lunedì 11 agosto 2008

Ricordo d'un carnico d'altri tempi.


Si è spento serenamente all’ospedale di Tolmezzo, nella “sua” Carnia, dopo breve malattia, Enore Deotto un altro dei carnici che hanno portato alto il nome della Carnia, nel loro percorso di emigrazione.
A chi gli chiedeva il segreto del suo successo rispondeva ricordando il motto dei friulani: “sald, onest, lavoradòr” e si compiaceva di sottolineare soprattutto il valore dell’onestà, della coerenza. Partito da Verzegnis da una situazione di grande miseria a dodici anni per fare il lavapiatti nella stazione sciistica di Clavières in Piemonte, ha trovato nella sua passione per lo sci un modo per farsi notare, nella forza del suo carattere la volontà per diplomarsi ragioniere, per finire poi come Dirigente della Olivetti e quindi a Presidente dello SMAU, il salone delle macchine e mobili d’ufficio della Fiera di Milano.
La vita di Enore Deotto è stata un esempio di come ci si possa sentire legati alle radici di un piccolo paese di montagna ed allo stesso tempo diventare un riferimento per l’innovazione tecnologica a livello nazionale e mondiale. Strettamente ed appassionatamente legato a Verzegnis, il suo paese d’origine, nelle radici recuperate nella bellissima e storica “Cjasa Bondanza”, ha saputo diventare il motore d’un processo di innovazione che ha portato la Smau di Milano a diventare con Abacus un riferimento nazionale, come mostra mercato dell’informatica e della telematica per lo studio, l’abitazione e la casa, e con EITO European Information Tchnology Observatory un punto di riferimento mondiale per il dibattito sui grandi temi dell’economia e della scienza.
Sotto la sua guida, durata quattordici anni, lo Smau è diventato un punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale per l’innovazione nel settore dell’alta tecnologia, si è trasformata in mostra mercato dell’informatica e della telematica per lo studio, l’abitazione e la casa, una fiera dell’Innovazione intesa non solo come vetrina espositiva, ma come luogo di confronto di idee, dove immaginare e disegnare il futuro d’una società nella quale la tecnologia fosse al servizio dell’uomo
Nel suo esempio e nel suo ricordo la Carnia riceve in eredità una preziosa testimonianza di vita e di pensiero su come possano coniugarsi i valori della tradizione e della innovazione per costituire le fondamenta di un originale prospettiva di sviluppo, nella quale il ricordo del passato diventa una modalità per immaginare il futuro. Valori che ha saputo trasmettere ai figli Patrizia e Fabio che vivono a Trieste e Milano importanti esperienze professionali, ma che con il cuore e la passione vivono ancora nell’atmosfera del focolare della loro casa in Carnia.
Si deve anche a lui se l’idea dell’innovazione si è radicata in qualche modo anche in Carnia, attraverso le persone che in contatto con lui hanno potuto contaminarsi respirando la sua passione per l’informatica, come fattore trasversale d’innovazione e di crescita della società.
Sfogliando le pagine della sua vita Enore mostrava con lo stesso entusiasmo le foto che lo ritraevano partigiano nella Osoppo, attivo sostenitore del Fogolàr Furlan di Milano, interprete della solidarietà degli emigranti friulani al momento del terremoto, insignito di numerose e diverse onorificenze come la Stella al Merito del Lavoro, Cavaliere Ufficiale dell'Ordine del "Merito della Repubblica", l'Ambrogino d'Oro e la Medaglia d’Oro di Benemerenza Civica del Comune di Milano. Metteva il ricordo della cittadinanza onoraria di Enemonzo assieme a quello di Membro dell’Accademia di Inofornatizzazione di Mosca, le foto che lo ritraevano con gli amici carnici con i parenti e la moglie Annette, assieme a quelle che lo ritraevano con Bill Gates.

Tutte assieme costituivano le pagine della vita di un emigrante carnico, che come tanti altri ha saputo emergere e farsi onore nel mondo, scene unite da un filo conduttore unico: un forte impegno ed una grande coerenza nella volontà di dare qualcosa di sé anche per la crescita della società, di testimoniare nei fatti e nell’esperienza di ogni giorno i valori d’un popolo “sald, onest, lavoradòr”.