martedì 27 aprile 2010

Le nuove Comunità Montane.


Testo pubblicato nelle Lettere al Direttore del Messaggero Veneto del 27 aprile 2010
con il Titolo
Comunità Montane.
Autonomia e Identità.

Si legge e si sente che sarebbero finiti i tempi della gestazione commissariale e sarebbe imminente il parto delle nuove Comunità Montane. Sperando di essere ancora in tempo vorrei solo richiamare i consiglieri regionali sulla considerazione che la riforma può avere una matrice di carattere burocratico o di carattere politico. Immaginare che a governare ci sia un mega Direttore affiancato da sorta di Giunta costituita da tutti i sindaci del territorio, ha un senso solo se si ritiene che compito del nuovo ente sia quello di distribuire tra i vari Comuni un Fondo Montagna, e di gestire delle competenze espropriate ai Comuni. Ma se questo è il disegno dei burocrati, mi immagino uno scatto di dignità dei Sindaci! Questa specie di mega agenzia delle entrate e delle uscite dei Comuni di fatto li spoglierebbe d’ogni potere, costringendo i Sindaci ad un ruolo di cirenei travolti dalle critiche dei cittadini, senza neppure potersi scegliere il percorso verso il Calvario…
In nome, si dice, d’una razionalizzazione e d’un risparmio. Tutto da dimostrare e che comunque sarebbe meglio garantito da soluzioni consortili. Se poi la partecipazione dei Sindaci dovesse ridursi alla spartizione del Fondo Montagna, tanto varrebbe sopprimere il simulacro di comunità che li vedrebbe solo come ridicoli figuranti…
Ma i consiglieri regionali, di maggioranza e di opposizione, a che scopo li abbiamo eletti, se poi le riforme le fanno i burocrati?... Vista la foga politica messa nel commissariamento, mi sarei atteso altrettanta foga politica per una riforma nella quale avesse deciso di caratterizzarsi questa maggioranza di centrodestra. Le Comunità sono nate con la legge 1102 del 1971 per “favorire la partecipazione delle popolazioni alla predisposizione e attuazione dei programmi di sviluppo territoriali”. Già allora il legislatore avvertiva che nelle valli di montagna si è affermato un senso dell’identità, che manca in pianura. Identità da considerarsi come il valore e la competenza distintiva sulla quale impostare l’autonomia distintiva delle Comunità della montagna.
Possibile che gli ex di AN che sono vissuti sul valore dell’identità e quelli della lega che sono nati sul valore dell’autonomia, si lascino scippare dai burocrati l’occasione per misurarsi su una istituzione che coniugando identità ed autonomia, sia in grado di promuovere la partecipazione della gente al progetto di sviluppo del proprio territorio?... Eppure non mi pare così difficile capire che la partecipazione della gente è condizione indispensabile per uno sviluppo basato sulla valorizzazione dell’ambiente, sulla gestione oculata delle risorse per bilanciare i maggiori costi della vita in montagna, sul coinvolgimento nella promozione nello sviluppo turistico…
Qualcuno mi accusa di avere contribuito a far abortire l’idea della Provincia dell’Alto Friuli, che faceva dell’autonomia il cavallo di battaglia, e quindi afferma che sto cadendo in contraddizione. Non ho rimpianti e pentimenti, se non il dubbio (che mi auguro venga smentito!) che qualcuno possa aver utilizzato la mia passione politica per esiti opposti a quelli che erano e restano i miei intendimenti.
Resto convinto che l’autonomia è possibile se c’è una identità su cui si fonda! Non c’è nessuna identità dell’Alto Friuli, mentre c’è una forte identità della Carnia, o della Valcellina, delle valli del Natisone o del Canal del Ferro Valcanale. Forse non è facile per tutti capire questa relazione tra identità e autonomia. Ma non può non capirla il Presidente Tondo che viene da un territorio dove questa relazione si è già avvertita all’interno del Movimento della Resistenza, portando alla nascita della Comunità Carnica, ben prima della nascita delle Comunità Montane!
Perché invece che giocare a “chi meno fa” come suggeriscono i burocrati, non si fa uno scatto politico di reni e si propone una soluzione da indicare alla Nazione come modello nuovo di “comunità di montagna” sulle orme di ciò che a suo tempo hanno fatto i padri fondatori della Comunità Carnica?