romanzo. Non si muove per tutta la vita dal suo castello alle falde del monte Diverdalce, a ridosso di Tolmezzo, tra Cazzaso e Fusea. (Ove c’è ora il cimitero dei due paesi, forse ricavato dal recinto del vecchio maniero...). Ma è uno stanziale in una famiglia di uccelli migratori. Suo fratello Marco raggiunge Venezia e porta il nome dei Polo sulla laguna, l’altro, Erminio si trasferisce e porta il nome di Polo ai Forni Savorgnani.
 Ai due capi della filiera del legname, che serve a Venezia per le sue galere, i due fanno fortuna.
                Luigi ama vivere guardando ogni giorno gli stessi orizzonti. I suoi cercano invece orizzonti ogni giorno diversi. Dal commercio del legname passano a quello più redditizio delle spezie, spostando la base dei loro commerci a Soldaia sul Mar Nero. Ma non bastava ancora! Una sera nel castello del Gastaldo di Tolmezzo il figlio Nicolò ebbe l’opportunità di sentire il racconto dell’avventura di Giovanni da Pian del Carpine mandato dal Papa a prendere contatto con i Mongoli. L’idea di seguire le orme del frate, divenne il  sogno e l’ideale di vita di Nicolò. Non gli bastò più il Mediterraneo. Per chi si muove, l’orizzonte si sposta sempre più in là; c’era tutta l’Asia da scoprire, fin là dove si favoleggiava ci fosse il paradiso terrestre.
                Nel frattempo però gli era arrivato un figlio che aveva chiamato Marco. Sarebbe stato giusto rinunciare ai nuovi orizzonti per coltivare la famiglia. Ma si inventò la soluzione classica: affidò moglie e figlio al padre, che non volendo schiodarsi dal suo castello in Carnia, sarebbe stato l’ideale baby sitter.
                Gli si presentò una volta anche l’occasione di mandare a salutare la famiglia. Guglielmo di Robruck un altro frate che su incarico del re santo Luigi IX era stato dal Gran Khan per verificare se poteva farselo alleato nella guerra contro i Mussulmani, risalendo il Danubio per tornare in Francia, aveva accettato di fare una deviazione per Passo Monte Croce Carnico. Al sentire il racconti di questo frate, anche il giovane Marco si entusiasmò. Quando al padre riuscì di rientrare a Venezia e fare una scappata a salutare la famiglia in Carnia, gli si incollò addosso.  Nicolò  fu costretto così a portarsi al seguito il figlio, in una nuova spedizione in Asia, anche se aveva solo 17 anni.
                Furono anni di sofferenza per il conte Luigi, ormai vecchio, che aveva allevato quel nipote come se fosse suo figlio!... Solo dopo tremilatrecentottantacinque giorni, gli arrivò la prima  lettera, e solo dopo 17 anni poté rivedere il nipote…
                Le distrazioni culturali non gli mancavano: c’erano i domenicani che facevano tappa ad Alzeri andando dall’Italia alla Germania, per discutere di teologia. Aveva avuto persino l’occasione di accompagnare il giovane poeta Dante Alighieri a visitare le sabbie mobili del Moscardo. Seguiva anche le vicende della politica locale con il patriarca Raimondo della Torre. Ma l’angoscia al sapere figlio e nipote in mezzo agli antropofagi dell’Asia non gli dava pace. L’ansia l’aveva portato persino a credere di poter parlare con i suoi attraverso la luna…
                Si può quindi immaginare con quale gioia abbia accolto Marco al ritorno. Con quale entusiasmo abbia assorbito i racconti che il nipote, diventato ormai un uomo maturo, gli andava facendo delle mirabolanti cose che aveva visto e delle originali esperienze che aveva potuto fare in Asia.   Come poteva fare a meno di scrivere e lasciare memoria di ciò che gli veniva raccontando il nipote?
             Sono nate così, le sue memorie, che, nella prefazione, sostengo d’aver trovato proprio nel cimitero sorto al posto del castello.
            Alle memorie del racconto di Marco, Luigi ha aggiunto anche quelle che aveva precedentemente sentito da Giovanni da Pian del Carpine e da Guglielmo di Robruck. Per questo le sue memorie, anticipano il racconto che Marco Polo farà a Rustichello da Pisa che diventeranno “Il Milione”. Allo stesso tempo  lo scritto del vecchio Luigi Polo  è anche una sintesi della storia della scoperta dell’Asia nel XIII secolo.
                Scoperta di valore storico mondiale ma inserita nella storia d’un piccolo villaggio, nella storia della Carnia sotto i Patriarchi, nel Duecento.  
              Una provocazione la mia, per ricordare che dalle periferie si può vedere il mondo.
              La vita di Marco Polo che sarebbe nato in Carnia, come romanzo del “glocale”. Le memorie del nonno Luigi metafora di come  vivendo alle falde d’un monte della Carnia, si possa vivere la scoperta del mondo.
                In attesa che i distributori nostrani si facciano carico di farlo arrivare nelle librerie locali, Il libro è acquistabile con il sistema dell’e-commerce sia  nella soluzione cartacea che come e-book nelle biblioteche online di AMAZON e IBS e al sito di una piccola ma intraprendente casa editrice che ha accettato di scommettere su una opera così inusuale per le provocazioni che contiene, a cominciare da quella sulla nascita di Marco Polo in Carnia.

venerdì 12 agosto 2016

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