sabato 15 settembre 2007

"Aghe", Ecomuseo dell'acqua dell'Alto Friuli


Presentazione.
Che cosa si intende per Ecomuseo? A dispetto del nome, l’ecomuseo non è un museo, anche se a volte può anche contenere un museo. Per Ecomuseo si intende invece un territorio nel quale il paesaggio attuale viene filtrato attraverso la storia degli eventi che l’hanno costruito.
Nell’ecomuseo si mettono in luce questi eventi, si evocano le persone che li hanno vissuti, facendo in modo che il visitatore non veda soltanto un luogo, ma riesca a penetrare nel pensiero di chi nei secoli l’ha preceduto in quel posto, di chi ha realizzato un monumento o a contribuito a realizzare un ambiente. Oggetti dell’Ecomuseo non sono soltanto i reperti ma anche i paesaggi, l’architettura il saper fare, le testimonianze orali della tradizione, ecc. Se poi tutto questo si vuol raccogliere in un preciso luogo fisico, l’Ecomuseo può diventare anche un museo.
In questa ottica l’Ecomuseo dell’acqua dell’Alto Friuli, si propone come un ecomuseo virtuale e telematico dell’acqua, lasciando ai singoli Comuni, se lo ritengono opportuno di realizzare lo spazio fisico museale.
Virtuale, perché si intende realizzare un sito web per il territorio di ogni Comune, come vetrina per raccogliere virtualmente gli oggetti, lasciati nel loro contesto sul territorio, come mostra volta a suscitare nel navigatore l’interesse a visitare il territorio. Telematico perché con l’uso della tecnologia Mobinfo, i residenti si propongono di accompagnare, con una guida al cellulare, i visitatori alla scoperta del proprio territorio. Dell’acqua perché il tema dell’acqua, costituisce un filo rosso ideale che unisce il territorio dei Comuni partecipanti al progetto. L’acqua che caratterizza il paesaggio di montagna: l’acqua dei laghi, dei fiumi, dei torrenti, delle sorgenti. L’acqua delle fontane riferimento costante nella storia dei paesi di montagna. L’acqua nella tradizione culturale della montagna, che si perde nel mito delle Agane, fate e streghe a seconda dei casi, in una infinità di varianti nel racconto diverso tra paese e paese.
Dall’acqua alla scoperta del territorio. Il filo rosso dell’acqua è solo un filo di Arianna per far entrare il visitatore nel territorio, per aiutarlo a farsi prendere dalla magia dei luoghi della montagna a percepire la suggestione dei paesaggi, ad imparare a “vivere” la montagna e non solo a vederla. Ma per riuscire a trasmettere “l’anima” dei loro paesi e necessario che prima la sentono loro quest’anima, gli abitanti. Per questo il progetto si propone, attraverso le Pro Loco, di portare soprattutto i giovani del paese, a ritrovare il senso più profondo delle proprie radici, a valorizzare la propria identità riscoprendo gli elementi autentici che la caratterizzano, nella specificità di ogni singolo paese, e in ciò che li accomuna nella peculiarità del vivere in montagna.
L’ecomuseo è stato definito “uno specchio nel quale una comunità si guarda per poter immaginare il proprio futuro”. Per questo nel progetto il sito web assume questa funzione di specchio nel quale ogni paese, mentre pone attenzione a come presentarsi agli altri, si scopre come veramente è, per immaginarsi come potrebbe in effetti diventare, anche nel confronto con gli altri paesi che partecipano allo stesso progetto della rete museale dell’acqua dell’Alto Friuli.
In questa prima fase, il progetto viene limitato dal bando di Euroleader che finanzia l’iniziativa, a quattordici Comuni rivieraschi dell'alto Tagliamento, ma se riuscisse a decollare in questi, potrebbe venire esteso a tutto il territorio dell’Alto Friuli, per diventare la rete capace di fare di un territorio, una vera comunità. Per questo la Direzione d’Area Montagna della Provincia di Udine si è costituita capofila del progetto in collaborazione con l’Associazione regionale tra le Pro Loco.
(Igino Piutti, progettista e coordinatore del progetto per la Provincia di Udine)

sabato 1 settembre 2007

Il futuro del Cirmont.

Le idee camminano con le gambe degli uomini e quando le idee finiscono sulle gambe di uomini che non credono all’idea, o la vogliono strumentalizzare ad altri fini, è evidente che non possono decollare. C’è il rischio allora, che invece di cambiare le gambe, si cambi l’idea…
Le idee sulle quali è nato il Cirmont erano che:
- si potesse fare scouting di tecnologie che avrebbero potuto essere trasferite e testate sui territori di montagna come strumenti innovativi di sviluppo economico e sociale di questi territori, e per il miglioramento della qualità della vita degli abitanti;
- la montagna friulana in collaborazione con il Cirmont ora Eim potesse porsi a livello nazionale ed internazionale come modello, per la sperimentazione della innovazione tecnologica nello sviluppo della montagna;
- il coinvolgimento in queste sperimentazioni delle aziende della montagna, avrebbe portato allo sviluppo di nuovi prodotti da immettere sul mercato internazionale, favorendo lo sviluppo in loco di una industria altamente innovativa.
Recuperando questa impostazione, anche alla luce del fatto che l’EIM non è più un Centro di ricerche come l’Imont ma un Ente che dovrebbe proporsi appunto sul versante dell’innovazione per lo sviluppo economico e sociale della montagna, si potrebbe immaginare il Cirmont come:
- l’Ente che concretizza l’idea d’una Regione che assume come priorità lo sviluppo dei territori montana, facendo entrare nella compagine sociale, tutto il sistema dei Centri di Ricerca regionale, assieme alle due Università;
- mantiene la collaborazione con l’EIM, nell’ottica di una partecipazione del Ministero delle Politiche regionali allo sviluppo del Cirmont, che viene riconosciuto nel ruolo di modello e pilota a livello nazionale, per un approccio innovativo ai temi dello sviluppo delle aree montane;
- propone il modello a livello transfrontaliero ed internazionale, nell’ambito dei progetti Interreg di collaborazione in particolare con Slovenia e Carinzia.

Per evitare gli equivoci in cui è caduto in passato, andrebbe quindi modificato l’oggetto sociale. Non più “promuovere e coordinare programmi di ricerca” ed “effettuare ricerche scientifiche” L’obiettivo principale dovrebbe diventare quello di sperimentare il trasferimento e quindi di verificare l’impatto sul territorio e sulla popolazione di tecnologie innovative che possono determinare nuove condizioni di sviluppo sia economico che sociale”. Penso in particolare alle innovazione nel settore dell’ICT (telemedicina, teleassistenza, teledidattica, teleinformazione turistica, telecontrollo del territorio, telecontrollo del trasporto pubblico e della viabilità in montagna ecc.)
In altri termini, come l’Area di ricerca ha lanciato il progetto domotica, per l’innovazione nella casa di domani, Cirmont potrebbe lanciare il progetto Orotica (in greco oros=montagna) l’innovazione per la montagna di domani.