martedì 14 giugno 2016

Storia o mito?

Nel quarantennale del terremoto Furio Honsel ha chiuso il più bello tra i discorsi fatti al Presidente della Repubblica, con un collegamento alla Resistenza che, al di là delle sue intenzioni, mi ha portato a considerare che la relazione, se esiste, conferma il vizio che abbiamo di trasformare la storia in mito.
            La storia è maestra, il mito è fuga dalla realtà. Fuggendo nel mito ci si esclude la possibilità di imparare. Rileggere la storia di un popolo nel dramma d’una guerra civile, aiuterebbe a capire l’oggi di quel popolo, aiuterebbe quel popolo a costruirsi il futuro. Rileggere la storia d’un popolo che affronta il dramma del terremoto e l’opera della ricostruzione, consentirebbe di capire i valori distintivi di quel popolo, per immaginare un futuro che trova in questi valori il punto di forza.

            Fare un mito della ricostruzione come della Resistenza, significa soltanto perdere una opportunità, per crogiolarci in un inutile autocompiacimento, che serve soltanto alla retorica.

lunedì 13 giugno 2016

La Carnia tra mito e storia.

              Pieri Stefanutti con un suo post mi tira simpaticamente a cimento ricordando quando loro “i ventenni” scandivano “Comelli ci tiri per i fondelli” mentre noi trentenni (Benvenuti ben più impegnato di me a Gemona è mio coetaneo) eravamo dalla parte di Comelli e Zamberletti. Già in questa citazione anagrafica emerge il paradosso. Quello che in un precedente post ho evocato come il paradosso della democrazia. Il sistema democratico può funzionare solo in una cultura laica, quando cioè si dà per scontato che gli altri la pensino diversamente da me. Ma la nostra (quella friulana in particolare) è una cultura a matrice religiosa. (Non è un caso che la chiesa friulana abbia avuto un ruolo significativo nel dopo terremoto). Siamo portati a ideologizzare. Anche sul piano politico ad avere una “fede”. Ma la fede è estremista, perché assoluta, non può accettare il compromesso tra idee diverse: che invece è il modo di essere istitutivo della democrazia.
             La fede si alimenta nel mito, non nella ragione.
            Da qui una storia del Friuli, costruita sui miti. A partire da quella che vuole la friulanità nascere con il patriarcato. Ossia in duecento anni di storia d’un Friuli retto da principi-vescovi che si alternavano provenendo da ogni parte d’Europa. Portando idee, ma per forza maggiore impossibilitati a favorire lo sviluppo d’una identità locale. Che fortunatamente già esisteva, formatasi nel crogiuolo che aveva visto la civiltà romana confrontarsi con la cultura celtica.

            In continuità con ciò che facevo quando ero con Comelli, da pensionato, mi interesso di storia locale. Diffidato (da quelli dei fondelli?) a non considerarmi storico, perché storico sarebbe che si chiude nella muffa degli archivi a scoprire nuovi documenti. Sia come sia, a me piace ragionare sui documenti che sono già usciti dagli archivi, per interpretarli in modo nuovo. A lume di logica, e quindi di ragione! Non è colpa mia se la ragione fa a pugni con il mito. Sia esso quello della Resistenza, della Ricostruzione, o addirittura quello dei Patriarchi.